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Il guru con lo scatolone

Bye Bye Dom Cummings

Trump ha perso, l’architetto della Brexit se ne va. Eccolo, il ritorno alla normalità

Paola Peduzzi
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È uscito dalla porta di Downing Street, con uno scatolone tra le mani, le telecamere accese, immagini pazzesche: Dominic Cummings, architetto della Brexit, architetto della vittoria elettorale dei Tory britannici nel dicembre del 2019, superguru del premier Boris Johnson, si è dimesso. Se ne parlava da giorni, da quando il suo principale alleato a palazzo, Lee Cain, capo delle comunicazioni, aveva lasciato l’incarico. Questa fuoriuscita è stata la prima crepa visibile di un’alleanza ideologico-personale che pareva da fuori inossidabile, ma si pensava che Cummings si sarebbe salvato, un’altra volta: troppo strategico per essere scaricato. Invece no. Secondo le ricostruzioni c’è stata una rivolta tutta femminile – the night of long stilettos, la chiamano – contro Cummings e il suo sistema di potere.

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Allegra Stratton, ex giornalista appena assunta da Johnson per fare i briefing in sala stampa in stile americano, ha rifiutato la catena di comando prestabilita: ha detto che lei prendeva ordini solo da Johnson. E’ lì che è saltato Cain. Anche la fidanzata di Johnson, Carrie Symonds, è diventata via via più ostile a Cummings: parevano tutti pettegolezzi su convivenze difficili, come ce ne sono sempre, ma erano di più. Ancora non si sa che cosa pensi il premier, lui che aveva scelto Cummings e lo aveva sempre difeso, lui che considerava questo suo consigliere indispensabile e insostituibile. Le lotte durante la pandemia sono state molto dure: la malagestione ha un costo, sempre.

  
Nel giro di qualche giorno, Trump è stato cacciato dalla Casa Bianca, il brexiteer in chief è uscito con lo scatolone da Downing Street (sul suo contraltare americano, Steve Bannon, caliamo un velo: ha invocato la decapitazione del dottor Fauci e del capo dell’Fbi): dev’essere così che il mondo capovolto torna dritto.

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