PUBBLICITÁ

La favola del presente della convention dem

Paola Peduzzi

Biden e Harris guidano l’esercito dei buoni contro Donald Trump, bellissimi e composti, ma sono così concentrati sulla battaglia di oggi che dimenticano speranza e audacia per il dopo 2020. E i repubblicani hanno pronta la contromossa

PUBBLICITÁ

L’America è stata presa in ostaggio dal drago, il principe azzurro va a salvarla affrontando molti pericoli e molte tenebre, la principessa è felice e grata, gli dà un bacio, e vissero tutti felici e contenti. La convention dei democratici americani ha raccontato questa favola, l’inevitabilità del bene che vince sul male, l’urgenza di un lieto fine, anzi: la prepotenza di un lieto fine. E di quel che accadrà dopo nessuno si occupa, se non c’è il drago si starà per forza bene, esiste solo il presente, la battaglia di oggi, cruda e drammatica, e il romanzo di formazione dei buoni.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


L’America è stata presa in ostaggio dal drago, il principe azzurro va a salvarla affrontando molti pericoli e molte tenebre, la principessa è felice e grata, gli dà un bacio, e vissero tutti felici e contenti. La convention dei democratici americani ha raccontato questa favola, l’inevitabilità del bene che vince sul male, l’urgenza di un lieto fine, anzi: la prepotenza di un lieto fine. E di quel che accadrà dopo nessuno si occupa, se non c’è il drago si starà per forza bene, esiste solo il presente, la battaglia di oggi, cruda e drammatica, e il romanzo di formazione dei buoni.

PUBBLICITÁ

  

Joe Biden, candidato presidente, è impastato di esperienza e di dolore, è un buono senza ombre, anziano, credibile, rassicurante, quello che ti prende per mano e ti indica la via. Kamala Harris, candidata vicepresidente, è una buona caparbia e irresistibile, il sogno americano scritto nel proprio dna, una madre che le ha dato l’insegnamento più importante di tutti: non ci si lagna, si fa, e una storia di ambizione e pragmatismo, la maglietta sotto la giacca, la risata cristallina identica alla sorella-consigliera. I buoni sono buonissimi, hanno un esercito di belli e altrettanto buoni che li sostiene, hanno i colori, la compostezza, la determinazione, la retorica, la luce che dà loro il diritto di riprendersi indietro l’America, chiusa nella torre dal drago ormai da quattro anni, e irriconoscibile.

  

PUBBLICITÁ

Il drago è Donald Trump, vuole la rielezione, four more years come si conviene ai presidenti che hanno fatto la storia americana ed è convinto di essere lui il salvatore: quale rapimento, quale ostaggio? L’America è rinata da quando c’è lui, dice Trump, ha recuperato la sua forza antica, ha iniziato a sospettare degli amici di sempre, ha messo l’elmetto perché bisogna stare all’erta, ma mai l’America è stata tanto bene. In questa favola, il cattivo non vuole (nemmeno lui) essere il cattivo, non gioca con la forza oscura e le tenebre, o almeno non lo fa in modo e consapevole, aspira a essere pure lui buono, anzi il buonissimo – le tenebre sono un effetto, non una strategia. Oggi, a differenza del 2016, il drago fa più paura non soltanto perché ha già vinto una volta ma perché se in quattro anni il sistema democratico americano ha retto l’urto, ora pare più chiaro che in altri quattro si spezzerebbe (noi europei siamo terrorizzati all’idea di un secondo mandato: ci si adatta a un’assenza temporanea dell’America, a un addio per sempre no).

  

La favola della convention democratica che si è appena chiusa è questa. C’è il passato dei protagonisti, c’è la battaglia attuale, non c’è futuro. 

 

Soltanto Billie Eilish ha guardato avanti, “I’m in love with my future” ha cantato, ma per gli altri esiste soltanto il presente, la necessità di luce, oggi, adesso, subito. Andate a prendervela, la luce, votate, votate, votate, questo è l’unico modo – potente, decisivo – per salvare l’America, riportarla com’era, rimetterla al bello – un bello passato e trascorso che non ci prova nemmeno a farsi speranza e audacia per il post 2020, ma che importa?, è sempre meglio della bava del drago. I buoni sono l’America, la loro missione è chiara, poi si vivrà felici e contenti, inevitabilmente.

PUBBLICITÁ

  

PUBBLICITÁ

Donald Trump non ha intenzione di cedere la sua preda ai democratici. Prepara una convention repubblicana che non è come sperava lui – dal vivo, il riscatto dello spettacolo pietoso del 2016 perché allora nessuno credeva che quel candidato potesse vincere e c’erano pochi palloncini – ma è la sua risposta al sedicente esercito dei buoni. Il presidente non vuole tutti quei messaggi registrati composti e precisi e scritti da altri, dai burattinai, come hanno fatto i democratici: anzi, quel format è già diventato un punto d’attacco, la dimostrazione di un élite lontana e spettrale, che parla soltanto ai suoi, o al vuoto. La campagna della rielezione vuole molti messaggi in diretta, vuole spontaneità, pancia, rabbia, vita. E’ l’unico modo che ha per far dimenticare gli errori commessi e per mostrare ancora una volta che l’America non è chiusa nella torre, in ostaggio, e che i buoni sono sempre meno, sempre più soli. E presuntuosi. Ma la morale di questa favola che non parla di futuro, che non guarda al futuro, è forse tutta qui: il voto è luce che illumina, l’unico modo per togliere le tenebre e farci vedere bene quanto s’è sciupata l’America.

PUBBLICITÁ