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editoriali

Finkielkraut cade sull’affaraccio Duhamel

redazione

Il filosofo francese cacciato da Lci per aver fatto troppe domande

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Il caso è quello che travolge il prestigioso istituto di studi politici SciencesPo e il mondo intellettuale parigino e che raccontiamo a pagina due. Una storiaccia di incesto. Protagonista il noto politologo Olivier Duhamel. “La Familia grande”, autrice Camille Kouchner, figlia dell’ex ministro degli Esteri francese, che accusa il patrigno Duhamel di incesto e di aver abusato del suo gemello alla fine degli anni Ottanta. Il clima è quello che ha già travolto lo scrittore Gabriel Matzneff. E in questo clima è finita la collaborazione tra l’emittente Lci e il filosofo Alain Finkielkraut. E’ durata solo cinque mesi. Protagonista ogni lunedì del programma “24h Pujadas”, il filosofo è stato licenziato dal canale del gruppo Tf1. Se ha definito “gravissime”, “ingiustificabili” e “abominevoli crimini” le accuse contro il costituzionalista, Finkielkraut ha creato polemiche mettendo in dubbio il consenso della presunta vittima.

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Il caso è quello che travolge il prestigioso istituto di studi politici SciencesPo e il mondo intellettuale parigino e che raccontiamo a pagina due. Una storiaccia di incesto. Protagonista il noto politologo Olivier Duhamel. “La Familia grande”, autrice Camille Kouchner, figlia dell’ex ministro degli Esteri francese, che accusa il patrigno Duhamel di incesto e di aver abusato del suo gemello alla fine degli anni Ottanta. Il clima è quello che ha già travolto lo scrittore Gabriel Matzneff. E in questo clima è finita la collaborazione tra l’emittente Lci e il filosofo Alain Finkielkraut. E’ durata solo cinque mesi. Protagonista ogni lunedì del programma “24h Pujadas”, il filosofo è stato licenziato dal canale del gruppo Tf1. Se ha definito “gravissime”, “ingiustificabili” e “abominevoli crimini” le accuse contro il costituzionalista, Finkielkraut ha creato polemiche mettendo in dubbio il consenso della presunta vittima.

 

Finkielkraut ha esordito denunciando una “società di vittime” e le televisioni che sono diventate, secondo lui, “tribunali con un’escalation nella condanna”. Poi si è chiesto: “C’era il consenso? A che età è iniziato? C’era una qualche forma di reciprocità o no?”. E quando David Pujadas ha risposto che la presunta vittima era all’epoca “un bambino di quattordici anni”, Alain Finkielkraut ha risposto: “Innanzitutto parliamo di un adolescente, non è la stessa cosa”. Per poi aggiungere: “Ogni volta che vuoi fare una distinzione, sembra un’assoluzione, ogni volta che cerchi specificità, sei accusato più o meno di complicità in un crimine”. E infatti di questo Finkielkraut è stato accusato. Per questo è stato cacciato. Ha usato parole forti, ha fatto domande provocatorie, in un clima francese che su questi scandali sessuali da Dsk in avanti non conosce tregua. Ma si può mettere a tacere un protagonista della cultura e della vita pubblica francese per aver posto delle domande su fatti risalenti a quarant’anni fa e senza che ci sia stato un processo?

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