PUBBLICITÁ

L’Europa dell’est senza bambini che tra spot e bonus chiede: “Fate figli!”

Micol Flammini

Orban, le cliniche della fertilità e l’incubo del 2050

PUBBLICITÁ

Nei paesi dell’est Europa i governi hanno iniziato a contare i propri cittadini e hanno scoperto che sono rimasti in pochi. Qualcuno se ne è andato tempo fa, quando anche gli stati orientali sono entrati nell’Ue. I giovani hanno scoperto il fascino del viaggio, la bellezza del movimento libero zigzagando tra un paese e l’altro e, muovendosi, hanno deciso di rimanere a ovest. Quelli che invece vivono a est di far figli non ne vogliono sapere. Nonostante l’economia sia in ripresa, nonostante i bonus, gli sgravi fiscali, nonostante tutto. Il governo polacco aveva cercato di incitare i cittadini a fare figli con uno spot che fece ridere, più che prendere sul serio la questione, lo slogan era “fate figli come conigli”. Anche Fidesz, il partito di Viktor Orbán, qualche settimana fa ha fatto uscire una pubblicità che anziché convincere le giovani coppie sembrava volta a terrorizzarle: una ragazza dall’aria sofferente, resa ancora più sofferente da una pancia smisurata, e con il culmine della sofferenza immortalata sul suo volto in sala parto. “Ne vale la pena”, concludeva una voce in chiusura. Più che i video dovevano essere i bonus generosi a convincere i cittadini: prestiti statali da non restituire con l’arrivo del terzo figlio, assegni familiari, tagli delle tasse. Ma nonostante tutto, il crollo demografico va più veloce a est che a ovest.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Nei paesi dell’est Europa i governi hanno iniziato a contare i propri cittadini e hanno scoperto che sono rimasti in pochi. Qualcuno se ne è andato tempo fa, quando anche gli stati orientali sono entrati nell’Ue. I giovani hanno scoperto il fascino del viaggio, la bellezza del movimento libero zigzagando tra un paese e l’altro e, muovendosi, hanno deciso di rimanere a ovest. Quelli che invece vivono a est di far figli non ne vogliono sapere. Nonostante l’economia sia in ripresa, nonostante i bonus, gli sgravi fiscali, nonostante tutto. Il governo polacco aveva cercato di incitare i cittadini a fare figli con uno spot che fece ridere, più che prendere sul serio la questione, lo slogan era “fate figli come conigli”. Anche Fidesz, il partito di Viktor Orbán, qualche settimana fa ha fatto uscire una pubblicità che anziché convincere le giovani coppie sembrava volta a terrorizzarle: una ragazza dall’aria sofferente, resa ancora più sofferente da una pancia smisurata, e con il culmine della sofferenza immortalata sul suo volto in sala parto. “Ne vale la pena”, concludeva una voce in chiusura. Più che i video dovevano essere i bonus generosi a convincere i cittadini: prestiti statali da non restituire con l’arrivo del terzo figlio, assegni familiari, tagli delle tasse. Ma nonostante tutto, il crollo demografico va più veloce a est che a ovest.

PUBBLICITÁ

 

I governi sono in cerca di bambini, l’Europa è in cerca di bambini, e la sua parte orientale soffre un po’ di più. Così Orbán nel suo discorso di fine anno ha detto che farà di tutto per invertire le stime di previsione dell’Onu secondo le quali la popolazione ungherese da 9,3 milioni di abitanti potrebbe arrivare ad averne 8,3 nel 2050 e ha annunciato che riserverà particolare attenzione alle cliniche della fertilità, che diventeranno “un settore strategico” per l’Ungheria. Ha detto che lo stato è pronto a offrire trattamenti in vitro gratuitamente e che ha acquisito tutte le aziende che operano sul mercato e, come riporta il Financial Times, ha anche suggerito agli investitori privati di tenersi lontani dal settore perché presto diventerà un monopolio. Dal 2008 al 2018, secondo i dati Ocse, sono almeno 1 milione gli ungheresi che hanno lasciato la nazione e il primo settore a risentirne è stato l’economia. Budapest ha bisogno di lavoratori, con la crisi dei migranti del 2015 ha intensificato la sua propaganda anti immigrazione, permettendo però a 50mila migranti economici non europei ma bianchi e cristiani, ucraini e bielorussi, di ottenere il permesso di soggiorno (fonte Bloomberg). Anche la Polonia, pur rifiutando le quote migranti, ha aperto le porte a due milioni di lavoratori, la maggior parte ucraini, e ha portato avanti una politica per intensificare le nascite di scarso successo. Il tasso di natalità è di 1,3 figli per donna e anche Varsavia sente il peso di un’economia che cresce non supportata da sufficiente manodopera. I bonus, 115 euro per ogni figlio, non sono serviti, e nemmeno gli spot e i conigli e non c’è da attendersi nemmeno che il governo nazionalista, molto vicino alla chiesa polacca, tenterà di incentivare le cliniche della fertilità come ha fatto l’Ungheria, nel suo precedente mandato il PiS aveva tagliato i finanziamenti alla fecondazione in vitro poco dopo il suo insediamento nel 2015.

 

PUBBLICITÁ

Adesso che l’attenzione europea nei confronti della natalità è in crescita, la demografia è diventato il “problema esistenziale” dell’Ue (definizione del Financial Times) e in Commissione Ue è anche arrivato il portafoglio chiamato “democrazia e demografia”. La Croazia, che ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea il primo gennaio, ha detto che vorrebbe portare i problemi di natalità in cima alle priorità dell’Ue, perché anche Zagabria è preoccupata: i giovani se ne vanno, i bambini che nascono sono pochi e il premier croato Andrej Plenkovic ha chiesto a Bruxelles di ponderare una serie di politiche a favore delle famiglie.

 

Gli europei tutti cercano una soluzione e in molti non sono convinti che l’immigrazione potrà risolvere il problema nel lungo termine. Nell’est che vuole bambini, ne vuole tanti e li vuole europei, si è iniziato a cercare escamotage con un po’ più urgenza. I progetti sono molti, i soldi investiti anche ma, oltre ai bambini, a est mancano anche i giovani, che spesso preferiscono la vita dell’ovest a quella dei paesi di origine. “E’ questo lo scotto che stiamo pagando all’Europa”, aveva detto il premier polacco Mateusz Morawiecki lamentandosi per la perdita della gioventù.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ