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Editoriali

Un’altra lezione di leadership da Merkel

Redazione

La cancelliera ha tenuto un discorso di un'ora e un quarto per spiegare ai cittadini tedeschi che la strada da percorrere per sconfiggere il virus è ancora dura. Prendiamo appunti sulla libertà responsabile

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Angela Merkel ha parlato per un’ora e un quarto ai cittadini tedeschi – tutti noi eravamo sintonizzati perché abbiamo capito che è utile prendere appunti. La cancelliera tedesca ha spiegato perché, pur avendo riflettuto a lungo sulla possibilità di introdurre misure di restrizione meno dure, ha deciso di seguire la strada più rigida, il lockdown a scuole aperte: meno contatti vuol dire avere meno contagi, non ci sono alternative. Secondo gli scienziati, perché quel che si fa sia efficace, i contatti devono essere ridotti del 75 per cento, ed è necessario che l’impegno sia di tutti.

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Angela Merkel ha parlato per un’ora e un quarto ai cittadini tedeschi – tutti noi eravamo sintonizzati perché abbiamo capito che è utile prendere appunti. La cancelliera tedesca ha spiegato perché, pur avendo riflettuto a lungo sulla possibilità di introdurre misure di restrizione meno dure, ha deciso di seguire la strada più rigida, il lockdown a scuole aperte: meno contatti vuol dire avere meno contagi, non ci sono alternative. Secondo gli scienziati, perché quel che si fa sia efficace, i contatti devono essere ridotti del 75 per cento, ed è necessario che l’impegno sia di tutti.

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“È come una catastrofe naturale”, ha detto la cancelliera, tagliando così fuori tutto il chiacchiericcio di fondo su colpe, untori, laboratori segreti: siamo tutti coinvolti, quindi dobbiamo essere tutti responsabili. Non si può prendere alla leggera il coronavirus né si può pretendere di dividere la popolazione sulla base dell’età, un po’ perché non ci si riuscirebbe e un po’ perché il 30/40 per cento della popolazione è a rischio, quindi o lo sforzo è collettivo o rischia di essere vano.

 

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La Germania, come aveva già detto la cancelliera la settimana scorsa, fa fatica a risalire la catena dei contagi, nel 75 per cento dei casi non si conosce l’origine e questo ha fatto sì che il ritmo dell’infezione sia quintuplicato nella seconda metà di ottobre, mettendo in enorme difficoltà il sistema sanitario. I dati allarmanti di oggi delle terapie intensive occupate si riferiscono a due settimane fa, quindi il punto di saturazione è vicino, per questo è stato introdotto il lockdown, che come sempre nelle parole della Merkel non si fonda sull’obbedienza a quel che dice il governo o lo stato, ma sulla responsabilità personale, la massima espressione della libertà.

 

Le regole le conosciamo: se si può lavorare da casa, viaggiare soltanto se è indispensabile, limitare i contatti fuori dal nucleo familiare convivente. Un mese così, visto oggi e dopo il lockdown della primavera, sembra spaventoso, ma la cancelliera dice soltanto: tenete duro, teniamo duro. Ci aspettano mesi difficili, non voglio fare previsioni sui tempi né fare promesse che non posso mantenere – conta su un Natale non troppo solitario, ma non si sbilancia, e anzi i brindisi di Capodanno tutti abbracciati cominciamo a toglierceli dalla testa – so che la luce in fondo al tunnel non è vicina, ma teniamo duro. È l’unico modo: responsabilità e resistenza.

 

Questa è la formula di convivenza con un virus che si è mostrato molto brutale, chiunque conosca le funzioni esponenziali sa che un Rt a 1,3 o 1,4 non è accettabile – e qui la Merkel, oltre ad annichilire chi ancora non riesce a maneggiare questo valore fondamentale che se è maggiore di uno diventa pericolosissimo, ha anche fatto il commento più preciso sulle elezioni americane: “Siamo il continente dell’Illuminismo”, ha detto, cerchiamo di far vedere che c’è una differenza con quel che sta accadendo di là dall’Atlantico.

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La Merkel ha spiegato di nuovo che sono stati stanziati dei fondi per le attività più piccole e più colpite (10 miliardi di euro), ha ripetuto che comprende benissimo quanto sia difficile accettare un’altra chiusura dopo averla già fatta e dopo aver fatto investimenti per rispettare tutte le regole che l’epidemia impone anche quando non si è in emergenza, ma alternative non ce ne sono, ormai si è capito. Anche se i comportamenti virtuosi – e la Merkel li ha sottolineati ed elogiati – hanno e avranno un effetto, la responsabilità collettiva è pesante e dura, ma verrà ripagata, oggi con un aiuto dello stato e domani con la capacità di gestire le emergenze con sempre maggiore flessibilità.

 

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Se la luce in fondo al tunnel non si intravede, è bene sapere che si dovrà resistere a lungo, ma se la mascherina diventa un’abitudine, se per tenere le scuole aperte si sarà disposti a essere molto rigorosi, la convivenza con il virus potrà essere meno feroce. L’invito della cancelliera è chiaro: non ci possono essere leggerezze, la stanchezza è comprensibile ma non va assecondata, non ora e non per molto tempo, nei picchi del contagio ma anche nei momenti di passaggio, quando sembra che il virus perda vigore.

 

La prevenzione è decisiva per quando si curerà questa seconda ondata. Perché si curerà, la Merkel lo dice, senza promesse vane, senza illusioni. Ma quando? Ci si rivede tra due settimane, con i nuovi dati e con la curva del contagio. Solo allora si potrà sapere qualcosa di più. Per oggi e per domani: sentitevi liberi, ché la libertà è responsabilità.

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