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Il Bundestag esplode

Daniel Mosseri

Anche la Germania vuole tagliare i parlamentari. È un problema di legge elettorale che verrà risolto nel 2025

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Berlino. Tagliare il numero dei parlamentari. La questione è di grande attualità in Italia come in Germania, dove la maggioranza di governo ha appena trovato un accordo per una sforbiciata ai parlamentari in due tempi. Paesi che vai, sistemi che trovi. Da noi la materia è costituzionale, nella Repubblica federale tedesca la via al dimagrimento del Bundestag passa da un ritocco della legge elettorale visto che il numero dei deputati non è mai stato indicato nella Grundgesetz, la Legge fondamentale del paese. Ma quella procedurale non è l’unica differenza fra il caso tedesco e quello italiano. Nel Belpaese la questione è tutta politica: da una parte c’è chi crede che un Parlamento più snello lavorerà meglio e costerà di meno, dall’altra chi vede nel taglio una riforma poco organica e dal sapore antiparlamentarista. Visioni inconciliabili, alle quali solo la consultazione popolare potrà dare risposta.

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Berlino. Tagliare il numero dei parlamentari. La questione è di grande attualità in Italia come in Germania, dove la maggioranza di governo ha appena trovato un accordo per una sforbiciata ai parlamentari in due tempi. Paesi che vai, sistemi che trovi. Da noi la materia è costituzionale, nella Repubblica federale tedesca la via al dimagrimento del Bundestag passa da un ritocco della legge elettorale visto che il numero dei deputati non è mai stato indicato nella Grundgesetz, la Legge fondamentale del paese. Ma quella procedurale non è l’unica differenza fra il caso tedesco e quello italiano. Nel Belpaese la questione è tutta politica: da una parte c’è chi crede che un Parlamento più snello lavorerà meglio e costerà di meno, dall’altra chi vede nel taglio una riforma poco organica e dal sapore antiparlamentarista. Visioni inconciliabili, alle quali solo la consultazione popolare potrà dare risposta.

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In Germania la questione è tutta tecnica. Perché la legge elettorale ha stabilito che i deputati siano 598. Ma oggi il loro numero è salito a 709 e un Bundestag ipertrofico non piace né alla maggioranza né all’opposizione. “Il problema è nato nel 1949, quando abbiamo mescolato due sistemi diversi: l’uninominale secco e il proporzionale puro”, spiega al Foglio Nils Diederich, decano dei politologi della Freie Universität Berlin. Il numero dei deputati “in più” è cresciuto con gli anni: erano 5 nel 2002, sono passati a 16 nel 2005 e nel 2009 erano 24. Nel 2012 la Corte Costituzionale ci ha messo lo zampino e i deputati eccedenti sono saliti a 33 fino a esplodere a quota 111 alle elezioni di tre anni fa. Il sistema è complicato, insiste Diederich. In Germania la Camera elettiva è una sola (il Bundestag) eppure ogni elettore riceve due schede. Con la prima Herr Müller sceglie un candidato nel proprio collegio, con la seconda il partito che gli piace di più – e il voto disgiunto è ammesso. Le due schede hanno la stessa importanza: 299 deputati sono scelti in collegi uninominali in una elezione a turno secco (passa chi prende un voto di più degli altri) e 299 sono espressione di listoni regionali. Quando il primo e il secondo voto danno risultati simili, oppure quando un partito è più forte nel proporzionale, il Parlamento non si gonfia. Ma quando i mandati diretti superano quelli ottenuti nel proporzionale, allora cominciano i guai. Perché se il partito del Bretzel avrà il 30 per cento dei voti (180 seggi) ma avrà conquistato 186 mandati diretti, avrà diritto al mantenimento dei 6 seggi “eccedenti” E secondo il principio della compensazione, anche il partito del Würstel, della Pils, e delle Birckenstock avranno diritto a tanti deputati in più in proporzione ai voti ottenuti. Si apre così una gara all’ortodossia proporzionalista monitorata dai giudici di Karlsruhe con effetti inflazionistici sul numero degli onorevoli. Ma un Parlamento pensato per 598 non può lavorare bene con 711 membri. Dopo sette anni di elucubrazioni, la maggioranza Cdu-Csu-Spd ha dunque partorito una riforma: dal 2025 il numero dei mandati diretti scenderà dal 299 a 280. La speranza è che scendano così anche i deputati eccedenti e di conseguenza quelli eletti “per compensazione”, recuperati in fondo alle liste.

 

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Il problema della Germania, però, è che si vota fra un anno e la maggioranza non ha trovato nessuna soluzione per allora, salvo imporre a ogni partito la rinuncia dei primi tre deputati “compensati”. Basterà? In molti temono di no e vedono all’orizzonte un altro Parlamento-monstre. Così anche in Germania le opposizioni ce l’hanno con la maggioranza, ma nella lingua di Goethe le critiche suonano come “riformetta”, “poco coraggio”, “compromesso al ribasso”. I partiti più piccoli come Verdi, liberali e socialcomunisti avrebbero preferito un taglio più netto e immediato ai mandati diretti. Mandati che fanno gola ai moderati e soprattutto alla Csu bavarese fortissima in casa e inesistente altrove. Per vedere un Bundestag col numero di deputati previsto dalla legge si dovrà aspettare il 2025.

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