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editoriali

Il rischio antieuropeo della Svizzera

redazione

Se vince il “sì” al referendum si rompono tutti gli accordi con l’Ue. Non conviene

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I cittadini svizzeri domenica andranno a votare nel loro referendum in stile Brexit, una consultazione promossa dai populisti e incentrata sul tema migratorio, ma che rischia di tagliare i legami tra la Svizzera e l’Unione europea. Il voto popolare “Per un’immigrazione moderata” è stato promosso dall’estrema destra dell’Unione democratica di centro (Udc) per mettere fine alla libertà di movimento delle persone tra Unione europea e Svizzera. Su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti, gli europei sono quasi 1,4 milioni, a cui si aggiungono circa 328 mila transfrontalieri. Gli italiani sono la fetta più grossa con oltre 323 mila residenti in Svizzera, seguiti da tedeschi (309 mila) e portoghesi (262 mila). I migranti europei “cambiano la nostra cultura” e “le piazze, i treni e le strade diventano insicuri”, spiega il sito dell’Udc. Se vinceranno i “sì”, il governo federale dovrà negoziare la fine all’Accordo sulla libertà di movimento delle persone entro dodici mesi o farlo decadere unilateralmente.

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I cittadini svizzeri domenica andranno a votare nel loro referendum in stile Brexit, una consultazione promossa dai populisti e incentrata sul tema migratorio, ma che rischia di tagliare i legami tra la Svizzera e l’Unione europea. Il voto popolare “Per un’immigrazione moderata” è stato promosso dall’estrema destra dell’Unione democratica di centro (Udc) per mettere fine alla libertà di movimento delle persone tra Unione europea e Svizzera. Su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti, gli europei sono quasi 1,4 milioni, a cui si aggiungono circa 328 mila transfrontalieri. Gli italiani sono la fetta più grossa con oltre 323 mila residenti in Svizzera, seguiti da tedeschi (309 mila) e portoghesi (262 mila). I migranti europei “cambiano la nostra cultura” e “le piazze, i treni e le strade diventano insicuri”, spiega il sito dell’Udc. Se vinceranno i “sì”, il governo federale dovrà negoziare la fine all’Accordo sulla libertà di movimento delle persone entro dodici mesi o farlo decadere unilateralmente.

 

Problema: le relazioni Ue-Svizzera sono rette da una “clausola ghigliottina”. Se cade uno dei sette accordi bilaterali (libertà di movimento delle persone, barriere tecniche al commercio, appalti pubblici, agricoltura, ricerca, aviazione civile e trasporti su strada), cadono tutti. Pur essendo nel mezzo dell’Europa, la Svizzera si troverebbe tagliata fuori dall’Ue, il suo primo partner economico. Nel 2014 un referendum simile promosso dall’Udc passò per appena 20 mila voti. L’Ue reagì congelando i rapporti e la partecipazione svizzera a diversi programmi, fino a che Berna non trovò un modo per aggirare l’esito del referendum ed evitare la ghigliottina. Questa volta i sondaggi dicono che gli svizzeri non si lasceranno abbindolare dai populisti – circa il 65 per cento è per il “no”. Hanno imparato sulla propria pelle (e dalla Brexit) che l’Ue non fa compromessi sulle quattro libertà del mercato interno. E che, anche se fuori, è preferibile stare il più vicino possibile all’Ue.

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