(foto EPA)

Il radicale dialogante

In Cile Boric dismette i panni barricaderi e lancia un prezioso “osso ai mercati”

Cecilia Sala

Il neo presidente ha presentato la squadra di governo: l'obiettivo ambizioso è quello di unire il paese e apparire moderato

Il presidente eletto del Cile, Gabriel Boric, ha annunciato il suo nuovo governo davanti al Museo di storia naturale di Santiago, e nello scatto di gruppo con i nuovi ministri c’erano anche un po’ di pose con il pugno chiuso. Nella compagine del prossimo esecutivo (che si insedia a marzo) ci sono tre esponenti del Partito comunista e tutti i ministeri più importanti se li sono aggiudicati le donne, dalla Salute alla Giustizia, poi il Lavoro, il dicastero degli Esteri e delle Miniere (settore che contribuisce per 283 miliardi di dollari al pil del paese e rappresenta oltre la metà delle sue esportazioni) che politicamente pesa quasi quanto quello dell’Economia. C’è una donna anche all’Interno, è un medico trentacinquenne e si chiama Izkia Siches, è stata lei a guidare la campagna elettorale del candidato vincente Boric. Ma quello con il più alto valore simbolico è il ministero della Difesa assegnato a Maya Fernández Allende, che da bambina, nel 1971, si era trasferita a Cuba con la madre e da lì, due anni dopo, aveva assistito al suicidio del nonno con un AK-47 regalatogli da Fidel Castro, mentre i carriarmati del capo delle Forze armate Augusto Pinochet avanzavano sul palazzo presidenziale.

Adesso, a guidare le Forze armate c’è lei. Sembra che in una prima fase Boric le avesse offerto altri dicasteri, ma lei ha insistito: voglio la Difesa. Per Esercito, Marina e Aeronautica cileni una Allende in quella posizione è un contrappasso da inferno dantesco e il peggiore degli incubi. Il loro potere e i loro privilegi non erano mai stati messi in discussione da nessuno e, dai tempi di Pinochet, le Forze armate non sono mai state riformate. Lei lo farà, e ipotizza anche di stravolgerne il motto: “Por la razón o la fuerza”. La sua riforma sarà uno dei provvedimenti simbolo di questo mandato presidenziale e i protagonisti delle proteste che hanno sconvolto il Cile negli ultimi due anni, che si sono scontrati nelle strade con i militari e che alla fine dell’anno scorso hanno votato in massa per Boric, pretendono cambiamenti radicali. 

Ieri sera è andata in onda su Cnn Chile la prima intervista televisiva a Boric da quando ha vinto le elezioni lo scorso dicembre, e lui l’ha usata per mostrare il proprio lato pragmatico. Ha parlato di “crescita equa e sostenibile” mentre non promette più di “seppellire il neoliberismo”, termine che sembra sparito dal suo vocabolario. Quando si è candidato – dopo essere stato il leader del Movimento studentesco e aver preso parte alle ultime proteste – aveva ancora uno stile piuttosto barricadero. Ma nel corso della campagna elettorale, e soprattutto tra il primo e il secondo turno, lo ha dismesso e ha cominciato ad usare toni concilianti (anche perché al secondo turno doveva vedersela con un candidato di ultradestra, gli estremi erano già coperti e per vincere bisognava convincere il centro).

Adesso le sfide che ha davanti sono due. La prima è unire, perché gli anni delle proteste hanno polarizzato gli elettori cileni. I moderati con le ultime elezioni sono spariti, e i cileni si sono spostati su un outsider della sinistra movimentista che ha vinto con il 56 per cento, oppure su un populista di estrema destra che ha perso con il 44 per cento. Boric sa che molti cileni lo temono e hanno paura di vedere sprofondare il Cile in una crisi economica simile a quelle che affliggono da tempo quasi tutti i suoi vicini latinoamericani. Unire è quindi una missione ambiziosa, ma adesso Boric sembra armato delle migliori intenzioni. La seconda sfida è proprio mantenere in salute l’economia. Quella cilena l’anno scorso è andata meglio del resto del mondo e si tratta di un risultato che non può andare sprecato. Consapevole di questo, per il ministero dell’Economia Boric ha scelto un nome in continuità con il passato: quello di Mario Marcel, che è stato presidente della Banca centrale sia con il centrodestra sia con il centro-sinistra. Reuters ha scritto che questa nomina “è un osso lanciato ai mercati internazionali”. Che effettivamente hanno apprezzato.

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