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Dentro la fiacca e surreale convention democratica

Luciana Grosso

Dai discorsi di Bernie Sanders e Michelle Obama alla manciata di repubblicani pro Biden. La prima giornata di un format ordinato ed elegante ma noioso, lento e paludato

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Cosa ricorderemo del primo giorno di questa strana (anzi, diciamolo: surreale) convention democratica? Varie cose.
 
 
1) La fiacchezza, prima di tutto

Si può sostituire un evento che, per definizione è fatto di gente, casino, odore di pop corn e di hot dog, calca, caffè e piedi pestati, come una convention, con una lunga trasmissione in streaming? La risposta, da ieri lo sappiamo è ‘No’. Non è detto, attenzione, che la formula non funzioni (quattro giorni di trasmissioni aperte a tutti e trasmesse in tv allargheranno senza dubbio la platea). Solo che il format è noioso, lento, paludato. Niente a che fare con le convention chiassose e un po’ zarre cui ci siamo abituati negli ultimi anni: una via di mezzo tra una sagra di paese e il Festivalbar.

 

La convention del 2020 è un inedito assoluto: niente applausi, niente palloncini, niente tifoserie, ma solo un’ordinata sequenza di interventi in streaming, alcuni registrati, altri dal vivo, per lo più ripresi in ben arredati soggiorni, intervallati dalle brevi introduzioni di una misuratissima e castigata Eva Langoria di bianco vestita (il bianco, è bene ricordare, era uno dei colori simbolo delle suffragette) e da video motivazionali molto efficaci ed enfatici che, di volta in volta, deprecavano i fatti degli ultimi disastrosi mesi (su tutti quello di Philonise Floyd, il fratello di George Floyd) e, dall’altro, lodavano la bontà della proposta Biden (bellissima l’intro).
 
Tutto molto ordinato, tutto molto studiato, tutto molto elegante. Bello, ma non ci vivrei.
 

 
2) I Repubblicani
 
Tanti. O meglio una manciata. Il che è comunque una folla trattandosi di una convention democratica. Tra tutti gli interventi registrati di repubblicani che, pur non rinnegando il loro partito e le loro convinzioni, dicevano di non voler né poter votare per un gaglioffo come Trump e annunciavano il loro voto per Joe Biden, il più importante di tutti è stato l’intervento di John Kasich.
  
Kasich è stato per vent’anni deputato repubblicano alla Camera dei Rappresentanti e poi, per otto anni, governatore repubblicano dell’Ohio. È un repubblicano vero, uno duro e puro, non uno noto per posizioni particolarmente centriste o dialoganti (da governatore, nel 2011, nominò un gabinetto di soli bianchi, solo pochi giorni fa ha bisticciato via Twitter con Alexandria Ocasio Cortez). Eppure è uno strenuo e feroce oppositore di Trump, contro il quale si era già candidato alle primarie del 2016 e a cui non ha mai dato il suo appoggio. Nel suo intervento registrato, che un regista furbo gli ha fatto fare dinanzi a un metaforico bivio, Kasich ha detto: “Ci sono un sacco di cose su cui io e Joe non siamo d’accordo. Ma è normale, del resto, siamo in America. Però ci rispettiamo come persone, cerchiamo entrambi la giustizia delle cose e soprattutto, siamo d’accordo sul fatto che le cose, con Trump, non stanno andando bene”. Un discorso potente, a modo suo. Un discorso storico, senza dubbio, perché rivolto da un repubblicano ai repubblicani affinché votino un democratico.
  
Un discorso forse di unità nazionale, ma non senza danni, visto che è andato (molto) di traverso alla parte più di sinistra del partito (gli irriducibili di Bernie Sanders, per intenderci), che lo ha letto come una pesante ipoteca centrista su un eventuale presidenza Biden (date un’occhiata al profilo Twitter dell’ex stratega dem e sostenitore di Bernie Sanders Pete Daou per capire quanto grande e grave sia ancora la frattura all’interno del Partito).
 
3) I ceppi di legna di Bernie Sanders
 
Al capo della sinistra-sinistra americana è toccato il discorso più difficile e delicato della serata: la sua missione era dire due cose antitetiche insieme e, mentre lo faceva, riuscire a non sembrare pazzo. Per farlo, Sanders ha scelto di parlare davanti a un (atipico, senza dubbio) sfondo di ceppi di legna tagliata, che fanno tanto ‘vecchia e calda casa del Vermont’, ma sanno anche di fatica, di lavoro, di autenticità contadina. Dinanzi a quello sfondo che voleva dire due cose in una, Sanders ha detto ai suoi “Ehi, noi siamo un’altra cosa e lo saremo sempre. Ma Biden è l’unica speranza che abbiamo:  può  cacciare Trump dalla Casa Bianca e può permetterci di portare avanti la nostra agenda. Se non tutta, almeno in parte. Non è quello che volevamo, ma è il massimo che avremo”. In pratica ha detto ai suoi di non fare i bastian contrari e di votare il meno peggio. Perchè il meglio che c’è su piazza. Tant’è. Oltre a questo, probabilmente, il discorso di Sanders sarà ricordato per una delle frasi più efficaci della serata: “Nero fiddled while Rome burned. Trump golfs”.
 
4) Il discorso di Michelle Obama
 
Michelle Obama non è una politica. Non è mai stata candidata a niente e mai verosimilmente lo sarà. Ma il discorso più potente, efficace e coinvolgente è stato il suo. Un discorso allo stesso tempo pacato e accorato, carico di sdegno e impegno, popolare ed elegante, caloroso e determinato, ironico e rigoroso. Quindici minuti perfetti nei quali l’ex first lady ha parlato di Trump e della sua inadeguatezza (‘ha avuto l’occasione di dimostrare di essere all’altezza del suo compito, non lo ha fatto: la presidenza non cambia ciò che sei, ma rivela chi sei in realtà’); in cui ha ripreso le fila del suo discorso del 2016 ripartendo da ‘When they go low, we go high’, dicendo che “anche se gli altri vanno sempre più in basso, vale comunque la pena di volare il più alto possibile, perché è in ogni caso la cosa migliore e la più giusta da fare”; si è rivolta alla comunità nera, dicendo che serve mobilitazione ed entusiasmo, come nel 2008 e nel 2012, che serve registrarsi per tempo (ha spiegato passo passo la procedura) e che, se non si riesce a votare per posta occorre armarsi di scarpe comode, mascherina e panini, per mettersi in fila per ore per votare. Un discorso, il suo, di reale unità. Capace di parlare a tutti: repubblicani e democratici, ricchi e poveri, bianchi e minoranza.  Un discorso concreto e idealista che profumava di futuro, di speranza, di fatica e di impegno. Di dovere per un ideale. Un discorso che, non a caso, è stato fatto da una donna. Perchè le donne, di futuro, di speranza, di fatica e di impegno se ne intendono di più.
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