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La seconda fine di Shinzo Abe 

Giulia Pompili

Il primo ministro giapponese annuncia le dimissioni per motivi di salute. La terza economia del mondo perde il leader della stabilità 

 

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È il primo ministro che ha governato più a lungo il Giappone sin dal Dopoguerra, l’ambizioso leader politico che avrebbe voluto rivoluzionare economia e diplomazia della terza economia del mondo. Le dimissioni di Shinzo Abe, annunciate stamattina in una conferenza stampa dopo qualche giorno di pettegolezzi, sono uno terremoto politico non solo nel paese del Sol levante ma in tutta l’Asia. Perché Abe, dopo anni di instabilità politica per il paese, aveva ridato al Giappone un progetto chiaro – condivisibile o meno – sia a livello economico sia sul piano della politica internazionale. 

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È il primo ministro che ha governato più a lungo il Giappone sin dal Dopoguerra, l’ambizioso leader politico che avrebbe voluto rivoluzionare economia e diplomazia della terza economia del mondo. Le dimissioni di Shinzo Abe, annunciate stamattina in una conferenza stampa dopo qualche giorno di pettegolezzi, sono uno terremoto politico non solo nel paese del Sol levante ma in tutta l’Asia. Perché Abe, dopo anni di instabilità politica per il paese, aveva ridato al Giappone un progetto chiaro – condivisibile o meno – sia a livello economico sia sul piano della politica internazionale. 

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Nella conferenza stampa di stamattina – il pomeriggio a Tokyo – Shinzo Abe ha iniziato parlando della nuova fase di controllo dell’epidemia da coronavirus (una fase particolarmente delicata in questo momento anche in Giappone). Poi ha elencato i problemi regionali di sicurezza, la minaccia nordcoreana e i tentativi del suo governo di mettere in sicurezza il paese. Infine, con una retorica tipicamente giapponese, si è scusato per non aver portato a compimento tutte le promesse fatte durante i quasi otto anni di mandato.

    

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Shinzo Abe soffre di colite ulcerosa cronica già da molti anni. Anche quando è stato primo ministro per la prima volta, nel 2012, dopo un anno è stato costretto alle dimissioni per ragioni di salute. Secondo quanto spiegato alla stampa oggi, la colite si sarebbe ripresentata all’inizio dell’anno, rendendogli difficoltoso l’ufficio, anche se i nuovi trattamenti a cui si è sottoposto lascerebbero ben sperare. “Ma il compito di un politico è portare a termine le cose”, ha detto Abe, scusandosi anche per non aver realizzato il trattato di pace con la Russia, uno dei suoi cavalli di battaglia. 

    

La leadership del governo della terza economia del mondo è ora lasciato vacante, perché della successione di Abe si parla già da qualche anno ma nessun esponente del Partito liberal democratico è finora riuscito a emergere come potenziale delfino. C’è Fumio Kishida, rassicurante ex ministro degli Esteri, c’è Taro Aso – il braccio destro di Abe ma considerato troppo estremista, c’è Taro Kono, ex ministro degli Esteri e ministro della Difesa, una personalità molto apprezzata all’estero. È probabile che nel giro di poche settimane il Partito di maggioranza procederà alle elezioni per la leadership. 

   

   

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Nel frattempo, anche la Casa Blu, il palazzo del governo della Corea del Sud, ha inviato un tweet di ringraziamento per Abe, l’acerrimo nemico del presidente democratico Moon Jae-in

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