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Lo scudo di Ursula

Redazione

L’Ue aveva molti modi per dare solidarietà alla Grecia. Ha scelto quello populista

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Ursula von der Leyen ha utilizzato la parola “scudo” per portare il suo sostegno al premier greco Kyriakos Mitsotakis di fronte alle migliaia di rifugiati siriani ammassati alla frontiera con la Turchia, spinti verso l’Unione europea dall’apertura dei flussi voluta da Recep Tayyip Erdogan. “Ringrazio la Grecia per essere il nostro scudo europeo”, ha detto la presidente della Commissione, dopo aver visitato il confine con gli altri due leader dell’Ue, Charles Michel e David Sassoli. L’espressione scelta dalla von der Leyen segna una grave svolta nel controverso dibattito seguito alla crisi dei rifugiati del 2015-2016. Per la prima volta la Commissione – guardiana dei Trattati e dei valori fondamentali – afferma esplicitamente la volontà dell’Europa-fortezza, anche a costo di rinnegare il diritto europeo, internazionale e umanitario. Perché al di là delle inaccettabili tattiche di Erdogan, di questo si tratta: von der Leyen, Michel e Sassoli sono andati a benedire un governo – quello di Mitsotakis – che ha annunciato la sospensione del diritto di asilo e i respingimenti collettivi di rifugiati. E questo malgrado un chiaro avvertimento dell’Unhcr: nessuna situazione d’emergenza può “rimettere in discussione il diritto internazionalmente riconosciuto di chiedere l’asilo né il principio del non-respingimento”. La solidarietà alla Grecia poteva essere dimostrata in molti modi, più o meno onorevoli: con l’evacuazione verso l’Ue delle migliaia di rifugiati tenuti nei campi sulle isole greche; con la ripartizione tra gli stati membri dei migranti che passano la frontiera; con un assegno più consistente per Erdogan; con un’iniziativa seria e decisa a protezione dei civili di Idlib che scappano dai bombardamenti dei russi e del regime di Assad, di cui nessuno si occupa. Invece, legittimando le posizioni dei Salvini, degli Orbán e dei Trump, la von der Leyen priva l’Ue dello scudo per proteggersi dalla barbarie populista.

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Ursula von der Leyen ha utilizzato la parola “scudo” per portare il suo sostegno al premier greco Kyriakos Mitsotakis di fronte alle migliaia di rifugiati siriani ammassati alla frontiera con la Turchia, spinti verso l’Unione europea dall’apertura dei flussi voluta da Recep Tayyip Erdogan. “Ringrazio la Grecia per essere il nostro scudo europeo”, ha detto la presidente della Commissione, dopo aver visitato il confine con gli altri due leader dell’Ue, Charles Michel e David Sassoli. L’espressione scelta dalla von der Leyen segna una grave svolta nel controverso dibattito seguito alla crisi dei rifugiati del 2015-2016. Per la prima volta la Commissione – guardiana dei Trattati e dei valori fondamentali – afferma esplicitamente la volontà dell’Europa-fortezza, anche a costo di rinnegare il diritto europeo, internazionale e umanitario. Perché al di là delle inaccettabili tattiche di Erdogan, di questo si tratta: von der Leyen, Michel e Sassoli sono andati a benedire un governo – quello di Mitsotakis – che ha annunciato la sospensione del diritto di asilo e i respingimenti collettivi di rifugiati. E questo malgrado un chiaro avvertimento dell’Unhcr: nessuna situazione d’emergenza può “rimettere in discussione il diritto internazionalmente riconosciuto di chiedere l’asilo né il principio del non-respingimento”. La solidarietà alla Grecia poteva essere dimostrata in molti modi, più o meno onorevoli: con l’evacuazione verso l’Ue delle migliaia di rifugiati tenuti nei campi sulle isole greche; con la ripartizione tra gli stati membri dei migranti che passano la frontiera; con un assegno più consistente per Erdogan; con un’iniziativa seria e decisa a protezione dei civili di Idlib che scappano dai bombardamenti dei russi e del regime di Assad, di cui nessuno si occupa. Invece, legittimando le posizioni dei Salvini, degli Orbán e dei Trump, la von der Leyen priva l’Ue dello scudo per proteggersi dalla barbarie populista.

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