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Dov'è finita Hillary Clinton?

Luciana Grosso

Il volto dell'ex candidata democratica alla Casa Bianca è completamente scomparso dalla campagna di Biden. La sua impopolarità divenuta un polo attrattivo di odio

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Che fine ha fatto Hillary Clinton? Dov’è finita quella che un tempo era la politica democratica più popolare, poi è stata la meno popolare ma comunque la più importante, e infine è approdata ad essere titolare di una delle sconfitte più shakespeariane che la storia ricordi?

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Che fine ha fatto Hillary Clinton? Dov’è finita quella che un tempo era la politica democratica più popolare, poi è stata la meno popolare ma comunque la più importante, e infine è approdata ad essere titolare di una delle sconfitte più shakespeariane che la storia ricordi?

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Dov’è finita Hillary, con il suo ancora importante pacchetto di voti, la sua poderosa capacità di finanziamento e organizzazione, il suo PAC Onward Together (messo in piedi con un altro mitologico sconfitto, Howard Dean), la sua capacità di polarizzare il dibattito, la sua crociata contro il soffitto di cristallo, i suoi tre milioni di voti in più di Donald Trump? Dov’è?

 

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Non c’è. Non si vede da mesi. E’ sparita. I radar dell’informazione e della politica americana non ne rilevano traccia. Il suo volto è completamente scomparso dalla campagna di Biden. Anzi, tanto Barack Obama è tornato presente sulla scena, a farsi garante e promotore del candidato democratico, tanto la ex candidata democratica, vincitrice del voto popolare e scippata della presidenza da una storiaccia brutta di spie, smanettoni e cialtroni, ne è lontana. E non perché non approvi la candidatura di Biden, anzi. Ma proprio perché la approva e tifa. Meno Clinton si vede in giro, meglio è per tutti. Se si cerca su Google Biden-Clinton, l’unico risultato che si ottiene è il suo video di endorsement (datato il 28 aprile) seguito da una teoria strampalata e offensiva dell’intelligenza dei lettori tirata fuori da The Hill, secondo cui lei e Obama sarebbero stati pronti a candidarsi in ticket al posto di Biden. Poi niente altro. Da mesi.

 

 

La ragione che ci sentiamo di ipotizzare di tanto (forse volontario, forse imposto) silenzio, è che qualche stratega della campagna Biden le abbia detto “Madame, le vogliamo bene, ma stia lontana dalla campagna, per favore”.  Sì, perché il suo nome, oggi meno che nel 2016, non funziona: gli elettori di Sanders la detestano (persino più di quanto detestino Trump), i repubblicani moderati che Biden corteggia la detestano (più di quanto detestino Trump), i democratici le vogliono bene, ma associano il suo nome e la sua boria alla tragedia che è stata ed è la Presidenza Trump.

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Lo dice molto chiaro Ed Kilgore in un editoriale sul New York Magazine di qualche settimana fa, che prima le fa un monumento di inchiostro e poi, la implora, di non farsi vedere nei paraggi di Joe Biden: “Adoro questa donna e penso che, a tutti i costi, avrebbe dovuto essere il 45esimo Presidente: ha fatto di più per il suo Paese da sola nei suoi giorni peggiori di quanto Trump sia riuscito a fare durante tutta la sua presidenza, con tutte le risorse del governo federale a sua disposizione. Ma spero che HRC possa arrivare a comprendere che dovrebbe rimanere molto, molto lontana dalla campagna del 2020, dove può solo servire come una distrazione di cui nessuno ha bisogno”.

 

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Il problema, non è solo che oggi Hillary è straordinariamente impopolare (solo il 36 per cento degli americani dice di averne un’opinione positiva mentre quelli che la hanno di Trump sono il 40). C’è di più: Hillary Clinton è stata negli anni un polo attrattivo di odio cieco, assoluto e casuale. A lei si attribuiscono nefandezze e complotti di ogni tipo: dall’omicidio di Lady Diana a quello di John John Kennedy, per non parlare del Pizzagate, del giro di pedofili satanisti, e del Clinton Body Count che tiene il conto in tempo reale degli omicidi commessi direttamente o indirettamente da Bill e Hillary (la bellezza di 400!). Tutte balle, ovviamente. Tutte fandonie inventate di sana pianta. Ma che ci sono. E il loro valore non sta tanto nel fatto che circolino, ma che esistano, che siano state inventate. Che da un certo punto in poi, quando c’era di mezzo Hillary Clinton, è cominciato a valere tutto. Come se Hillary fosse un villain dei fumetti o dei videogiochi, che più male gli fai meglio è, un po’ perchè se lo merita, un po’ perché tanto non muore mai davvero. Di recente, sulla parabola di Hillary Clinton, passata in dieci anni da essere la donna più popolare e amata d’America a esserne la Peppa Tencia, è uscito un libro “The Hunting of Hillary”. Lo ha scritto Mike D’Antonio (un giornalista di CNN noto per la frequenza dei suoi libri biografici) e nelle sue pagine ripercorre come è  avvenuta, in modo metodico e scientifico, la demolizione del suo personaggio. La conclusione è che oggi Hillary Clinton sia diventato il ‘capro espiatorio’ dei mali del mondo (da Atlantide al CoVid-19) e, quel che più importa, delle colpe della sinistra americana. E si sa, la funzione del capro espiatorio, dagli antichi ebrei a Malaussene, è quella di prendere sulle proprie spalle i peccati di un’intera comunità ed espiarli in nome e per conto di tutti. Cosicché, il resto della città, possa ricominciare da capo: puro, vergine, immacolato e innocente. 

 

Dunque no, Hillary Clinton non è scomparsa dalla campagna di Biden. Hillary Clinton, con il suo silenzio e il suo auto esilio (forse
permanente, forse no) la sta rendendo possibile.

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