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Natalia Eismont, il falco di Minsk

Micol Flammini

Per sapere cosa farà Lukashenka bisogna osservare la sua portavoce

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Roma. Per prevedere quali saranno le prossime mosse di Aljaksandr Lukashenka e di Vladimir Putin, gli analisti spesso suggeriscono che è necessario capire chi sta sussurrando più forte alle loro orecchie: le colombe o i falchi? Quando giovedì il capo del Cremlino ha detto che la Russia è pronta a intervenire, se necessario, in Bielorussia, tutti si sono trovati d’accordo nel dire: ecco, i falchi di Mosca si stanno facendo sentire di più. Ma se la copertina dell’Economist di questa settimana ha ragione e Putin ha qualche paura – il titolo è “What Putin fears” – il presidente russo dovrebbe imparare a rispondere ai suoi timori in modo diverso da come ha fatto finora. Magari iniziando a prestare qualche attenzione in più alle, poche, colombe del Cremlino o ad Angela Merkel che ieri gli ha consigliato di non intervenire in Bielorussia. A Minsk, invece, le colombe sono scomparse del tutto e all’orecchio del presidente bielorusso la voce che arriva è soprattutto una: quella della sua portavoce. Natalia Eismont è entrata nella squadra di Lukashenka nel 2014, erano undici anni che il presidente bielorusso non aveva al suo fianco una figura simile. La Eismont, trentasei anni, un passato in televisione ed ex studentessa dell’Accademia di arte drammatica, con il tempo è diventata molto di più di una portavoce, si è trasformata in consigliere e anche spin doctor.

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Roma. Per prevedere quali saranno le prossime mosse di Aljaksandr Lukashenka e di Vladimir Putin, gli analisti spesso suggeriscono che è necessario capire chi sta sussurrando più forte alle loro orecchie: le colombe o i falchi? Quando giovedì il capo del Cremlino ha detto che la Russia è pronta a intervenire, se necessario, in Bielorussia, tutti si sono trovati d’accordo nel dire: ecco, i falchi di Mosca si stanno facendo sentire di più. Ma se la copertina dell’Economist di questa settimana ha ragione e Putin ha qualche paura – il titolo è “What Putin fears” – il presidente russo dovrebbe imparare a rispondere ai suoi timori in modo diverso da come ha fatto finora. Magari iniziando a prestare qualche attenzione in più alle, poche, colombe del Cremlino o ad Angela Merkel che ieri gli ha consigliato di non intervenire in Bielorussia. A Minsk, invece, le colombe sono scomparse del tutto e all’orecchio del presidente bielorusso la voce che arriva è soprattutto una: quella della sua portavoce. Natalia Eismont è entrata nella squadra di Lukashenka nel 2014, erano undici anni che il presidente bielorusso non aveva al suo fianco una figura simile. La Eismont, trentasei anni, un passato in televisione ed ex studentessa dell’Accademia di arte drammatica, con il tempo è diventata molto di più di una portavoce, si è trasformata in consigliere e anche spin doctor.

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(Dal profilo Facebook di Natalia Eismont)

   

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Natalia Eismont, prima di lavorare per il presidente bielorusso, faceva la giornalista in tv, è sposata con un ex poliziotto poi diventato l’uomo più importante della televisione e della radio di stato. La coppia controlla quasi tutti il mondo mediatico della Bielorussia, ma tutti dicono che quella importante è lei, perché non ha soltanto il potere di comunicare le decisioni del presidente, di gestire i rapporti con i giornalisti, ma anche di stabilire cosa il presidente deve sapere e cosa no. La Eismont in poco tempo è diventata importantissima per le sorti del dittatore e anche della Bielorussia: e no, non c’è nessuna relazione tra i due. A portare Natalia dal presidente sarebbe stata Darya Shmanai, la reginetta di bellezza che da alcuni anni è diventata e una delle donne più in vista della presidenza, nonché, sussurrano i pettegoli, l’amante di Lukashenka.

   

Si è molto parlato del triumvirato femminile che ha gestito la campagna elettorale dell’opposizione: Svjatlana Tikhanovskaya, Maria Kalasnikava e Veronika Tsepkala. Ma anche il fronte della presidenza è un triumvirato e anche questo tutto femminile. C’è una terza donna al fianco di Lukashenka, Natalia Kochanova, presidente della Camera alta del Parlamento ed ex capo di gabinetto. Eismont, Shmanai e Kochanova sono le tre donne che gestiscono il presidente e, secondo molti, le tre autrici della sua disfatta, visto che avrebbero contribuito a creare attorno a Lukashenka uno spazio sicuro, sempre più lontano dai bielorussi.

  

Le immagini di Lukashenka che gira con il Kalashnikov per Minsk sono state diffuse dal canale Telegram Pul Pervogo, il principale punto di riferimento per capire cosa fa e pensa i presidente, e probabilmente, hanno raccontato alcune fonti al giornalista Maksim Solopov, a gestire il canale è proprio la Eismont, creatrice, dicono, anche degli sticker pro Lukashenka apparsi sull’app di messaggistica. Non è difficile immaginare quanto male abbiano fatto all’immagine del presidente bielorusso quei video. Ma la rovina dell’immagine di Lukashenka è iniziata già da alcuni anni, da quando con orgoglio ha cominciato a definirsi un dittatore.

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A febbraio di quest’anno, durante un incontro con il segretario di stato americano, Mike Pompeo, scherzando aveva detto che “la dittatura è un male, ma diventa improvvisamente un bene nel momento in cui risolve i problemi dall’oggi al domani”. Lukashenka, hanno raccontato diversi suoi collaboratori, un tempo era molto attento a mostrarsi come uno del popolo, un lavoratore, l’ex capo di un kolchoz, sapeva che la Bielorussia non era una democrazia, ma non ne faceva un vanto. Tutto è cambiato velocemente e, in questi ultimi anni, il presidente ha iniziato a definire apertamente la Bielorussia una dittatura. La Eismont – che studia, previene e suggerisce ogni mossa – lo scorso anno è apparsa in un’intervista in tv per dire con fierezza: “la dittatura è il nostro brand”. La portavoce, spin doctor, il falco che sussurra all’orecchio del presidente, ha raccontato che la dittatura sta assumendo sempre più connotazioni positive, perché è l’unico modo per prevenire il caos. Racconta sempre Solopov – che è stato fermato dalla polizia durante le proteste in Bielorussia di questo mese – che è sempre la Eismont a continuare a opporsi a ogni forma di dialogo con l’opposizione, a suggerire di andare avanti con una molto fallimentare linea dura.

 

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La portavoce però ha un enorme problema, detesta, a detta dello stesso Lukashenka, Nikolai detto Kolya, il figlio del dittatore più volte presentato come suo possibile successore. I due non vanno d’accordo e Kolya è convinto che la Eismont faccia di tutto per fare in modo che i media non parlino bene di lui.

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