Editoriali
Orbán fa il gangster con l’Italia
Il premier ungherese consiglia ai “paesi con alti debiti pubblici” di lasciar perdere i princìpi
Dopo aver preso in ostaggio il bilancio 2021-27 dell’Unione europea e il Recovery fund, Viktor Orbán ieri ha iniziato a cercare di arruolare l’Italia e gli altri paesi con maggiori difficoltà economiche nella sua battaglia contro lo stato di diritto. La strategia è di dividere i 25 stati membri che sostengono il compromesso raggiunto sul meccanismo per vincolare i fondi comunitari al rispetto di princìpi basilari come l’indipendenza della giustizia. Il metodo è quello di un gangster che invia minacce velate ma perfettamente comprensibili. “Dobbiamo fornire i fondi necessari ai paesi in difficoltà il più presto possibile”, ha detto Orbán nella sua intervista settimanale alla radio pubblica. Il premier ha ribadito il veto di Ungheria e Polonia: “Il nostro rifiuto è di ferro”.
Dopo aver preso in ostaggio il bilancio 2021-27 dell’Unione europea e il Recovery fund, Viktor Orbán ieri ha iniziato a cercare di arruolare l’Italia e gli altri paesi con maggiori difficoltà economiche nella sua battaglia contro lo stato di diritto. La strategia è di dividere i 25 stati membri che sostengono il compromesso raggiunto sul meccanismo per vincolare i fondi comunitari al rispetto di princìpi basilari come l’indipendenza della giustizia. Il metodo è quello di un gangster che invia minacce velate ma perfettamente comprensibili. “Dobbiamo fornire i fondi necessari ai paesi in difficoltà il più presto possibile”, ha detto Orbán nella sua intervista settimanale alla radio pubblica. Il premier ha ribadito il veto di Ungheria e Polonia: “Il nostro rifiuto è di ferro”.
Insistere sullo stato di diritto “manderà in rovina diversi paesi Ue” perché “gli stati membri con alti debiti pubblici si troveranno in grossi guai”, ha avvertito Orbán. Il suo calcolo è che più passa il tempo, più i governi di Italia, Spagna, Portogallo e Grecia inizieranno a chiedersi se valga la pena battersi per princìpi e valori, quando in gioco ci sono 750 miliardi di euro. Roma vuole ricevere 20 miliardi in giugno? Non ha che da accettare l’offerta di Budapest e Varsavia: approvare subito il bilancio Ue e il Recovery fund e rinviare alle calende greche il meccanismo di condizionalità. Il calcolo sarebbe sbagliato, e non solo perché senza lo stato di diritto i paesi nordici farebbero scattare un contro-veto.
In gioco c’è l’idea stessa di Europa: un’unione di democrazie che si aiutano tra di loro rispettando le regole oppure un club di stati che tollera le cleptocrazie? Perché alla fine il veto ungherese e polacco si riassume a questo, altro che sovranità: prendere i soldi degli altri e farne ciò che vogliono senza renderne conto a nessuno. Orbán ha detto che l’Ungheria non “può essere comprata”. La risposta dell’Italia e dell’Ue deve essere che “la democrazia e lo stato di diritto non hanno prezzo”.