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L’australiano che fa infuriare gli inglesi

Gregorio Sorgi

Il governo di Londra ha nominato l’ex premier di Canberra Abbott come consigliere ed è partita una campagna di boicottaggio contro di lui. Ecco perché, e cosa ci dice della lotta politica britannica oggi

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Londra. Non era difficile prevedere che la nomina di Tony Abbott come consigliere del governo britannico avrebbe scatenato un putiferio. L’opposizione laburista e altri gruppi progressisti sono insorti contro l’ex premier australiano, un personaggio istrionico e controcorrente diventato famoso per le sue uscite sopra le righe. Venerdì sera l’esecutivo ha confermato che Abbott sarà uno dei consiglieri dell’Associazione britannica per il commercio, un vecchio ente governativo riesumato da Theresa May per dare lustro alla politica commerciale post Brexit. La netta opposizione di un fronte trasversale composto da gruppi femministi, sindacalisti e ambientalisti non è riuscita a convincere il governo a fare marcia indietro.

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Londra. Non era difficile prevedere che la nomina di Tony Abbott come consigliere del governo britannico avrebbe scatenato un putiferio. L’opposizione laburista e altri gruppi progressisti sono insorti contro l’ex premier australiano, un personaggio istrionico e controcorrente diventato famoso per le sue uscite sopra le righe. Venerdì sera l’esecutivo ha confermato che Abbott sarà uno dei consiglieri dell’Associazione britannica per il commercio, un vecchio ente governativo riesumato da Theresa May per dare lustro alla politica commerciale post Brexit. La netta opposizione di un fronte trasversale composto da gruppi femministi, sindacalisti e ambientalisti non è riuscita a convincere il governo a fare marcia indietro.

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I progressisti britannici vedono Abbott come una versione australiana di Donald Trump. Lo considerano un misogino e un negazionista del cambiamento climatico che getterà discredito sulla reputazione globale del Regno Unito. Un gruppo di politici e intellettuali avevano chiesto in vano di bloccare la nomina in una lettera aperta. A dire il vero, Abbott si è sempre divertito ad andare contro corrente e stuzzicare i progressisti proprio sui temi a loro più cari. Nel 2010 l’allora capo dell’opposizione australiana si disse “un po’ minacciato dall’omosessualità che tuttavia va considerata un fatto normale della vita”. E non basterebbe un libro per includere tutti i commenti di Abbott contro la parità di genere. L’allora premier laburista Julia Gillard li elencò in un celebre discorso in Parlamento in cui accusò Abbott di essere un pericoloso misogino. 

   

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Tuttavia, l’ex premier australiano ha un grande feeling con Boris Johnson con cui condivide molte affinità. Entrambi sono conservatori, laureati a Oxford e hanno lavorato come giornalisti prima di entrare in politica. E soprattutto sono entrambi due tifosi accaniti dell’uscita dall’Unione europea. Abbott si è convertito alla Brexit dopo essere stato a favore del Remain (un’altra analogia, dicono i maligni) e col passare del tempo è diventato uno dei suoi più fervidi sostenitori. “No deal? No Problem”, si intitolava un articolo di Abbott per il settimanale conservatore The Spectator a marzo 2019 che aveva riscosso un grande successo nella galassia euroscettica. In quell’editoriale-manifesto Abbott coniò l’espressione “accordo Australiano” che nel lessico dei brexiteers significa di fatto il no deal (l’Australia sta ancora negoziando un accordo di libero scambio con l’Ue). Gli euroscettici britannici hanno un debole per l’Australia - anche il sistema a punti sull’immigrazione è ispirato a quello del governo di Canberra - e non a caso vedono Abbott come l’uomo giusto per sponsorizzare la Brexit nel resto del mondo. 

  
    

L’ex premier è un personaggio ancora più istrionico e irriverente di Boris Johnson. Dopo gli studi universitari, Abbott ha trascorso un anno in un seminario prima di darsi al giornalismo - da qui nasce il nome di battaglia giovanile “Mad Monk” (Monaco Pazzo). Anche chi lo conosce bene come il suo ex rivale di partito Malcolm Turnbull, che lo ha succeduto come primo ministro dopo una congiura di palazzo, conferma che Abbott è un tipo decisamente sopra le righe. “Il problema di Abbott non è la sua impopolarità con gli elettori - ma il fatto che sia pazzo”, ha scritto Turnbull nella sua autobiografia citando alcuni esempi della sua apparente follia. 

      
Nel tempo libero Abbott è un volontario dei vigli del fuoco in Australia e a quanto pare ha saltato vari consigli dei ministri per spegnere le fiamme. Nonostante molti scienziati abbiano dimostrato che il cambiamento climatico sia la prima causa dei frequenti incendi nelle foreste australiane, Abbott rivendica con orgoglio di essere un negazionista del riscaldamento globale. Nel 2017 l’ex premier ha ribadito in una conferenza del think tank Global Warming Policy Foundation che “la cosiddetta scienza del climate change” è “una totale schifezza” e ha paragonato le misure per arrestare il fenomeno a quelle dei “popoli della preistoria” che “un tempo uccidevano le capre per placare le divinità del vulcano”. Ma questo genere di uscite non sono bastate per fare saltare la nomina.

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