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I pettegolezzi sulla salute di Kim Jong Un e l’importanza del corpo del leader

Giulia Pompili

Nessuno vorrebbe adesso una Corea del nord imprevedibile

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Roma. La prima regola che avremmo dovuto imparare ormai, visti gli errori pregressi, è che quando si tratta di Corea del nord non bisogna mai fidarsi di una notizia con una sola fonte. Da ieri circolano insistentemente voci sullo stato di salute del leader nordcoreano Kim Jong Un, ma nessuno di queste può essere verificata direttamente, anzi, sia la Cina sia la Corea del sud smentiscono situazioni “anomale” dentro alla leadership di Pyongyang. Il primo a lanciare la bomba sulle “gravissimi condizioni” di Kim Jong un è stato il Daily Nk, un giornale online sudcoreano che fa propaganda anti regime. Una sola fonte nordcoreana spiegava che Kim aveva subito un intervento al cuore in una clinica esclusiva in un’area fuori dalla capitale. Nelle stesse ore cinque giornalisti della Cnn hanno firmato un articolo con due diverse fonti dell’intelligence americana che dicevano: stiamo monitorando la situazione e cercando informazioni sulla salute di Kim Jong Un. Un po’ vago, no? Bruce Klingner, ex capo della Cia in Corea, ha scritto su Twitter che l’articolo della Cnn dimostra che non c’è alcuna notizia sullo stato di salute di Kim (stanno “cercando” e non “confermando”), e ha ricordato che negli anni ci sono stati molti falsi allarmi sullo stato di salute dei leader (è successo anche il contrario: quando morì Kim Jong Il nel 2011 il mondo intero lo venne a sapere cinque giorni dopo perché nessuno aveva notizie). Le regole del giornalismo valgono sempre, ma quando si tratta di un regime in cui la stampa è solo quella ufficiale, e gli stranieri sul campo sono pochissimi, valgono il doppio.

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Roma. La prima regola che avremmo dovuto imparare ormai, visti gli errori pregressi, è che quando si tratta di Corea del nord non bisogna mai fidarsi di una notizia con una sola fonte. Da ieri circolano insistentemente voci sullo stato di salute del leader nordcoreano Kim Jong Un, ma nessuno di queste può essere verificata direttamente, anzi, sia la Cina sia la Corea del sud smentiscono situazioni “anomale” dentro alla leadership di Pyongyang. Il primo a lanciare la bomba sulle “gravissimi condizioni” di Kim Jong un è stato il Daily Nk, un giornale online sudcoreano che fa propaganda anti regime. Una sola fonte nordcoreana spiegava che Kim aveva subito un intervento al cuore in una clinica esclusiva in un’area fuori dalla capitale. Nelle stesse ore cinque giornalisti della Cnn hanno firmato un articolo con due diverse fonti dell’intelligence americana che dicevano: stiamo monitorando la situazione e cercando informazioni sulla salute di Kim Jong Un. Un po’ vago, no? Bruce Klingner, ex capo della Cia in Corea, ha scritto su Twitter che l’articolo della Cnn dimostra che non c’è alcuna notizia sullo stato di salute di Kim (stanno “cercando” e non “confermando”), e ha ricordato che negli anni ci sono stati molti falsi allarmi sullo stato di salute dei leader (è successo anche il contrario: quando morì Kim Jong Il nel 2011 il mondo intero lo venne a sapere cinque giorni dopo perché nessuno aveva notizie). Le regole del giornalismo valgono sempre, ma quando si tratta di un regime in cui la stampa è solo quella ufficiale, e gli stranieri sul campo sono pochissimi, valgono il doppio.

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Per anni abbiamo osservato Kim Jong Un dal buco della serratura: il giovane leader stava consolidando il suo potere in patria, e le informazioni su di lui erano pochissime. Poi è iniziata l’attività diplomatica – il 25 marzo del 2018, con il primo vero viaggio all’estero di Kim Jong Un in Cina – e da un paio di anni abbiamo quindi potuto iniziare a osservare questo giovane leader un po’ più da vicino. Perché la cosa più importante quando si tratta di leadership nordcoreana, una leadership paranoica per tutto ciò che riguarda l’immagine e l’estetica, è sempre il corpo del leader. La sua presenza o la sua assenza a eventi o celebrazioni, il suo modo di camminare davanti a Donald Trump o a Xi Jinping, il bastone, gli occhiali, il taglio di capelli. Un corpo del leader piuttosto a rischio, quello di Kim, che si dice ami molto i formaggi, è in evidente sovrappeso, e fuma moltissimo.

 

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Uno dei motivi per cui da giorni si rincorrono le voci sulla possibile morte di Kim Jong Un è la sua assenza a una delle celebrazioni più importanti per la Corea del nord, il 15 aprile, il Giorno del Sole cioè il compleanno del padre della patria Kim Il Sung. Il giovane leader non è nemmeno apparso al mausoleo del padre e del nonno, ma considerato che molti eventi in Corea del nord sono stati cancellati per evitare assembramenti durante la pandemia da coronavirus (non sappiamo esattamente quanto il paese sia colpito) è possibile che Kim abbia problemi temporanei di salute o sia semplicemente in isolamento. Anche nel 2014 sparì per più di un mese, e poi tornò a mostrarsi in pubblico con un bastone. Ma se non fosse così, se davvero dovesse esserci un rischio per la sua vita, il problema sarebbe enorme non solo per la stabilità del paese ma anche per la diplomazia internazionale. Se ne parlava già tre anni fa, quando il presidente americano Donald Trump voleva dare il famoso “pugno sul naso” alla Corea del nord, e in molti avevano pensato all’eliminazione della minaccia principale, cioè il leader. Kim non ha un successore, il figlio più grande non supera i dieci anni, e non si vede quasi mai in pubblico. Il corpo del leader ha bisogno di un altro corpo che abbia stesso sangue e carne per essere legittimato. La wild card cinese, cioè il fratello Kim Jong Nam, è stato ucciso a Kuala Lumpur nel 2017, e l’unica opzione sul tavolo sembra essere la sorella minore Kim Yo Jong. Negli ultimi anni la giovane ha acquisito sempre più potere: ha partecipato alla cerimonia d’apertura dei Giochi olimpici invernali di Pyeongchang, la scorsa settimana è stata nominata membro supplente del Politburo. Secondo Andrei Lankov, uno dei più influenti coreanisti e direttore di Nk News, Kim Yo Jong è diventata molto potente ma “ogni volta che un leader della famiglia Kim ha fatto affidamento su un fratello le cose sono andate a finire male”. Insomma, nessuno sa cosa l’élite di Pyongyang, in assenza di un legittimo successore, potrebbe decidere. Tutti ne parlano, ma a nessuno conviene davvero adesso la morte di Kim Jong Un.

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