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Così Macron ha messo all’Interno l’uomo più ambizioso di Francia

Mauro Zanon

Gollista, sarkozysta, chi è Gérald Darmanin. L'uomo arrivato a Place Beauveau che in molti vedono già all'Eliseo   

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Parigi. “O otteneva Beauvau o si gettava dal pont de l’Alma”, ha detto al Figaro un responsabile della macronia all’indomani del rimpasto di governo andato in scena a Parigi lunedì sera. E non c’è frase che illustri meglio l’ambizione smisurata di Gérald Darmanin, ex titolare delle Finanze, gollista e sarkozysta, fresco di promozione al ministero dell’Interno, primo flic di Francia. Place Beauveau, si sa, è il ministero più prestigioso, sede de l’Interieur, il fortino dei segreti e dei dossieraggi situato a pochi metri dall’Eliseo. “Accede a Beauvau dieci anni prima di Sarkozy, ma non ha nulla da invidiargli”, dice un macronista, prima di aggiungere: “Nel 2007, all’Eliseo, c’era Sarkozy, nel 2027, potrebbe esserci Darmanin”. L’Eliseo, oggi, è soltanto un sogno. Il ministero dell’Interno, invece, è una realtà da martedì pomeriggio per l’ex portavoce di Sarkò, originario di Tourcoing, città del nord di cui è sindaco (è stato rieletto per un secondo mandato al primo turno delle amministrative).

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Parigi. “O otteneva Beauvau o si gettava dal pont de l’Alma”, ha detto al Figaro un responsabile della macronia all’indomani del rimpasto di governo andato in scena a Parigi lunedì sera. E non c’è frase che illustri meglio l’ambizione smisurata di Gérald Darmanin, ex titolare delle Finanze, gollista e sarkozysta, fresco di promozione al ministero dell’Interno, primo flic di Francia. Place Beauveau, si sa, è il ministero più prestigioso, sede de l’Interieur, il fortino dei segreti e dei dossieraggi situato a pochi metri dall’Eliseo. “Accede a Beauvau dieci anni prima di Sarkozy, ma non ha nulla da invidiargli”, dice un macronista, prima di aggiungere: “Nel 2007, all’Eliseo, c’era Sarkozy, nel 2027, potrebbe esserci Darmanin”. L’Eliseo, oggi, è soltanto un sogno. Il ministero dell’Interno, invece, è una realtà da martedì pomeriggio per l’ex portavoce di Sarkò, originario di Tourcoing, città del nord di cui è sindaco (è stato rieletto per un secondo mandato al primo turno delle amministrative).

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Durante il passaggio delle consegne, Darmanin si è smarcato subito dal suo predecessore, Christophe Castaner, dedicando le sue prime parole alle forze dell’ordine: “Avranno sempre il mio pieno sostegno e sarò sempre il primo dei poliziotti di Francia”. Il ministero dell’Interno, ha continuato Darmanin, “è quello della protezione dei francesi, il primo dei ministeri sociali, perché se l’ordine repubblicano non viene rispettato sono i più deboli a subirne le conseguenze”. E ancora: “Dobbiamo essere inflessibili con ciò che il presidente della Repubblica ha definito separatismo e lottare con tutte le nostre forze contro l’islamismo politico che attacca la Repubblica”. Ha tanti soprannomi il più giovane ministro dell’Interno della Cinquième République, 37 anni, ma se chiedi ai suoi ex compagni dell’Ump di sceglierne uno tutti dicono “Darmalin”. Perché nessuno in questi anni si è dimostrato “malin” quanto lui, furbo, scaltro, abile tessitore di trame, capace di stravolgere un rimpasto a poche ore dall’annuncio, come rivelato ieri dal Point. Alle 10 di lunedì, la composizione del governo Castex I è quasi pronta: al ministero dell’Interno andrà Jean-Michel Blanquer, al suo posto all’Istruzione salirà Julien Denormandie, e all’Agricoltura Marc Fesneau, fedelissimo di François Bayrou, leader dei centristi del MoDem. Bayrou bombarda Macron di messaggi e gli confessa di apprezzare la scelta di Blanquer all’Interno. Ma il pranzo all’Eliseo tra il presidente e il primo ministro cambia tutto. Perché Darmanin minaccia di andarsene se non ha Beauvau: non gli basta un super ministero che includa anche il portafoglio del Lavoro. Castex difende strenuamente la sua candidatura e l’inquilino dell’Eliseo, che punta a neutralizzare qualsiasi candidatura a destra in ottica 2022, finisce per cedere. “E’ il segno che Emmanuel Macron ha ascoltato Nicolas Sarkozy al posto di François Bayrou”, ha commentato un pilastro del MoDem. “Macron non ha rispettato la parola data. E’ ciò che lo distingue da un uomo retto come Édouard Philippe”, s’è lamentato un altro cacicco del partito di Bayrou. La nomina di Darmanin potrebbe inquinare i rapporti, fino a oggi molto distesi, tra Lrem e MoDem, oltre che tra Macron e Bayrou. E persino Christian Jacob, leader dei Républicains, ha messo in guardia il capo dello stato dal nuovo ministro dell’Interno: “Se fossi il presidente, non mi fiderei, perché il ministro dell’Interno ha i geni del tradimento”. Era nei Républicains, oggi ha la tessera della République en marche, e domani chissà.

Darmanin è anche il nuovo nemico pubblico delle femministe, che martedì si sono presentate davanti al suo ministero al grido di “uno stupratore all’Interno, lo stato è complice”. Accusato nel 2018 di violenza sessuale, è stato assolto in primo grado e deve poter “beneficiare della presunzione di innocenza”, ha dichiarato il portavoce del governo francese, Gabriel Attal. Ma le femministe, e non solo loro, promettono una guerra spietata contro l’ambizioso Monsieur Darmanin.

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