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Occhio agli autocrati, ma questa è la pandemia del risveglio democratico

Paola Peduzzi

I dittatori fanno i dittatori, e accentrano potere. Ma la loro irresponsabilità ci riguarda tutti, e la voglia di contenerla sale. Il filtro della solidarietà

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Milano. La Cina mente e arresta dissidenti a Hong Kong; l’Ungheria approfitta del contagio basso per annichilire le chance dell’opposizione nelle prossime municipali; la Russia gioca con il petrolio e con la manipolazione informativa, l’India mette a tacere le proteste contro la legge sulla cittadinanza; il Brasile, la Bielorussia, il Nicaragua e il Turkmenistan (l’alleanza degli struzzi, la chiama il Financial Times) fanno finta di niente sul covid-19 e censurano i dati; la Corea del nord forse nasconde persino la morte del suo dittatore. I dittatori fanno i dittatori insomma – l’elenco non finisce qui purtroppo – e contano sulla distrazione di tutti per accentrare potere: l’Economist li mette in copertina, denuncia la pandemia del “power grab”, “gli autocrati e gli aspiranti tali vedono un’opportunità nel disastro”. C’è da stare attenti, altro che distrarsi, perché poi l’emergenza finisce e ci si ritrova con un impoverimento economico, e dello stato di diritto.

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Milano. La Cina mente e arresta dissidenti a Hong Kong; l’Ungheria approfitta del contagio basso per annichilire le chance dell’opposizione nelle prossime municipali; la Russia gioca con il petrolio e con la manipolazione informativa, l’India mette a tacere le proteste contro la legge sulla cittadinanza; il Brasile, la Bielorussia, il Nicaragua e il Turkmenistan (l’alleanza degli struzzi, la chiama il Financial Times) fanno finta di niente sul covid-19 e censurano i dati; la Corea del nord forse nasconde persino la morte del suo dittatore. I dittatori fanno i dittatori insomma – l’elenco non finisce qui purtroppo – e contano sulla distrazione di tutti per accentrare potere: l’Economist li mette in copertina, denuncia la pandemia del “power grab”, “gli autocrati e gli aspiranti tali vedono un’opportunità nel disastro”. C’è da stare attenti, altro che distrarsi, perché poi l’emergenza finisce e ci si ritrova con un impoverimento economico, e dello stato di diritto.

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Molti analisti suonano l’allarme, dicono che tra frontiere chiuse e paesi improvvisamente inaccessibili il rischio che gli estremismi (in tutte le loro forme di destabilizzazione) abbiano il sopravvento è alto. La pandemia ha accelerato alcune derive autoritarie, certo, ma lo ha fatto in paesi in cui l’autoritarismo c’era già: Cina, Russia, Ungheria e gli altri paesi avevano già da tempo attentato ai princìpi democratici, semmai oggi con questo nuovo filtro della pandemia vediamo in modo più nitido gli effetti di queste derive, perché l’irresponsabilità di questi leader non è pericolosa soltanto per i loro cittadini, ma anche per noi. Semmai questa potrebbe essere la pandemia del risveglio.

  

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Sul finale del suo articolo di denuncia degli autocrati, lo stesso Economist delinea i contorni di questo risveglio: il “traffico” sembra andare verso la conquista di ulteriori poteri, però gli autocrati sono “cruel but inept”, crudeli ma inetti. “Il Covid-19 renderà le persone più povere, più ammalate e più arrabbiate – scrive il magazine britannico – Il coronavirus è resistente alla propaganda e alla polizia segreta. Pure se alcuni leader approfittano della pandemia, la loro incapacità di gestire la sofferenza dei cittadini agirà contro il loro mito, quello secondo cui i loro regimi sono inespugnabili. In paesi dove le famiglie sono affamate, la polizia usa allegramente i manganelli e dove i corrotti diminuiscono al restringersi dell’economia, i regimi potrebbero alla fine perdere il controllo”. La pandemia crea vuoti che gli autocrati riempiono con il loro autoritarismo, ma svela anche i limiti di queste leadership. E questo non accade soltanto nelle dittature dove il processo d’inversione sarà inevitabilmente lungo, accade anche e soprattutto nelle democrazie.

 

Prendiamo l’America: il vuoto americano sui fronti di guerra, per dire, che c’è da molto tempo, è stato accolto da alcune parti con sollievo, per ragioni che spaziano dall’anti imperialismo americano alla difesa dell’isolazionismo. Ma se il presidente americano dice di fare iniezioni di disinfettante per curare il virus, il vuoto americano diventa chiaro a tutti, oltre che estremamente pericoloso. Nel Regno Unito, il risveglio è stato dall’alto verso il basso: il premier Boris Johnson si è ammalato di coronavirus ed è diventato molto più cauto e attento nelle sue decisioni. Il suo guru Dom Cummings, teorico del caos al potere, è stato dieci giorni con enormi difficoltà respiratorie a causa del virus: molti si aspettano che ora non avrà più così voglia di invitare nel suo team solo “disadattati e disagiati”. La lotta alle fake news, flagello informativo-politico che ha deturpato gli ultimi anni, ora è guidata dagli stessi social che utilizzano ancora ampi gradi di discrezionalità, ma sono molto più attenti a fermare complottismi e falsità. Degli anti vax e di tutti gli “alternativi” non c’è nemmeno bisogno di parlare.

 

L’Europa, vituperata Europa soprattutto in Italia, ha fatto interventi economici che fino a un mese fa erano non improbabili: erano inimmaginabili. E poi le comunità si sono strette sempre più, unendosi in nome della disciplina e della solidarietà. Più che una pandemia di potere arraffato, questa sembra una pandemia di buon senso, di solidarietà, di senso civico, lo specchio di un mondo che dopo tante capriole sente la voglia di raddrizzarsi, e di leader che abbiano cura che si cada in piedi.

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