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editoriali

Putin spinge l'Europa verso la Difesa comune e lancia il nuovo Next Generation

Redazione

La rivoluzione sulla politica di sicurezza comune apre a un’altra svolta: il bilancio dell’Eurozona

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Nella Banca centrale europea se fino a una settimana fa parlavano solo i falchi la guerra ridà voce alle colombe. Fabio Panetta, rappresentante italiano nel board, chiede di “prendere decisioni con cautela finché l’uscita dalla crisi sia più chiara”, mentre il portoghese Mario Centeno evoca la stagflazione (inflazione più recessione) e pur se convinto che si debba andare verso la normalizzazione degli stimoli monetari afferma che “il conflitto potrebbe avere un impatto sui modi e sui tempi”. Ma ad andare più in controtendenza è stato già la scorsa settimana un superfalco, l’austriaco Robert Holzmann: che ha detto che l’attacco all’Ucraina potrebbe posticipare la fine del bazooka monetario, l’esatto contrario dei due rialzi dei tassi già quest’anno da lui auspicati. Nel mezzo c’è Christine Lagarde: rassicura su “quanto necessario per la stabilità dei prezzi”, dunque aumento dei tassi, ma anche su “flessibilità e attenta valutazione di quanto accade”.

La riunione cruciale per l’uscita dai due piani di acquisti (pandemico e  Qe) e la previsione sui tassi è il 10 marzo. A oggi la previsione è che resti tutto come previsto, cioè termine nel 2022 degli acquisti e rialzo dei tassi a inizio 2023. Il nuovo terreno sul quale la Ue dovrà confrontarsi è però quello delle spese per i sostegni militari all’Ucraina e un riarmo dell’Europa, e dei debiti derivanti dal conflitto. Il cancelliere Olaf Scholz annunciando il raddoppio delle spese militari tedesche ha parlato di “nuova èra”, aggiungendo che la Germania potrebbe sostenere  l’investimento di 100 miliardi ma augurandosi che queste spese entrino in un debito europeo congiunto da conteggiare a parte. Sarebbe un inatteso allargamento dei criteri del Next Generation Eu alla Difesa europea comune; con la variabile dei paesi di frontiera come Polonia, Ungheria, repubbliche baltiche e Slovacchia che spingono in questa direzione ma restano tra i falchi sulle regole di bilancio.

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