PUBBLICITÁ

Jessica Cisneros, il Texas e che sarà dei dem americani

Paola Peduzzi

L’Ocasio-Cortez del sud e i “coraggiosi” che vogliono cambiare i connotati dell’establishment

PUBBLICITÁ

Milano. Il ventottesimo distretto del Texas è grande poco più della Lombardia, ha la forma strana tipica delle circoscrizioni ridisegnate a tavolino per avvantaggiare questo o quel partito (la mappa elettorale texana finì davanti alla Corte Suprema nel 2011 prima di diventare effettiva), comprende San Antonio e s’allunga nella valle del Rio Grande fino al confine con il Messico. E’ terra di confine, a stragrande maggioranza latina, ed è un bastione dei democratici, pure nell’attuale Texas repubblicano (chissà come sarà domani): ci sono democratici dall’inizio degli anni Novanta, il deputato che rappresenta oggi il distretto, Henry Cuellar, è in carica dal 2005, ed è stato sempre rieletto con maggioranze bulgare, nessuno sfidante interno, teniamoci stretto – hanno sempre detto i democratici – questo angolo dell’ambitissimo Texas. Poi sono arrivate le primarie del 2020, quelle della sfida a Donald Trump certo, ma anche e soprattutto della sfida tra le due anime del Partito democratico americano, moderati vs radicali, e la corsa nel ventottesimo distretto non è più stata scontata.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Milano. Il ventottesimo distretto del Texas è grande poco più della Lombardia, ha la forma strana tipica delle circoscrizioni ridisegnate a tavolino per avvantaggiare questo o quel partito (la mappa elettorale texana finì davanti alla Corte Suprema nel 2011 prima di diventare effettiva), comprende San Antonio e s’allunga nella valle del Rio Grande fino al confine con il Messico. E’ terra di confine, a stragrande maggioranza latina, ed è un bastione dei democratici, pure nell’attuale Texas repubblicano (chissà come sarà domani): ci sono democratici dall’inizio degli anni Novanta, il deputato che rappresenta oggi il distretto, Henry Cuellar, è in carica dal 2005, ed è stato sempre rieletto con maggioranze bulgare, nessuno sfidante interno, teniamoci stretto – hanno sempre detto i democratici – questo angolo dell’ambitissimo Texas. Poi sono arrivate le primarie del 2020, quelle della sfida a Donald Trump certo, ma anche e soprattutto della sfida tra le due anime del Partito democratico americano, moderati vs radicali, e la corsa nel ventottesimo distretto non è più stata scontata.

PUBBLICITÁ

 

 

PUBBLICITÁ

Cuellar, 64 anni, un tipico democratico texano, cioè uno che fuori dai confini del suo stato assomiglia tanto a un repubblicano, è stato sfidato da Jessica Cisneros, ventisei anni, avvocato specializzato nei diritti degli immigrati, che ha mosso i suoi primi passi politici proprio nell’ufficio di Cuellar: era una sua stagista. No, non c’è nulla di scandaloso in questo riferimento, la stagione dei vestiti delle stagiste e delle loro performance sessuali è lontanissima: la Cisneros ha iniziato a lavorare con Cuellar ma poi è andata via, perché quel tipo di democratico non era il suo. E così ha deciso di sfidarlo, ieri, al SuperTuesday, replicando in versione minuta – e quindi brutale, perché è quando si è vicini che ci si fa più male – la grande faida interna al Partito democratico, portandosi appresso un mostro sacro dell’onda radicale, la star del Congresso, la role model delle “coraggiose” Alexandria Ocasio-Cortez, che ha portato endorsement e finanziamenti, rendendo la Cisneros competitiva anche dal punto di vista della capacità di spesa, cosa non scontata per chi sfida l’establishment. Sì, perché l’establishment sta con Cuellar: è arrivata anche Nancy Pelosi, speaker del Congresso e argine contro l’onda radicale della Squad (il termine Squad, poi utilizzato da Trump nel suo solito modo pararazzista, è un’invenzione della Pelosi). Voglio una vittoria “strepitosa”, ha detto la Pelosi parlando di fianco a Cuellar qualche giorno fa, mentre la Cisneros sottolineava che Cuellar non aveva mai accettato un dibattito con lei, preferiva la comfort zone della Pelosi – e i soldi dei temibili fratelli Koch, munifici e conservatori, che hanno donato più di 30 mila dollari alla campagna di Cuellar.

 

 

L’esito di questo confronto arriva oggi, ma racconta già un grande cambiamento. Del Texas, prima di tutto, che sta diventando “purple” dopo essere diventato tutto rosso-repubblicano negli anni Novanta, preludio della “Right Nation” prima e della mutazione trumpiana poi. Dell’America quindi, visto che il Texas è molto rappresentativo delle trasformazioni del paese, demografiche, ideologiche e culturali. E poi del Partito democratico americano, che oggi appare come una massa informe che dovrà essere modellata dal candidato presidente che vincerà più delegati alle primarie con l’obiettivo ultimo di sconfiggere Trump. La Cisneros ha fatto una campagna elettorale molto particolare: non ha puntato tutto sulla variabile più semplice, quella generazionale, i giovani contro l’establishment, Si è concentrata sull’economia e sull’immigrazione, terreno più insidioso perché anche Cuellar è figlio di immigrati come lei e come moltissimi in questo sud del Texas, e definendo l’avversario “il democratico preferito di Trump”. Cuellar è per il dialogo, dice che non è stato mandato a Washington negli ultimi 15 anni per fare guerra ai repubblicani, ha votato per il muro quando c’era da evitare lo shutdown del governo: è quel tipo di democratico che i radicali vogliono spazzare via. La Cisneros ha avuto il sostegno di Bernie Sanders e di Elizabeth Warren, e l’aiuto dei Justice Democrats, il movimento che ha in curriculum l’elezione nel 2018 della Ocasio-Cortez e di Ayanna Pressley e che ha bisogno di nuove, significative conferme. Ha anche il sostegno del Pac appena nato della Ocasio-Cortez , Courage to Change, l’associazione dei coraggiosi anti establishment che vuole cambiare, da dentro, i connotati del Partito democratico d’America.

PUBBLICITÁ
PUBBLICITÁ