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Bloomberg esce con stile e mezzo miliardo di dollari in meno da una campagna disastrosa

Daniele Ranieri

L'ex sindaco di New York sta annunciando che metterà al servizio di Joe Biden le sue risorse economiche enormi e la sua potenza di fuoco

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Roma. Mike Bloomberg si ritira dalle primarie democratiche inseguito dagli sghignazzi via Twitter del presidente Donald Trump, che si diverte molto a prenderlo in giro senza pietà. Bloomberg ha bruciato mezzo miliardo di dollari nella campagna elettorale, soprattutto in spot, e ha ottenuto un risultato ridicolo: ha vinto il delegato delle isole Samoa. “Gli unici che ci hanno guadagnato molto sono i suoi consulenti”, dice il presidente, che non vedeva l’ora di scatenarsi contro Bloomberg, magnate newyorchese come lui (ma molto più ricco) che con la sua presenza poteva trasformare le presidenziali in un regolamento di conti all’interno dello stesso circoletto. Ieri Bloomberg ha risposto a Trump con uno spezzone di Guerre stellari eloquente, quello in cui il maestro Jedi Obi Wan Kenobi è impegnato in un duello a colpi di spada laser contro Darth Vader. Obi Wan non vince il duello, ma è l’inizio della disfatta dell’Impero. Tradotto in soldoni, Bloomberg sta annunciando che metterà al servizio di Joe Biden le sue risorse economiche enormi e la sua potenza di fuoco. Che al suo servizio non hanno fatto molto, ma al servizio di Biden possono fare tantissimo (Biden in questa metafora sarebbe il giovane Luke Skywalker: non funziona molto, ma amen, si capisce il senso: ride bene chi ride ultimo).

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Roma. Mike Bloomberg si ritira dalle primarie democratiche inseguito dagli sghignazzi via Twitter del presidente Donald Trump, che si diverte molto a prenderlo in giro senza pietà. Bloomberg ha bruciato mezzo miliardo di dollari nella campagna elettorale, soprattutto in spot, e ha ottenuto un risultato ridicolo: ha vinto il delegato delle isole Samoa. “Gli unici che ci hanno guadagnato molto sono i suoi consulenti”, dice il presidente, che non vedeva l’ora di scatenarsi contro Bloomberg, magnate newyorchese come lui (ma molto più ricco) che con la sua presenza poteva trasformare le presidenziali in un regolamento di conti all’interno dello stesso circoletto. Ieri Bloomberg ha risposto a Trump con uno spezzone di Guerre stellari eloquente, quello in cui il maestro Jedi Obi Wan Kenobi è impegnato in un duello a colpi di spada laser contro Darth Vader. Obi Wan non vince il duello, ma è l’inizio della disfatta dell’Impero. Tradotto in soldoni, Bloomberg sta annunciando che metterà al servizio di Joe Biden le sue risorse economiche enormi e la sua potenza di fuoco. Che al suo servizio non hanno fatto molto, ma al servizio di Biden possono fare tantissimo (Biden in questa metafora sarebbe il giovane Luke Skywalker: non funziona molto, ma amen, si capisce il senso: ride bene chi ride ultimo).

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Ieri un pezzo interessante del commentatore Jonathan Last provava a rendere meno ridicola la figura di Bloomberg, che nei dibattiti era poco convincente e che era inseguito da racconti orrendi su come trattava donne e dipendenti quando ancora non pensava a diventare presidente. Bloomberg, dice Last, è stato una polizza d’assicurazione per i democratici nel caso di un collasso di Biden davanti a Bernie Sanders. Come tutte le polizze d’assicurazione, era costosa: sottraeva consensi e voti al fronte moderato, ma senza sarebbe stato peggio. Senza il riccone newyorkese, c’era il rischio che la partita diventasse Sanders contro Trump e per moltissimi sarebbe stata una scelta indigesta, di quelle da turarsi il naso. Trump è odioso agli occhi dei democratici, ma l’altro è schierato su posizioni troppo radicali per scatenare un consenso di massa nell’America del 2020 con occupazione record e crescita economica continua (per ora almeno). Sanders esalta la sua base, ma non riesce ad arruolare altri elettori. Non appena Biden ha trionfato, è la fine del ragionamento, è stato il segnale che il ruolo di Bloomberg si era esaurito.

 

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Altri sono molto meno indulgenti. Il miliardario newyorkese ha provato a saltare sul carro delle primarie senza avere fatto tutti i passaggi preliminari e facendo affidamento soltanto sulla sua potenza finanziaria, che non è davvero la ricetta giusta per accendere l’entusiasmo di un elettorato in cerca di equità economica, pari opportunità e riscossa contro l’establishment bianco e ricco. Non ha mai avuto una possibilità reale di diventare pericoloso per Trump, a dispetto di tutti i suoi miliardi, perché non riusciva a creare una connessione con gli americani. Il colpo più duro non l’ha ricevuto dal presidente, l’ha ricevuto da un’altra candidata democratica, Elizabeth Warren, in apertura di dibattito il 19 febbraio a Las Vegas: “Vorrei parlare del fatto che stiamo correndo contro un miliardario che chiama le donne ‘culone’ e ‘lesbiche con la faccia da cavallo’ e no, non sto parlando di Donald Trump. Sto parlando del sindaco Bloomberg”. Fu un colpo devastante, a cui poi seguì un altro scambio altrettanto duro sulle donne che hanno firmato accordi legali in cui si impegnano a non rivelare nulla – in cambio di soldi – delle loro denunce contro di lui (che, giura, riguardano soltanto espressioni infelici che avrebbe usato e non molestie sessuali). Fu un’operazione di abbattimento che entusiasmò molto i fan della Warren, ma non è servita a far crescere le chance di vittoria della senatrice. Nelle prossime ore ci si aspetta un annuncio da parte di lei per dichiarare la fine della sua campagna elettorale, che diventa una gara a due tra Biden e Sanders.

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