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editoriali

Il sovranismo senza futuro nell’Ue

redazione

Non c’è un obiettivo comune, come si è visto nel voto sul Recovery

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Le alleanze europee dei sovranisti sono una pura finzione, il cui unico obiettivo è aumentare il capitale elettorale dei singoli partiti nazionali che le compongono, usando l’Europa e gli attacchi alle sue politiche in modo opportunistico. Lo ha dimostrato ancora una volta il voto di questa settimana al Parlamento europeo sul Recovery fund. Con una giravolta spettacolare, la Lega di Matteo Salvini è passata dal “no” dell’aprile 2020 al “sì” di martedì in nome di “una stagione nuova”. I partiti di estrema destra alleati della Lega nel gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo la pensano in modo molto diverso. Alternativa per la Germania (AfD), che ha elezioni politiche in settembre ed è in difficoltà nei sondaggi, ha colto l’occasione per rilanciare la sua campagna contro i paesi del sud e, insieme ad altri partiti di estrema destra nordici, ha votato “no”. I francesi del Rassemblement national di Marine Le Pen si sono invece astenuti perché, in vista delle presidenziali del 2022, non sanno ancora come posizionarsi rispetto all’Europa. 

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Le alleanze europee dei sovranisti sono una pura finzione, il cui unico obiettivo è aumentare il capitale elettorale dei singoli partiti nazionali che le compongono, usando l’Europa e gli attacchi alle sue politiche in modo opportunistico. Lo ha dimostrato ancora una volta il voto di questa settimana al Parlamento europeo sul Recovery fund. Con una giravolta spettacolare, la Lega di Matteo Salvini è passata dal “no” dell’aprile 2020 al “sì” di martedì in nome di “una stagione nuova”. I partiti di estrema destra alleati della Lega nel gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo la pensano in modo molto diverso. Alternativa per la Germania (AfD), che ha elezioni politiche in settembre ed è in difficoltà nei sondaggi, ha colto l’occasione per rilanciare la sua campagna contro i paesi del sud e, insieme ad altri partiti di estrema destra nordici, ha votato “no”. I francesi del Rassemblement national di Marine Le Pen si sono invece astenuti perché, in vista delle presidenziali del 2022, non sanno ancora come posizionarsi rispetto all’Europa. 

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Le cose non sono andate meglio nel gruppo dei Conservatori e riformisti europei (Ecr), spesso identificato come un’alleanza di euroscettici moderati ma che sta diventando sempre più sovranista. I polacchi del PiS hanno votato a favore del Recovery fund perché le decine di miliardi riservati alla Polonia serviranno al loro governo per restare al potere. Fratelli d’Italia e gli spagnoli di Vox si sono astenuti. Gli olandesi del Forum per la democrazia e gli indipendentisti fiamminghi hanno votato contro: non vogliono che i loro contribuenti finanzino gli sprechi di paesi come Italia e Spagna. Nel marzo del 2019 la filosofa ungherese Agnes Heller disse al Foglio: per ora i nazionalisti “hanno un nemico comune, l’Ue e la democrazia liberale. Fino a quando non avranno sconfitto il nemico saranno alleati, nel momento in cui saranno soddisfatti inizieranno a combattersi, si prenderanno a calci gli uni con gli altri”. Sui calci aveva visto giusto, ma il nemico non è sconfitto, e non è poi così debole.

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