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Editoriali

Cancellare oppure no Trump?

Redazione

Facebook elimina un post falso del presidente sul coronavirus, è la prima volta

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Per la prima volta Facebook ha cancellato un post del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che conteneva falsità a proposito dell’epidemia da coronavirus. Il post era uno spezzone di un’intervista che il presidente ha rilasciato a Fox News, in cui dice che i bambini sono “quasi immuni” dalla malattia. “Riguardo ai bambini, i bambini sono quasi – e direi quasi di certo – ma quasi immuni da questa malattia”, si sente dire il presidente, che nega il consenso scientifico secondo cui nei bambini la malattia può essere meno seria, ma le possibilità di ammalarsi sono le stesse degli adulti. Lo stesso video è stato cancellato dall’account YouTube del presidente, e anche da uno degli account Twitter legati alla campagna elettorale, ma è su Facebook che bisogna concentrare l’attenzione, perché questa è una prima volta: mentre nelle scorse settimane Twitter aveva limitato o sottoposto a fact checking i tweet di Trump e altre personalità politiche di rilievo dopo violazioni troppo palesi del regolamento della piattaforma, finora Mark Zuckerberg di Facebook aveva assunto una linea di totale difesa della libertà d’espressione, accusando Twitter di volersi ergere ad “arbitro della verità”. Ma ieri Zuckerberg è tornato sui suoi passi, ha deciso che un po’ arbitro può esserlo anche lui, e ha tracciato il confine tra cos’è accettabile e cosa no lungo le falsità a proposito del coronavirus. E’ un confine del tutto arbitrario, che Zuckerberg potrà modificare a suo piacimento, come ha già fatto più volte. Trump da tempo sostiene che i social network vogliono censurare la sua campagna politica, ma finora semmai è stato il contrario. Negli scorsi giorni la campagna elettorale del presidente ha diffuso un video in cui sostiene che il suo avversario democratico Joe Biden vuole eliminare tutti i finanziamenti alla polizia americana. Il video è falso, ed è stato definito tale da tutte le principali agenzie terze. Facebook però ha deciso di non cancellarlo e, ha scritto il Washington Post, ieri era già stato visto più di 22 milioni di volte.

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Per la prima volta Facebook ha cancellato un post del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che conteneva falsità a proposito dell’epidemia da coronavirus. Il post era uno spezzone di un’intervista che il presidente ha rilasciato a Fox News, in cui dice che i bambini sono “quasi immuni” dalla malattia. “Riguardo ai bambini, i bambini sono quasi – e direi quasi di certo – ma quasi immuni da questa malattia”, si sente dire il presidente, che nega il consenso scientifico secondo cui nei bambini la malattia può essere meno seria, ma le possibilità di ammalarsi sono le stesse degli adulti. Lo stesso video è stato cancellato dall’account YouTube del presidente, e anche da uno degli account Twitter legati alla campagna elettorale, ma è su Facebook che bisogna concentrare l’attenzione, perché questa è una prima volta: mentre nelle scorse settimane Twitter aveva limitato o sottoposto a fact checking i tweet di Trump e altre personalità politiche di rilievo dopo violazioni troppo palesi del regolamento della piattaforma, finora Mark Zuckerberg di Facebook aveva assunto una linea di totale difesa della libertà d’espressione, accusando Twitter di volersi ergere ad “arbitro della verità”. Ma ieri Zuckerberg è tornato sui suoi passi, ha deciso che un po’ arbitro può esserlo anche lui, e ha tracciato il confine tra cos’è accettabile e cosa no lungo le falsità a proposito del coronavirus. E’ un confine del tutto arbitrario, che Zuckerberg potrà modificare a suo piacimento, come ha già fatto più volte. Trump da tempo sostiene che i social network vogliono censurare la sua campagna politica, ma finora semmai è stato il contrario. Negli scorsi giorni la campagna elettorale del presidente ha diffuso un video in cui sostiene che il suo avversario democratico Joe Biden vuole eliminare tutti i finanziamenti alla polizia americana. Il video è falso, ed è stato definito tale da tutte le principali agenzie terze. Facebook però ha deciso di non cancellarlo e, ha scritto il Washington Post, ieri era già stato visto più di 22 milioni di volte.

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