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“Gli italiani dai balconi ci hanno tirato su di morale”, ci dice Ségolène

Mauro Zanon

L’ex ministro francese Royal ci racconta il ritardo francese nella lotta al virus. Le misure di oggi e i piani per il futuro

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Parigi. “Buongiorno dilettanti!”. Ségolène Royal fatica a contenere la sua rabbia per l’incomprensibile ritardo del governo francese nel prendere misure drastiche à l’italienne, che il mondo medico-scientifico invocava fin dai primi segnali dell’emergenza coronavirus. E oggi, l’ex ministra dell’Ecologia del quinquennio Hollande si presenta come il punto di riferimento del fronte della responsabilità, contro “l’incompetenza e la disinvoltura”, così ha scritto in un tweet, di un esecutivo mostratosi incosciente. “Trarremo le lezioni della gestione della crisi quando sarà terminata, perché oggi dobbiamo mobilitare le nostre forze. Ma quelli che hanno criticato l’Italia e il suo coraggio risultano oggi assai ridicoli”, dice al Foglio l’ex finalista delle presidenziali del 2007. Il riferimento, senza citarli, è a Olivier Véran, attuale ministro della Salute, che fino a una settimana fa sosteneva che in Francia non ci fosse bisogno di un lockdown, e soprattutto alla portavoce del governo, Sibeth Ndiaye, che andava affermando che Roma stesse esagerando. “Gli italiani, cantando dai loro balconi, ci hanno tirato su il morale”, dice la Royal.

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Parigi. “Buongiorno dilettanti!”. Ségolène Royal fatica a contenere la sua rabbia per l’incomprensibile ritardo del governo francese nel prendere misure drastiche à l’italienne, che il mondo medico-scientifico invocava fin dai primi segnali dell’emergenza coronavirus. E oggi, l’ex ministra dell’Ecologia del quinquennio Hollande si presenta come il punto di riferimento del fronte della responsabilità, contro “l’incompetenza e la disinvoltura”, così ha scritto in un tweet, di un esecutivo mostratosi incosciente. “Trarremo le lezioni della gestione della crisi quando sarà terminata, perché oggi dobbiamo mobilitare le nostre forze. Ma quelli che hanno criticato l’Italia e il suo coraggio risultano oggi assai ridicoli”, dice al Foglio l’ex finalista delle presidenziali del 2007. Il riferimento, senza citarli, è a Olivier Véran, attuale ministro della Salute, che fino a una settimana fa sosteneva che in Francia non ci fosse bisogno di un lockdown, e soprattutto alla portavoce del governo, Sibeth Ndiaye, che andava affermando che Roma stesse esagerando. “Gli italiani, cantando dai loro balconi, ci hanno tirato su il morale”, dice la Royal.

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L’Unione europea, nelle ultime settimane, ha avuto un’occasione favolosa per mostrarsi solidale e rispondere compatta ai tentativi di destabilizzazione provenienti dai paesi che la vorrebbero debole, ma l’ha sprecata, secondo l’ex ministra socialista. “Sì, l’Ue ha deluso, perché non c’è stato coordinamento nelle risposte e nelle consegne”, ma invita a essere ottimisti: “Cerchiamo di essere positivi e partire da questa constatazione per auspicare un rafforzamento delle solidarietà e sperare che da questa prima tappa fallita possano essere tratte le dovute lezioni. Da una crisi può uscire il peggio o il meglio. Il meglio sarebbe un maggiore sforzo per la ricerca nel campo della medicina; una cooperazione industriale sui farmaci e una rilocalizzazione in Europa di ciò che non sarebbe mai dovuto partire; una messa in discussione dell’austerità di bilancio, cieca sulle protezioni sociali e mediche, che ha precarizzato ingiustamente e pericolosamente la sanità pubblica in diversi paesi; applicare la stessa mobilitazione e revisione delle norme per agire fin da ora contro la crisi climatica, di cui nessuno può negare la drammatica prevedibilità”. Pochi giorni fa, per le Éditions de l’Obsérvatoire, la Royal ha pubblicato il suo ottavo libro: “Résilience française. Sauvons notre modèle social”.

 

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Tra le pagine più incisive di questo testo, che ha il sapore di un programma presidenziale, spicca il capitolo in cui parla della “distruzione delle radici”, dell’“attaccamento locale”, temi che la sinistra francese ha abbandonato alla destra. “Ho sempre difeso le radici contro lo sradicamento e la disumanizzazione. Forse perché ho vissuto la mia infanzia in un villaggio dei Vosges, sono stata eletta deputata di un territorio rurale e sono stata presidente di una regione rurale, il Poitou-Charentes, e dunque conosco ciò che chiamo ‘l’intelligenza dei territori”, spiega, prima di aggiungere: “Per fare un paragone tra l’uomo e la natura, una pianta senza radici non può elevarsi verso il cielo, e per un essere umano è la stessa cosa; l’ideologia del capitalismo globalizzato, invece, è quella di spingere gli individui e le produzioni verso paesi con stipendi bassi e una protezione sociale debole. L’Europa ha delocalizzato troppo la sua industria e ne paga oggi le conseguenze dinanzi alla crisi sanitaria”.

 

La chiusura è sulla grande frattura, da risanare, tra la Francia metropolitana e quella che il geografo Christophe Guilluy ha definito la “Francia periferica”: “Questa spaccatura si è aggravata in seguito alla fusione delle regioni, di cui descrivo i danni nel mio libro. Per sanare queste fratture e questo senso di abbandono ci sarebbe bisogno di una grande ambizione educativa e culturale. Un progetto di transizione ecologica per il clima potrebbe creare un nuovo legame sociale e fare della periferia una nuova risorsa”.

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