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Dupond-Moretti e gli altri. La fase 2 del rimpasto francese

Mauro Zanon

Gli sconfitti, i fedelissimi riconfermati e i volti nuovi. Ecco l'esecutivo di Jean Castex, il premier che vuole un ruolo di "primo piano"

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Parigi. Questa mattina, chi ha provato a entrare nella pagina di Christophe Castaner sul sito del governo francese veniva accolto con un messaggio di errore, “erreur 403, accès refusé”. Ma si era già capito ieri sera che il fedelissimo di Macron aveva le ore contate al ministero dell’Interno, con una frase lasciata cadere a microfoni accesi dal nuovo premier Jean Castex: “Avrò l’occasione di tornare più tardi con il ministro dell’Interno che verrà designato su mia proposta”, ha detto domenica sera ai poliziotti del commissariato di La Courneuve, nella Seine-Saint-Denis, in occasione di una visita sorpresa. Castaner è il grande bocciato del rimpasto ministeriale annunciato oggi, poco dopo le 19, al termine di una giornata infinita, tra indiscrezioni e totonomine. E lo è assieme a Nicole Belloubet (Giustizia) e Muriel Pénicaud (Lavoro), tutti sostituiti dal nuovo duo di governo, Macron e Castex.

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Parigi. Questa mattina, chi ha provato a entrare nella pagina di Christophe Castaner sul sito del governo francese veniva accolto con un messaggio di errore, “erreur 403, accès refusé”. Ma si era già capito ieri sera che il fedelissimo di Macron aveva le ore contate al ministero dell’Interno, con una frase lasciata cadere a microfoni accesi dal nuovo premier Jean Castex: “Avrò l’occasione di tornare più tardi con il ministro dell’Interno che verrà designato su mia proposta”, ha detto domenica sera ai poliziotti del commissariato di La Courneuve, nella Seine-Saint-Denis, in occasione di una visita sorpresa. Castaner è il grande bocciato del rimpasto ministeriale annunciato oggi, poco dopo le 19, al termine di una giornata infinita, tra indiscrezioni e totonomine. E lo è assieme a Nicole Belloubet (Giustizia) e Muriel Pénicaud (Lavoro), tutti sostituiti dal nuovo duo di governo, Macron e Castex.

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A Place Beauveau, sede del ministero dell’Interno, entra Gérald Darmanin, che nel governo Philippe II era il titolare delle Finanze. Si tratta di una grande promozione per Darmanin, sarkozysta della prima ora molto ambizioso. Al suo fianco, nel ruolo di ministra delegata alla Cittadinanza, ci sarà Marlène Schiappa, “Madame Pari opportunità” del governo Philippe I e II. Alla Giustizia, nella sorpresa generale (nessuno aveva mai evocato il suo nome, nemmeno tra gli outsider), viene nominato Éric Dupond-Moretti, il principe del foro parigino, chiamato “l’Acquittator”, perché vince sempre, e che tra i suoi clienti ha anche Julien Assange, il fondatore di Wikileaks. Alla Cultura va Roselyne Bachelot, ex ministra della Salute sotto Nicolas Sarkozy e animatrice televisiva molto popolare (ha vinto la concorrenza di un altro volto televisivo conosciuto, l’anchorwoman Claire Chazal). All’Ambiente, viene scelta Barbara Pompili, ex segretaria di stato alla Biodiversità sotto Hollande ed ex militante di Europe Ecologie Les Verts, il partito dei verdi francesi che ha stravinto le elezioni municipali, mentre Jean-Michel Blanquer resta saldo all’Istruzione. Anche Jean-Yves Le Drian (Esteri), Florence Parly (Difesa) e Bruno Le Maire (Economia) vengono confermati, ma Le Drian diventa anche numero due nell’ordine protocollare. L’altra grande bocciata è Sibeth Ndiaye, fedelissima di Macron, allontanata dal ruolo di portavoce, a favore del giovane Gabriel Attal, 31 anni.

 

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Macron, con questo rimpasto, serra i ranghi della maggioranza, eliminando i tasselli più deboli, nella speranza di ritrovare il consenso con grandi personalità popolari, come la Bachelot e Dupont-Moretti. Ha tenuto i ministri con un’ottima reputazione (Le Drian, Parly e Le Maire), ha fatto una concessione a Castex, facendo salire Darmanin all’Interno (anche Blanquer bramava quel posto), e ha mantenuto accanto a lui alcuni fedelissimi, Amélie de Montchalin (spostata alla Funzione pubblica), Julien Denormandie (promosso all’Agricoltura) e la Schiappa. In tutto sono trentadue, sedici ministri e quindici ministri delegati, oltre al primo ministro. Per la nomina dei segretari di stato, invece, bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Ieri, Castex in un’intervista al Journal du dimanche, ha delineato le priorità del suo mandato, dalla ripresa economica, per reagire alla crisi del coronavirus, a un’accelerazione della transizione ecologica, con azioni “immediate”, fino alle riforme, soprattutto quella delle pensioni, che l’inquilino di Matignon vorrebbe finalizzare “a breve termine”. Il presidente, in una serie di tuìt pubblicati ieri pomeriggio, ha spiegato che sarà un governo “di missione e di unione” e che avrà tra le priorità il “ripristino di un ordine repubblicano giusto” e la “difesa della sovranità europea”. Macron si esprimerà il 14 luglio, giorno della festa nazionale, per dettagliare il “nuovo cammino” che porterà l’esecutivo al 2022.

  

Castex, venerdì sera, su Tf1, aveva detto che il suo primo discorso di politica generale sarebbe stato pronunciato all’Assemblea nazionale a metà di questa settimana. Dichiarazione subito contraddetta dalla cerchia ristretta di Macron – parlerà “qualche giorno dopo” l’intervento di Macron del 14 luglio – che ha riacceso l’eterno dibattito sul rapporto tra presidente e primo ministro nella Quinta Repubblica. C’è chi dice che il capo del governo, in Francia, sia soltanto uno scendiletto del presidente, un semplice collaboratore al suo servizio. Ma Castex, forse irritato dal fatto che in questi giorni si è detto che è un uomo discreto, delle retrovie, non ingombrante, ha messo subito in chiaro le cose nella sua intervista al Jdd: “Non è nelle intenzioni del capo dello stato far di me un subalterno destinato a compiti secondari. Quando avrete imparato a conoscermi, vedrete che la mia personalità non è solubile nel termine di collaboratore”. Il primo ministro è il “fusibile della Cinquième République”, ma è anche lo scudo dell’inquilino dell’Eliseo. Philippe ha svolto questo ruolo egregiamente, soprattutto durante la crisi dei gilet gialli. Vedremo se anche Castex saprà ricoprirlo con lo stesso rigore, o se farà molta più ombra a Macron del suo predecessore. Il 77 per cento dei francesi, prima della sua nomina, non aveva mai sentito parlare di lui. Per François Bayrou, leader del MoDem e alleato di governo di Macron, sarà un primo ministro “de premier plan”, che avrà un ruolo da protagonista.

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