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editoriali

Inizia la ritirata di Orbán sul veto

redazione

Dopo il vertice Ue le soluzioni allo stallo esistono, altrimenti c’è l’articolo 50

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Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ieri si è detto ottimista sulla possibilità di trovare un accordo sul pacchetto di bilancio dell’Unione europea. “Le discussioni dovrebbero continuare e alla fine troveremo un accordo. E’ così che funziona generalmente”, ha detto Orbán nella sua intervista settimanale alla radio pubblica. Il premier ungherese ha spiegato che ci sono diverse opzioni per risolvere lo stallo attorno alla condizionalità sullo stato di diritto “che sono accettabili per Ungheria e Polonia, in cui a decidere siano aspetti legali e non una maggioranza politica”. Le parole di Orbán lasciano intravedere l’inizio della grande ritirata sul veto al bilancio pluriennale dell’Ue e al Recovery fund.

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Il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ieri si è detto ottimista sulla possibilità di trovare un accordo sul pacchetto di bilancio dell’Unione europea. “Le discussioni dovrebbero continuare e alla fine troveremo un accordo. E’ così che funziona generalmente”, ha detto Orbán nella sua intervista settimanale alla radio pubblica. Il premier ungherese ha spiegato che ci sono diverse opzioni per risolvere lo stallo attorno alla condizionalità sullo stato di diritto “che sono accettabili per Ungheria e Polonia, in cui a decidere siano aspetti legali e non una maggioranza politica”. Le parole di Orbán lasciano intravedere l’inizio della grande ritirata sul veto al bilancio pluriennale dell’Ue e al Recovery fund.

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Come in passato, l’uomo forte di Budapest si rammollisce di fronte al rischio di perdere una montagna di soldi. Le ipotesi più estreme per uscire dallo stallo del veto –  un fondo a 25 con una cooperazione intergovernativa o uno Special Purpose Vehicle stile Mes – priverebbero Ungheria e Polonia degli aiuti del Recovery fund: 7,5 miliardi e 28 miliardi di euro. Inoltre, con l’esercizio provvisorio, verrebbero tagliati altri fondi del bilancio comunitario, che attualmente garantisce a Budapest trasferimenti netti per circa il 4 per cento del pil. Le altre opzioni per uscire dallo stallo sono meno pericolose per le tasche di Orbán. La Commissione sta preparando una dichiarazione per assicurare che la condizionalità sarà applicata in modo oggettivo. Nel testo potrebbe essere precisato quel che è già ovvio: i paesi sanzionati possono ricorrere alla Corte di giustizia dell’Ue. Trovare una soluzione cosmetica che permetta al grande perdente di rivendicare una piccola vittoria fa parte della magia dell’Ue. Altrimenti c’è un’altra soluzione a disposizione di Orbán contro chi vuole imporgli un minimo di regole basilari nella gestione dei soldi dei contribuenti europei. Contrariamente all’Unione sovietica, dall’Ue può uscire liberamente. Basta attivare l’articolo 50 del trattato.

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