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Occhio a Varsavia

Micol Flammini

Il leader del PiS Kaczynski vuole le elezioni e pieni poteri. Conta sul fatto che l’Ue non intervenga

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Roma. L’80 per cento dei polacchi non vuole che le elezioni presidenziali si tengano a maggio, erano previste il 10 ma nel frattempo l’epidemia di Covid è arrivata anche in Polonia, che è stata tra le prime nazioni europee a prendere delle misure rapide e anche drastiche. Ha chiuso i confini, ha ordinato la quarantena obbligatoria per chiunque tornasse dall’estero e poi ha chiuso scuole, negozi, ristoranti. Nel frattempo anche la campagna elettorale si è interrotta, tutti i candidati hanno cancellato i comizi, gli incontri, gli eventi. Tutti tranne uno: Andrzej Duda, attuale presidente e candidato del partito di governo, il PiS. Le opposizioni hanno chiesto di rimandare le elezioni, sia per questioni di sicurezza – far votare i polacchi li esporrebbe a un rischio inutile per la salute – sia per questioni democratiche – non c’è stata una campagna elettorale, si è visto e sentito soltanto uno dei candidati. Malgorzata Kidawa-Blonska, la leader del maggior partito di opposizione, il Po, ha proposto di boicottare il voto. Ma mentre andavano avanti le proteste online e dentro le mura domestiche, alcune anche sui balconi, Jaroslaw Kaczynski, che del PiS è il capo ma non ha alcun incarico nelle istituzioni, metteva sottosopra il Parlamento, lo faceva di notte sapendo di non essere visto né dai cittadini né dall’Unione europea, troppo distratta dalla pandemia per controllare lo stato della democrazia polacca. Kaczynski ha consigliato ai suoi di apportare alcune modifiche alla legge elettorale, che non può essere cambiata a ridosso delle elezioni, chiedendo di rendere possibile il voto per posta. La Polonia non ha mai sperimentato questo sistema, si temono i brogli e la gran confusione, tanto più che ad amministrare questa procedura avrebbe messo uno dei suoi uomini più fidati. In questa legge poi sono previsti particolari bizzarri, come le multe per chi non ha una cassetta delle lettere e pare che nella sua villa a Varsavia neppure Kaczynski ne abbia una.

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Roma. L’80 per cento dei polacchi non vuole che le elezioni presidenziali si tengano a maggio, erano previste il 10 ma nel frattempo l’epidemia di Covid è arrivata anche in Polonia, che è stata tra le prime nazioni europee a prendere delle misure rapide e anche drastiche. Ha chiuso i confini, ha ordinato la quarantena obbligatoria per chiunque tornasse dall’estero e poi ha chiuso scuole, negozi, ristoranti. Nel frattempo anche la campagna elettorale si è interrotta, tutti i candidati hanno cancellato i comizi, gli incontri, gli eventi. Tutti tranne uno: Andrzej Duda, attuale presidente e candidato del partito di governo, il PiS. Le opposizioni hanno chiesto di rimandare le elezioni, sia per questioni di sicurezza – far votare i polacchi li esporrebbe a un rischio inutile per la salute – sia per questioni democratiche – non c’è stata una campagna elettorale, si è visto e sentito soltanto uno dei candidati. Malgorzata Kidawa-Blonska, la leader del maggior partito di opposizione, il Po, ha proposto di boicottare il voto. Ma mentre andavano avanti le proteste online e dentro le mura domestiche, alcune anche sui balconi, Jaroslaw Kaczynski, che del PiS è il capo ma non ha alcun incarico nelle istituzioni, metteva sottosopra il Parlamento, lo faceva di notte sapendo di non essere visto né dai cittadini né dall’Unione europea, troppo distratta dalla pandemia per controllare lo stato della democrazia polacca. Kaczynski ha consigliato ai suoi di apportare alcune modifiche alla legge elettorale, che non può essere cambiata a ridosso delle elezioni, chiedendo di rendere possibile il voto per posta. La Polonia non ha mai sperimentato questo sistema, si temono i brogli e la gran confusione, tanto più che ad amministrare questa procedura avrebbe messo uno dei suoi uomini più fidati. In questa legge poi sono previsti particolari bizzarri, come le multe per chi non ha una cassetta delle lettere e pare che nella sua villa a Varsavia neppure Kaczynski ne abbia una.

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L’opposizione polacca è molto brava a far rumore, scalpita e protesta e non ha intenzione di far passare queste modifiche e preferisce, come la maggior parte dei cittadini, rimandare il voto in agosto o a ottobre. E’ anche riuscita a portare dalla sua parte il vice primo ministro Jaroslaw Gowin. Il PiS ha fretta, Kaczynski ha fretta, la Polonia no. In questi anni il partito di governo ha lavorato per accentrare il potere – ora Varsavia rischia anche di essere espulsa da uno dei più importanti organi giudiziari europei, lo European Network of Councils for the Judiciary – e teme che le possibilità di vincere di Duda potrebbero ridursi se le elezioni si dovessero tenere in un clima di recessione economica.

  

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All’opposizione rimane una possibilità, che è quella di bloccare la riforma della legge elettorale al Senato, dove gode di una sottilissima maggioranza e Kaczynski, scriveva ieri Gazeta Wyborcza, avrebbe detto ai suoi di non preoccuparsi perché se le elezioni saranno rimandate c’è ancora un’altra possibilità. Basta guardare un po’ più a sud per prendere spunto, all’Ungheria: introdurre lo stato di emergenza. Kaczynski vuole i pieni poteri, così minaccia l’opposizione e la democrazia in Polonia. Dopo tutto, chi può fermarlo? Nessuno, neppure l’Unione europea che, dice Jaroslaw Kaczynski, ha altri affari per la testa in questo momento, e si è visto già con l’Ungheria che non interverrà.

  

Queste indiscrezioni sui piani del PiS pubblicate dai giornali polacchi fanno venire fuori una delle ferite più grandi e mai curate dell’Unione, che anni fa Kaczynski stesso definì un bancomat, che non è in grado di prendere delle misure per tutelare lo stato di diritto. L’Ue è percepita come utile, utilissima, ma anche molto debole. Lo scorso fine settimana Gerald Knaus, cofondatore del think tank European Stability Initiative, nell’analizzare il modo in cui la Commissione intende ridistribuire i fondi per la crisi legata al coronavirus sottolineava che paesi come l’Italia avrebbero preso meno di Polonia e l’Ungheria, che non soltanto sono stati meno colpiti dal virus, ma continuano a essere un problema per la democrazia europea. Knaus proponeva quindi di creare un nuovo meccanismo per erogare i fondi per la ripresa dalla pandemia che non segua quello usato per i fondi di coesione, da chiamare: “Amministrazione della solidarietà e della democrazia”.

  

Il messaggio che passa a est è che l’Ue è immobile, distratta e impotente. Utile, utilissima, ma inerme. Kaczynski vuole le elezioni il 10 maggio e i pieni poteri per sempre e ha visto nella pandemia l’occasione perfetta per instaurare una “leggera dittatura”, come ha riferito alla Gazeta Wyborcza una fonte del PiS.

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