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150 anni della repubblica francese

Quanta libertà nel "discours de combat" di Macron

Mauro Zanon

I valori della Repubblica, gli immigrati che hanno reso grande la Francia, il diritto di esprimere ogni opinione e un monito: “Qui non si tollera nessuna avventura separatista” 

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Parigi. Il 4 settembre 1870, il figlio di un droghiere italiano, di Genova, proclamava la nascita della Terza Repubblica dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan. Era Léon Gambetta, “figlio di un immigrato, un francese di sangue misto, fu lui che risuscitò la République, questo regime politico di libertà sotto il quale viviamo da centocinquant’anni”, ha detto oggi il capo dello stato francese, Emmanuel Macron, in un discorso vibrante (qui il testo integrale) pronunciato al Pantheon, a Parigi, per celebrare la proclamazione della Repubblica.

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Parigi. Il 4 settembre 1870, il figlio di un droghiere italiano, di Genova, proclamava la nascita della Terza Repubblica dopo la sconfitta di Napoleone III a Sedan. Era Léon Gambetta, “figlio di un immigrato, un francese di sangue misto, fu lui che risuscitò la République, questo regime politico di libertà sotto il quale viviamo da centocinquant’anni”, ha detto oggi il capo dello stato francese, Emmanuel Macron, in un discorso vibrante (qui il testo integrale) pronunciato al Pantheon, a Parigi, per celebrare la proclamazione della Repubblica.

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“Ci sono tanti altri Léon Gambetta”, ha aggiunto l’inquilino dell’Eliseo, “tante figure, francesi non per discendenza, ma per le battaglie condotte, che hanno scolpito la nostra storia”. Tra queste figure, Macron ha citato Marie Curie, nata e cresciuta in Polonia, che “ricevette due premi Nobel e scelse di servire la Francia nelle trincee come semplice infermiera”, ma anche Joséphine Baker, che, nata americana, “scelse la Francia per farla brillare con il suo talento e la sua energia. Amava la sua patria d’adozione a tal punto da rischiare la sua vita per essa, entrando nella resistenza”. Queste personalità sono “esempi di vita nella Repubblica”, ha sottolineato Macron, rivolgendosi a “Matthew, Noura, Patricia, Catherine, Rana”, i ragazzi che oggi sono stati naturalizzati francesi sotto la cupola del Pantheon. “Siete i loro eredi”, ha affermato il capo dello stato, ricordando cosa significa diventare francese, ossia “accettare di essere più di un individuo che persegue i propri interessi, ossia un cittadino che concorre al bene comune e dà prova di responsabilità dinanzi ai suoi compatrioti”. Ma “essere francese”, ha detto Macron “è prima di tutto amare appassionatamente la libertà”, la libertà di partecipare alle scelte dei dirigenti politici, “dunque il diritto di voto”, la libertà di coscienza e la laicità, “che garantisce la libertà di credere e non credere” e che “non è separabile da una libertà d’espressione che va fino alla libertà di blasfemia”, ha tenuto a precisare il presidente, in riferimento alle polemiche suscitate dalla ripubblicazione delle vignette di Maometto da parte di Charlie Hebdo.

   

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La libertà “di far ridere, di schernire, di deridere, di fare delle caricature” va difesa strenuamente, ha aggiunto Macron, che ha promesso di andare “più lontano” anche sull’“uguaglianza delle opportunità, una priorità del quinquennio”. Le frasi più dure, che hanno fatto dire ad alcuni commentatori che quello di oggi è stato un “discours de combat”, sono sul separatismo islamista. “La Repubblica è sempre fragile, sempre precaria, deve essere la battaglia di ogni alba, la conquista di ogni giorno. È ciò che io chiamo il ‘patriottismo repubblicano’”, ha detto Macron, aggiungendo che la Francia “non tollera nessuna avventura separatista”, “perché è indivisibile”, e “non ci sarà mai posto in Francia per quelli che, spesso in nome di Dio, talvolta con l’aiuto di potenze straniere, vogliono imporre la legge di un gruppo”.

   

   

Il discorso tenuto oggi dal capo dello stato è il preludio di annunci importanti, a partire da un progetto di legge per lottare contro il separatismo islamista che verrà presentato a novembre in consiglio dei ministri e verrà difeso dal ministro dell’Interno Gérald Darmain. Secondo fonti dell’Eliseo sentite dal Parisien, le grandi linee di questo progetto potrebbero essere presentate il 15 settembre, in occasione di una trasferta di Macron in “una terra colpita dal separatismo, segnata dalle partenze verso zone di conflitto e dove un lavoro di riconquista repubblicana ha prodotto dei risultati”. “Oggi è diventato imperativo ricordare i nostri principi e la libertà assoluta di coscienza. La Repubblica non può essere affiancata da tentazioni secessioniste. Vent’anni fa, non venivano abbattute le statue e l’immaginario francese non veniva attaccato”, ha spiegato al Parisien l’entourage di Macron. Tra le misure che dovrebbero far parte del progetto di legge, spicca su tutte la creazione di una “carta dei valori repubblicani”, che ogni associazione beneficiaria di sovvenzioni statali dovrà firmare, pena il blocco immediato degli aiuti.

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