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Lezioni americane

Gli elettori dem stanno delineando una coalizione che s’incrocia al centro

Paola Peduzzi

Le analisi delle primarie dicono: l’affluenza alta viene da destra, la formula della diversity è più moderata rispetto al 2018. E le donne dove sono finite?

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Milano. Nel novembre del 2018, alle elezioni di metà mandato, il Partito democratico si impose al Congresso con facce nuove – più donne, più minoranze, idee più radicali, Alexandria Ocasio-Cortez per intenderci. Poco più di un anno dopo, la scelta del candidato presidente sta ridimensionando la piccola rivoluzione di allora (piccola perché i numeri mostravano più una breccia che una conquista). La donna più forte delle primarie, la senatrice Elizabeth Warren, si è ritirata due giorni fa, così la corsa tra i democratici resta tra due uomini bianchi ultrasettantenni.

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Milano. Nel novembre del 2018, alle elezioni di metà mandato, il Partito democratico si impose al Congresso con facce nuove – più donne, più minoranze, idee più radicali, Alexandria Ocasio-Cortez per intenderci. Poco più di un anno dopo, la scelta del candidato presidente sta ridimensionando la piccola rivoluzione di allora (piccola perché i numeri mostravano più una breccia che una conquista). La donna più forte delle primarie, la senatrice Elizabeth Warren, si è ritirata due giorni fa, così la corsa tra i democratici resta tra due uomini bianchi ultrasettantenni.

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La stampa americana si è riempita di articoli sul tema: il tetto di cristallo è molto resistente, anzi è il più resistente di tutti, l’America è pronta a qualsiasi cosa, anche al circo di un presidente come Trump, ma non a una leader donna. Se poi la donna è competente come la Warren e come lo era Hillary Clinton nel 2016, non avrà proprio possibilità di emergere: verrà schiacciata, e se proverà a dire che c’è del sessismo sarà ancora più schiacciata. Il dibattito non è destinato a esaurirsi in fretta, ma ci sono altri due elementi da considerare: il primo è tecnico, riguarda l’efficacia della campagna Warren. Guardando i risultati scarsi della senatrice anche in contesti a lei favorevoli (come il suo stato), si può dire che ha avuto qualche problema in più oltre alla resistenza a una leader donna. Il secondo è stato sottolineato dal sito Axios: la Casa Bianca resta inaccessibile alle donne, ma i progressi a livello più basso sono molti. Nel 2018 c’è stato il picco di donne al Congresso, il 2020 potrebbe superare quel record, in campo democratico e repubblicano. Anche a livello statale la tendenza è la stessa. La spinta del 2018, in questo senso, c’è ancora.

 

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Il cambiamento più grande – per quel che si è visto finora – riguarda l’elettorato democratico. I giovani non mostrano un grande entusiasmo, almeno non più di quello del 2016 o del 2018. Questa è la ragione della flessione di Bernie Sanders all’ultimo giro di primarie. La mobilitazione riguarda invece la middle class più anziana che va in cerca di un’alternativa vera a Donald Trump, e sembra aver deciso che questa alternativa non debba essere estrema. Diciamo: ha vinto l’establishment perché questa è la strategia dell’establishment. Ma fino al SuperTuesday l’establishment non aveva affatto scelto a quale candidato affidarsi e se proprio doveva dirne uno il più delle volte diceva Michael Bloomberg. Sono stati gli elettori democratici a indicare Joe Biden come un candidato credibile. David Brooks ha spiegato sul New York Times: “I nuovi democratici vengono da destra”. In Virginia l’affluenza è stata oltre il 70 per cento nelle periferie delle città, lo stesso è avvenuto in Texas. “Molti di questi nuovi elettori devono essere repubblicani disillusi che ora si considerano repubblicani”, scrive Brooks. L’altro elemento decisivo che ha determinato la riscossa di Biden riguarda la sua capacità di unire il partito. L’ex vicepresidente è un politico vecchio stile, crede nel dialogo e nella mediazione più che nell’eccitare la propria base (anche perché non ce l’ha, una base eccitabile) e quindi è considerato più abile rispetto a Sanders nel ricucire il partito – e magari costruire quel “team of rivals” che potrebbe dare voce e forma ed equilibrio alle tante anime dei democratici. La comunità afroamericana, che è più moderata e istituzionale rispetto alle altre, ha fatto da traino a Biden, ma quel che è cambiato rispetto al 2018, quando la diversity e il radicalismo avevano fatto breccia, è che la formula della diversity oggi si mostra molto meno radicale. O almeno così ha fatto fino ad adesso. Come dice Brooks: se esiste un’intersezione di elettorati, se una coalizione vincente è possibile, l’incrocio sta al centro.

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