Libri da vicepresidente. I testi di Kamala Harris
Da “Native Son” al “Canto di Salomone” e “Il cacciatore di aquiloni”. La libreria della Harris è multiculti
Per quel che può valere”. Literary Hub – un sito che raccoglie il meglio del web, in faccende letterarie – mette le mani avanti prima di pubblicare l’elenco dei libri più amati da Kamala Harris. Vengono dalla lista che la candidata vicepresidente ha comunicato lo scorso ottobre a Kelly Jensen di Book Riot. La prima tra gli interrogati a rispondere: oltre che sveglia la ragazza è diligente.
Per quel che può valere”. Literary Hub – un sito che raccoglie il meglio del web, in faccende letterarie – mette le mani avanti prima di pubblicare l’elenco dei libri più amati da Kamala Harris. Vengono dalla lista che la candidata vicepresidente ha comunicato lo scorso ottobre a Kelly Jensen di Book Riot. La prima tra gli interrogati a rispondere: oltre che sveglia la ragazza è diligente.
Sono cinque titoli, multiculturali ma non del tutto. C’è il C. S. Lewis di “Il leone, la strega e l’armadio”, primo volume delle “Cronache di Narnia”. Libro di culto, per chi non ha in antipatia i fauni nella neve, i leoni che si sacrificano per salvare l’umanità, varie mitologie e allegorie cristiane a uso dei ragazzini (Andrew Adamson quindici anni fa ne ha tratto un film, Jonathan Coe e altri scrittori inglesi lo ricordano tra le prime letture).
Gli altri titoli sono più di battaglia. Per esempio “Native Son” di Richard Wright – “Paura” nella traduzione italiana (abbastanza tempestiva, datata 1947 mentre l’originale è del 1940). Racconta la miserabile vita di Bigger Thomas, un ventenne nero di Chicago, nel ghetto di South Side.
“Southside with You” è un film di Richard Tanne che racconta l’incontro romantico di Barack e Michelle Obama: in un’altra occasione, Kamala Harris ha messo “I sogni di mio padre” tra i libri letti e apprezzati. “Ragazzo negro” – questa la traduzione di “Black Boy” uscita da Einaudi, nel 2014 si poteva non solo dire ma anche scrivere la parola con la enne – è invece l’autobiografia dello scrittore, nato in una piantagione del Mississippi.
Prevedibilissima Toni Morrison, prima afroamericana a vincere il Nobel per la Letteratura, premiata da Barack Obama con la Medal of Freedom e considerata un “tesoro nazionale”.
Kamala Harris sceglie il “Canto di Salomone”: la storia di Macon Dead detto “Milkman”, che pezzo a pezzo cerca di ricostruire le vicende di famiglia. Lo aiutano i racconti di zia Pilate, che distilla alcol clandestinamente e ha una nipote – un po’ strega – di cui Milkman si innamora (senza pensare alle conseguenze quando vorrà lasciarla). Aggiungete una setta segreta che uccide i bianchi per rappresaglia e ne viene fuori un romanzo che sembra scritto ieri (è del 1977).
“Il cacciatore di aquiloni” lascia le vite tragiche dei neri d’America per i ragazzini afghani Hassan e Amir. Il figlio del ricco commerciante e il figlio del servo, imbattibili nel far volare gli aquiloni. Prima che i russi invadano l’Afghanistan: Khaled Hosseini, nato a Kabul e emigrato in America negli anni 80, ne approfitta per raccontare la storia del suo paese. Intristito dai talebani e senza gli spensierati aquiloni, fu subito bestseller internazionale.
Più originale, oltre che da campagna elettorale, l’ultimo titolo: “Il circolo della fortuna e della felicità” di Amy Tan. Quattro anziane cinesi a San Francisco e le loro quattro figlie ormai americanizzate si riuniscono per giocare a Mah Jong e raccontarsi le loro storie. Mancavano in effetti le donne e gli asiatici. Per quel che può valere, la bibliotechina ha un disegno.