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I veri rimbecilliti sono i liberal bacchettoni che confondono il Cav. con Trump

Giuliano Ferrara

Confondere Bunga Bunga e razzismo. The Donald ha devastato la Costituzione, Berlusconi generato l’alternanza

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“America scema” è una serie alla quale bisogna cominciare a mettere mano. Fino a ieri pensavo che il vero sconfitto di quattro anni di indecenza trumpiana fosse la destra conservatrice aggiogata al carro di un impostore di minoranza che ha spadroneggiato sul paese manomettendo impudicamente la sua essenza storica e costituzionale. Ma leggendo “Insanities & Vanities Fair”, il patinato del piacione puritano e liberal, viene da abrogare o correggere quel giudizio: i rimbecilliti del trumpismo sono proprio i liberal dell’establishment godereccio e bacchettone, quelli del pettegolezzo letterario e di pronto consumo.

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“America scema” è una serie alla quale bisogna cominciare a mettere mano. Fino a ieri pensavo che il vero sconfitto di quattro anni di indecenza trumpiana fosse la destra conservatrice aggiogata al carro di un impostore di minoranza che ha spadroneggiato sul paese manomettendo impudicamente la sua essenza storica e costituzionale. Ma leggendo “Insanities & Vanities Fair”, il patinato del piacione puritano e liberal, viene da abrogare o correggere quel giudizio: i rimbecilliti del trumpismo sono proprio i liberal dell’establishment godereccio e bacchettone, quelli del pettegolezzo letterario e di pronto consumo.

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In un affare che si chiama Wondery podcast, con il titolo Bunga bunga, una anchor di nome Whitney Cummings, con la collaborazione di Benjamin Gray e di Giulia Alagna, lascia che una collana di stupidità politica e di costume si infili, una perla via l’altra, in un racconto inverosimile e grottesco su Berlusconi con l’intento di alleviare, vaste programme, la vergogna di un tv host che si è fatto presidente degli Stati Uniti e ha distrutto in quattro anni credibilità e significato dell’eccezionalismo americano, ritorto dalla mitica city on the hill in un banale sobborgo dei lunatici.

     

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Cummings e associati, tutti presi dalle evidenti assonanze tra i fenomeni politici paralleli di The Donald e del Cav. (tv, soldi, donne, linguaggio pop dell’outsider), le sbagliano tutte. Bunga Bunga sarebbe una vecchia barzelletta razzista, quando è solo una cretinata festaiola e una privatissima frivolezza scoperta da magistrati integerrimi in caccia di “furbizie levantine” di una giovane signora marocchina. C’è chi è apertamente razzista e suprematista al vertice dello stato e chi scherza in privato con la ruvida e ilare ineleganza del cumenda: sono due cose diversissime, ma la lettera scarlatta della caccia alle streghe di Salem le accomuna nella testolina prude dei columnist vanitosi. Il background di Berlusconi sarebbe la trashy television, quando è noto che il tipo ruppe il monopolio di stato dell’emissione, quello che metteva i mutandoni alle ballerine e divideva tra i soli partiti il diritto di informare, con effetti di modernizzazione del sistema e di innovazione del linguaggio: Trump è un anchor del “Grande Fratello” all’americana, il Cav. inventò “Drive In”, importò il talk-show, e fondò una catena di telegiornali senza fare il bullo sul piccolo schermo, come si dice.

   

Se ci si ferma a giudizi di sconcertante banalità come il lavaggio del cervello o la corruzione delle masse, e altre amenità che qui si riconoscono dalla vecchia retorica antiberlusconiana, bè, certo il programma di questa Cummings servirà a fornire al lettore e allo spettatore liberal-connesso biada per “un po’ di catarsi”, come dicono loro stessi, cioè argomenti per giustificare quattro anni di sottomissione del sistema americano al narcisista in chief. Ma bisogna saltare a piè pari il fattore politico: Trump si è fatto regalare un pallone da Putin anche perché ha distrutto la Nato, Berlusconi cercò di inquadrare il capo russo in una aperta cooperazione con la Nato a Pratica di Mare in un vertice che fu l’ultima spiaggia di un dialogo tra pari. 

   

Trump cerca tuttora di demolire ciecamente e senza senso l’Unione europea, Berlusconi è al presente, dieci anni dopo la sua caduta come leader di governo, soggetto attivo di una politica e di una ideologia europeiste.

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Trump ha devastato la Costituzione scritta più antica del mondo, Berlusconi ha generato l’alternanza di forze diverse alla guida dello stato, una cosa che in Italia, paese di cambio di regime ma non di rinnovo del governo e dell’opposizione, mancava dall’unità del Regno, oltre che dalla fondazione della Repubblica.

   

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Infine, quanto al Bunga Bunga, come successe per Dominique Strauss-Kahn, il vizietto internazionale degli snob è quello di assimilare varie forme di misoginia e di violenza sulle donne con la grazia maldestra, un po’ antiquata e un po’ da campo di calcetto, della brigata di amici che faceva bisboccia nelle feste private del Cavaliere, sempre contraccambiando con doni e liberalità protettive le favorite di un harem molto speciale contro il quale si accanirono i tenutari malsani di un malinteso “senso comune del pudore”. Il Cav. non è mai stato un impeccabile, ma i suoi fustigatori, che ora si dicono e fingono timidi, shy, di fronte al misterioso Bunga Bunga, neanche fosse uno scannatoio per serial killer, hanno scritta in faccia la loro catartica vanità, che è moralmente e stilisticamente una spregevole caricatura della megalomania e dei durevoli risultati politici del nostro elder statesman.

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