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L’invasione mediatica di Putin a Minsk

Russia Today ha colonizzato la tv di stato bielorussa

Micol Flammini

Dalle elezioni che Lukashenka sostiene di aver stravinto, sono trecento i giornalisti di Bt in sciopero. Ma un dittatore non può rimanere senza megafono. L'aiuto della Russia

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Roma. Ieri in Bielorussia è stato il primo giorno di scuola e anche il primo giorno di sciopero degli studenti. I liceali hanno formato catene umane davanti ai loro istituti, gli universitari sono tornati nei loro dormitori, ma hanno deciso di non andare a lezione, di fermarsi davanti alle porte delle loro università, almeno fino a quando il presidente Aljaksandr Lukashenka non avrà acconsentito a indire nuove elezioni. I ragazzi sono stati la spinta della protesta bielorussa e anche le vittime della repressione di Lukashenka: ieri, mentre manifestavano pacificamente, sono arrivate le cariche e gli arresti delle forze speciali. Le immagini delle violenze, degli arresti sommari, delle intimidazioni della polizia non vengono trasmesse dalla televisione bielorussa, ormai sempre più impegnata a intrattenere gli spettatori con talk show sull’imminente invasione della Nato, sulla pericolosità delle manifestazioni e soprattutto su quanto è importante per Minsk rimanere amica di Mosca. La televisione di stato di un regime fa il suo lavoro, ma da alcune settimane i volti sono cambiati negli studi televisivi, anche i servizi che vengono mandati in onda hanno qualcosa di diverso: sono arrivati i russi. Anzi, è arrivata Rt, l’emittente legata al Cremlino.

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Roma. Ieri in Bielorussia è stato il primo giorno di scuola e anche il primo giorno di sciopero degli studenti. I liceali hanno formato catene umane davanti ai loro istituti, gli universitari sono tornati nei loro dormitori, ma hanno deciso di non andare a lezione, di fermarsi davanti alle porte delle loro università, almeno fino a quando il presidente Aljaksandr Lukashenka non avrà acconsentito a indire nuove elezioni. I ragazzi sono stati la spinta della protesta bielorussa e anche le vittime della repressione di Lukashenka: ieri, mentre manifestavano pacificamente, sono arrivate le cariche e gli arresti delle forze speciali. Le immagini delle violenze, degli arresti sommari, delle intimidazioni della polizia non vengono trasmesse dalla televisione bielorussa, ormai sempre più impegnata a intrattenere gli spettatori con talk show sull’imminente invasione della Nato, sulla pericolosità delle manifestazioni e soprattutto su quanto è importante per Minsk rimanere amica di Mosca. La televisione di stato di un regime fa il suo lavoro, ma da alcune settimane i volti sono cambiati negli studi televisivi, anche i servizi che vengono mandati in onda hanno qualcosa di diverso: sono arrivati i russi. Anzi, è arrivata Rt, l’emittente legata al Cremlino.

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Durante la seconda settimana di proteste – quando ormai era chiaro che il dittatore bielorusso era pronto a tutto per rimanere attaccato alla sua presidenza, quando ormai Svjatlana Tikhanovskaya, il volto dell’opposizione, era stata costretta a fuggire in Lituania – anche i giornalisti dei canali di Belteleradio (Bt) avevano deciso di iniziare a protestare. Una mattina non si erano presentati a lavoro e per ore la telecamera era rimasta ferma a inquadrare uno studio vuoto con musica pop come sottofondo. Dal 9 agosto, giorno delle elezioni che Lukashenka sostiene di aver vinto con l’80 per cento dei voti, sono trecento i giornalisti di Bt in sciopero e cento hanno rassegnato le loro dimissioni, qualcuno lo ha anche fatto in diretta. Per Lukashenka è stato un colpo durissimo, un dittatore non può rimanere senza i suoi megafoni, e allora ha chiesto aiuto alla Russia.

  

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Dopo non essere riuscito a fermare le manifestazioni con la violenza e gli scioperi dei lavoratori con le minacce – “se non mi volete più dovrete uccidermi”, aveva detto Lukashenka agli operai che gli gridavano di andarsene – il dittatore ha deciso di rivolgersi direttamente al Cremlino. Il presidente russo Vladimir Putin è molto interessato a non perdere la Bielorussia, anzi, vorrebbe che la nazione di unisse alla Russia in un’unica entità territoriale, ma non si fida di Lukashenka. Forse il dittatore avrebbe voluto che Putin inviasse subito i suoi uomini, le sue forze speciali per reprimere le proteste, ma Mosca ha deciso di agire in altro modo: ha mandato avanti la propaganda. La differenza si è notata subito, Bt dedicava la maggior parte del tempo alle sole notizie, adesso la maggior parte della programmazione è fatta di commenti, tra gli ospiti in studio ci sono molti volti dei talk show russi: Gennady Zyuganov, Petr Simonenko, Igor Korotchenko, Mikhail Khazin. Ma ad aver messo le mani su Bt è stata soprattutto Rt, Russia Today, l’emittente fondata dal Cremlino nel 2005. Rt trasmette i suoi contenuti sulle emittenti di stato bielorusse, le sue interviste, i suoi servizi. I manifestanti vengono dipinti come dei violenti, dei drogati, degli ubriachi, vengono spesso invitati a parlare uomini delle forze dell’ordine. Potrebbe tutto sembrare a favore di Lukashenka – e senza dubbio è questa la prospettiva che piace a lui – ma il presidente è quasi scomparso dalle notizie. Il protagonista non è più lui, ma la Russia.

  

Il sito di notizie russo Rbc ha raccontato come è avvenuta questa sostituzione, oltre all’aiuto di Rt, è arrivato il sostegno dei canali di stato russi: si vedono anche gli stessi giornalisti. Mosca avrebbe mandato anche il supporto tecnico e tramite la televisione sta mostrando a Lukashenka come Putin ha intenzione di aiutarlo, attraverso una veloce e palese invasione mediatica. La Russia pensa per sé e probabilmente sta ancora valutando se le convenga aiutare il presidente bielorusso o cercare altri modi per tenere Minsk al suo fianco. Intanto sta commettendo un errore, le proteste non si fermano e più la repressione va avanti più le persone scendono in strada. I bielorussi ci tengono a sottolineare che la loro è una manifestazione per la democrazia, non ha fini geopolitici o antirussi. Ma vedersi rappresentati come dei violenti ubriachi, vedere la loro causa sminuita dai servizi di Rt, potrebbe far cambiare loro idea.

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