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editoriali

Estremismo sotto sorveglianza

redazione

Le due decisioni su AfD in Germania e Génération identitaire in Francia

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Il partito tedesco di estrema destra AfD verrà messo sotto sorveglianza dai servizi segreti perché rappresenta un potenziale rischio per la democrazia. La sorveglianza non coinvolge i parlamentari e non partirà da subito perché Alternativa per la Germania ha presentato un ricorso. L’AfD è il più grande partito di opposizione al Bundestag, alle ultime elezioni era arrivato al 13 per cento e prima della pandemia, soprattutto nei Länder orientali, ha acquisito sempre più peso. Non governa, ma si fa sentire. La pandemia ha cambiato gli equilibri e anche l’AfD ha visto il suo consenso calare. Si è aperta una discussione tra i leader del partito su come recuperare punti, una lotta accesissima su quale sia la strada da prendere, se spostarsi verso il centro e aspirare, magari, a future alleanze con i conservatori, o se estremizzarsi, se possibile ancora di più. La decisione dei servizi segreti interni di mettere il partito sotto osservazione indica come è percepito l’AfD in Germania: nessuno pensa a una sua normalizzazione, è anzi percepito come un pericolo per la democrazia tedesca, “sospettato di estremismo politico”.

 

Nelle stesse ore in Francia il governo votava per la dissoluzione di Génération identitaire, l’organizzazione razzista è stata definita “l’ala armata dell’estremismo e della xenofobia” e dalle sue fila è arrivato anche qualche funzionario del Rassemblement national. Il partito di Marine Le Pen si è molto arrabbiato per la decisione di mettere Génération identitaire fuori legge, ma il gruppo, che ha legami internazionali, era dietro a molte azioni violente. Anche Brenton Tarrant, l’attentatore di Christchurch, in Nuova Zelanda, era tra i suoi promotori. Le decisioni tedesca e francese vanno verso una direzione importante, verso la fermezza contro gli atteggiamenti estremisti e l’idea che tutto sia normalizzabile. Parigi e Berlino hanno anche messo una linea tra quello che può essere considerato accettabile e quello che non lo è, tra la pluralità necessaria a migliorare il dibattito in politica e le forze che lo avvelenano.

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