PUBBLICITÁ

In Francia non c'è spazio per i critici della mascherina

Micol Flammini

Oltralpe i movimenti no mask non attecchiscono e restano un sottobosco social. Anche l’estrema destra ne sta alla larga, Le Pen ha altri piani per sfruttare la pandemia

PUBBLICITÁ

Roma. In Francia, i nuovi casi di coronavirus crescono ormai al ritmo di duemila al giorno. Quasi mille comuni hanno deciso di imporre l’uso della mascherina all’aperto – Lille, Tours, Blois, Tolosa, Epinal, Nizza e adesso anche Parigi – ma le nuove restrizioni rimangono fuori dagli scontri tra partiti e anche l’estrema destra di Marine Le Pen ha deciso di non attaccare le misure per il contenimento della pandemia. Nonostante questa parentesi di maturità politica, anche in Francia c’è chi si oppone all’uso della mascherina (la chiamano “la muselière”, la museruola), circolano teorie del complotto per le quali coprire naso e bocca è un modo per rendere tutti più controllabili e c’è chi definisce la campagna “no mask” come l’ultima crociata della battaglia contro i vaccini. Per ora sono gruppi che hanno poco successo, non attirano, non interessano, non si ingrandiscono. Hanno due problemi: sono molto divisi tra di loro e non riescono a catturare l’attenzione della politica ora che anche l’estrema destra ha capito che le campagne contro le misure anti Covid non premiano.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. In Francia, i nuovi casi di coronavirus crescono ormai al ritmo di duemila al giorno. Quasi mille comuni hanno deciso di imporre l’uso della mascherina all’aperto – Lille, Tours, Blois, Tolosa, Epinal, Nizza e adesso anche Parigi – ma le nuove restrizioni rimangono fuori dagli scontri tra partiti e anche l’estrema destra di Marine Le Pen ha deciso di non attaccare le misure per il contenimento della pandemia. Nonostante questa parentesi di maturità politica, anche in Francia c’è chi si oppone all’uso della mascherina (la chiamano “la muselière”, la museruola), circolano teorie del complotto per le quali coprire naso e bocca è un modo per rendere tutti più controllabili e c’è chi definisce la campagna “no mask” come l’ultima crociata della battaglia contro i vaccini. Per ora sono gruppi che hanno poco successo, non attirano, non interessano, non si ingrandiscono. Hanno due problemi: sono molto divisi tra di loro e non riescono a catturare l’attenzione della politica ora che anche l’estrema destra ha capito che le campagne contro le misure anti Covid non premiano.

PUBBLICITÁ

   

Si tratta di un sottobosco social, gruppi che su Facebook urlano contro l’uso della mascherina ma che non riescono neppure a mettersi d’accordo tra di loro sul perché questo mezzo di protezione sarebbe da demonizzare. Per alcuni è troppo: non serve ed è solo una costrizione. Per altri è troppo poco: meglio i caschi protettivi. E così con tante divisioni e in assenza di leader, gli anti mask su Facebook si accapigliano, strepitano ma rimangono ognuno nel proprio gruppo, disorganizzati. 

    

PUBBLICITÁ

Le manifestazioni negli Stati Uniti e in Germania hanno messo anche ai no mask francesi tanta voglia di scendere in piazza, hanno guardato con interesse all’appuntamento tedesco di sabato scorso, vorrebbero organizzare una protesta, ma la data del raduno continua a essere rinviata di settimana in settimana. Il popolo francese che rifiuta le mascherine non riesce a mettersi d’accordo e qualcuno adesso parla di una manifestazione a inizio settembre. Le persone contrarie rimangono una minoranza priva di rappresentanza politica: secondo un sondaggio il 72 per cento dei francesi crede che indossare la mascherina sia importante e anche chi non appoggia la risposta del governo durante la pandemia, ritiene che vada messa. In questo momento in Francia è difficile trovare un partito che sia pronto a contrastare le misure anti Covid, hanno tutti capito che minimizzare la pandemia in politica non paga, anzi, chi attacca le restrizioni perde consensi. Lo ha capito per prima Marine Le Pen, che come altri esponenti delle destre europee non è stata in grado di formulare una strategia chiara durante l’emergenza. Quando è arrivato il virus la leader del Rassemblement national aveva tentato di mostrarsi solidale con il governo, aveva capito che la pandemia aveva un potenziale enorme: la chiusura dei confini europei, il coronamento del sogno sovranista. Si era anche congratulata con Macron che sembrava, secondo il punto di vista della La Pen, aver capito i suoi errori. Poi ha cominciato a denunciare l’impreparazione del governo e dell’Eliseo, non ha mai fornito alternative alle soluzioni del presidente e dei suoi esperti, ma si è tenuta lontana dal sostenere che la mascherina e le restrizioni siano inutili.

    

Non è avventata, come lo sono stati Trump o Salvini o come lo è stata anche l’AfD tedesca, primo tra i partiti a organizzare manifestazioni contro il lockdown. Marine Le Pen, che sta anche cercando di ristrutturare il suo partito, lavora sulla lunga distanza, ha detto che sta lavorando a un libro nero della gestione della pandemia da parte del governo. La leader del Rassemblement national aspetta, vuole che, quando l’emergenza sarà finita completamente, la guida del malcontento sia la sua. Come lo è stata con i gilet gialli. Ma aspetta che il malcontento sia vero, legato a questioni economiche e sociali. Per Marine Le Pen dai no mask è meglio tenersi alla larga e il movimento social, in Francia rimane anonimo. Senza leader e senza piazze.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ