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E la riforma di Dublino?

David Carretta

L’Ue non ha trovato una politica migratoria comune e ora rimette in discussione Schengen

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Bruxelles. Quattro anni dopo l’accordo con Recep Tayyip Erdogan per subappaltare alla Turchia una soluzione temporanea alla crisi dei rifugiati, l’Unione europea all’improvviso scopre di essere vulnerabile perché ha rinviato tutte le decisioni politicamente difficili su migranti e Siria. La riforma di Dublino con l’introduzione di un meccanismo di ridistribuzione automatica dei richiedenti asilo è stata rinviata sine die a causa del veto di Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia. La Grecia è stata lasciata sola nel gestire in modo disastroso la quarantena di decine di migliaia di rifugiati sbarcati in questi anni e rinchiusi in campi sovraffollati su cinque isole. Frontex ha cambiato nome in “Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera”, ma il suo mandato si limita all’assistenza. Ogni migrante salvato al largo della Libia e da sbarcare in Italia dà luogo a lunghe trattative per ricollocamenti su base volontaria tra una manciata di paesi europei, figurarsi lo scenario di decine di migliaia di rifugiati in Grecia. Le cancellerie europee rimangono in disparte mentre Russia e Turchia si spartiscono la Siria facendosi la guerra sulle spalle degli abitanti di Idlib. Pur di non dover affrontare questa realtà, la Commissione di Ursula von der Leyen è pronta a chiudere gli occhi sulle palesi violazioni del diritto europeo da parte della Grecia e a offrire a Erdogan altri miliardi di aiuti se il presidente turco sigillerà nuovamente le frontiere per conto dell’Ue.

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Bruxelles. Quattro anni dopo l’accordo con Recep Tayyip Erdogan per subappaltare alla Turchia una soluzione temporanea alla crisi dei rifugiati, l’Unione europea all’improvviso scopre di essere vulnerabile perché ha rinviato tutte le decisioni politicamente difficili su migranti e Siria. La riforma di Dublino con l’introduzione di un meccanismo di ridistribuzione automatica dei richiedenti asilo è stata rinviata sine die a causa del veto di Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia. La Grecia è stata lasciata sola nel gestire in modo disastroso la quarantena di decine di migliaia di rifugiati sbarcati in questi anni e rinchiusi in campi sovraffollati su cinque isole. Frontex ha cambiato nome in “Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera”, ma il suo mandato si limita all’assistenza. Ogni migrante salvato al largo della Libia e da sbarcare in Italia dà luogo a lunghe trattative per ricollocamenti su base volontaria tra una manciata di paesi europei, figurarsi lo scenario di decine di migliaia di rifugiati in Grecia. Le cancellerie europee rimangono in disparte mentre Russia e Turchia si spartiscono la Siria facendosi la guerra sulle spalle degli abitanti di Idlib. Pur di non dover affrontare questa realtà, la Commissione di Ursula von der Leyen è pronta a chiudere gli occhi sulle palesi violazioni del diritto europeo da parte della Grecia e a offrire a Erdogan altri miliardi di aiuti se il presidente turco sigillerà nuovamente le frontiere per conto dell’Ue.

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 Gli scontri al confine tra Turchia e Grecia (foto LaPresse)


 

“La sfida della Grecia è la sfida dell’Ue”, ha detto lunedì la von der Leyen, mentre i suoi portavoce schivavano domande sulla legalità della decisione del primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, di sospendere per un mese il diritto di chiedere asilo e di procedere con il respingimento dei migranti che riescono ad attraversare la frontiera tra Grecia e Turchia. La von der Leyen oggi andrà in visita al confine greco-turco con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e quello dell’Europarlamento, David Sassoli. La visita dei tre leader europei “è un’importante dichiarazione di sostegno da parte di tutte e tre le istituzioni nel momento in cui la Grecia sta difendendo con successo le frontiere dell’Ue”, ha spiegato su Twitter Mitsotakis. Nello stesso momento, circolavano sui social media le immagini – distribuite dal governo di Ankara – della guardia costiera greca che respingeva un gommone di rifugiati al largo di Lesvos e si diffondeva la voce – bollata come fake news da Atene – di un primo migrante morto al confine terrestre a causa dell’uso di armi da fuoco da parte dell’esercito greco. E’ toccato all’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ricordare alla Commissione come funziona il diritto comunitario. “Né la Convenzione del 1951 sullo Stato dei rifugiati né la legislazione Ue sui rifugiati fornisce una base legale per sospendere la ricezione di richieste di asilo”, ha detto l’Unhcr in un comunicato: la richiesta della Grecia di attivare l’articolo 78/3 del trattato (la possibilità per l’Ue di adottare misure temporanee in caso di situazione di emergenza caratterizzata da un afflusso improvviso di cittadini di paesi terzi) “non può sospendere il diritto riconosciuto internazionalmente di chiedere asilo e il principio del non respingimento”.

 

Difendere le frontiere europee è diventato il mantra per nascondere l’incapacità dell’Ue e dei suoi stati membri di avere una politica comune su migranti e rifugiati. Lo ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron: “Piena solidarietà con la Francia e la Bulgaria, la Francia è pronta a contribuire agli sforzi europei per prestare loro un’assistenza rapida e proteggere le frontiere”. Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, minaccia nuovamente Schengen: “Se la protezione della frontiera esterna dell’Ue non funzionerà, allora l’Austria proteggerà le sue, di frontiere”. Le cifre sul terreno dicono che l’Ue è ancora lontana dalla crisi dei rifugiati del 2015-2016: i migranti ammassati alla frontiera greco-turca dovrebbero essere poco più di 10 mila, mentre gli arrivi via mare nel fine settimana sono stati di poco superiori ai mille. Con un po’ di buon senso e di organizzazione sarebbero numeri gestibili, ma tutti sembrano avere interesse a drammatizzare. Il vicepresidente della Commissione, il greco Margaritis Schinas, ha chiesto un vertice straordinario dei ministri dell’Interno. L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha convocato una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri. Ed è così che Erdogan potrebbe passare nuovamente all’incasso. Von der Leyen ha annunciato la volontà di dialogare con la Turchia per “trovare un terreno comune” sulla situazione dei rifugiati nel paese e discutere “altro sostegno se necessario”.

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