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Trump è un tipaccio, ma il Pentagono sa le regole

Giuliano Ferrara

Chi paventa la terza guerra mondiale ricordi che gli effetti negativi del passato sono arrivati dalla fine della deterrenza

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Quando sentite dire che una terza guerra mondiale è inevitabile dato che l’uccisione di Suleimani rende necessaria una spirale ritorsiva senza tregua, pensate a chi lancia questa allerta: sono gli stessi che imputavano alla guerra contro Saddam Hussein (2003) il rischio di un nuovo Vietnam per l’America alla ricerca dei profitti da petrolio, la prospettiva di un esodo biblico dall’Iraq, l’imminenza di una spaventosa carneficina, la pulsione verso il reclutamento e l’affermazione del jihadismo data dalla guerra, l’inevitabilità di una conflagrazione diffusa in dipendenza dall’unilateralismo predicato dai neoconservatori e dal loro programma. Non c’è stato nessun Vietnam, l’insurrezione sunnita fu domata, oggi la libera circolazione del petrolio interessa in linea di principio tutto l’occidente tranne gli Stati Uniti che sono energeticamente autonomi dalla produzione petrolifera, la spaventosa carneficina è quella siriana dovuta all’azione di Suleimani e all’inazione di Obama e di Susan Rice, fedeli multilateralisti, dopo il ritiro totale dall’Iraq, lo stesso per l’esodo biblico, che ha travolto parte dell’Europa, e l’azione di reclutamento efficace dell’Isis in tutto il mondo e perfino nelle democrazie europee è avvenuta tutta dopo, sottolineato dopo, e in conseguenza, sottolineato in conseguenza, della dismissione delle responsabilità militari e di nation building degli Stati Uniti in Iraq e altrove nel medio oriente, mentre oggi nonostante tutto l’Iraq è un campo di battaglia infiltrato come il Libano lo Yemen e la Siria stessa dalle milizie terroriste di Suleimani e la Siria un cimitero all’aria aperta.

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Quando sentite dire che una terza guerra mondiale è inevitabile dato che l’uccisione di Suleimani rende necessaria una spirale ritorsiva senza tregua, pensate a chi lancia questa allerta: sono gli stessi che imputavano alla guerra contro Saddam Hussein (2003) il rischio di un nuovo Vietnam per l’America alla ricerca dei profitti da petrolio, la prospettiva di un esodo biblico dall’Iraq, l’imminenza di una spaventosa carneficina, la pulsione verso il reclutamento e l’affermazione del jihadismo data dalla guerra, l’inevitabilità di una conflagrazione diffusa in dipendenza dall’unilateralismo predicato dai neoconservatori e dal loro programma. Non c’è stato nessun Vietnam, l’insurrezione sunnita fu domata, oggi la libera circolazione del petrolio interessa in linea di principio tutto l’occidente tranne gli Stati Uniti che sono energeticamente autonomi dalla produzione petrolifera, la spaventosa carneficina è quella siriana dovuta all’azione di Suleimani e all’inazione di Obama e di Susan Rice, fedeli multilateralisti, dopo il ritiro totale dall’Iraq, lo stesso per l’esodo biblico, che ha travolto parte dell’Europa, e l’azione di reclutamento efficace dell’Isis in tutto il mondo e perfino nelle democrazie europee è avvenuta tutta dopo, sottolineato dopo, e in conseguenza, sottolineato in conseguenza, della dismissione delle responsabilità militari e di nation building degli Stati Uniti in Iraq e altrove nel medio oriente, mentre oggi nonostante tutto l’Iraq è un campo di battaglia infiltrato come il Libano lo Yemen e la Siria stessa dalle milizie terroriste di Suleimani e la Siria un cimitero all’aria aperta.

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Quando sentite dire che non serve come dissuasione dare la caccia ai Doctor Evils ed eliminarli, come scrive Gideon Rachman citando i casi di Saddam e di bin Laden e di Suleimani, pensate alla questione della deterrenza: l’Economist è andato in stampa poche ore prima del killeraggio del generale bomba iraniano e dei suoi complici miliziani iracheni, e recava nel suo editoriale come problema principale la inesistenza di una deterrenza efficace da parte degli americani verso la guerra già iniziatasi da parte dell’Iran contro Usa e alleati nella regione più infuocata e infiammabile del mondo. Quando sentite dire che ora gli iraniani stracciano il formidabile accordo multilaterale contro il nucleare militare, e dopo aver rafforzato la loro capacità missilistica passano all’arricchimento smisurato dell’uranio, domandatevi nel frattempo che uso hanno fatto delle risorse liberate dall’attenuazione delle sanzioni occidentali, e pensate intensamente al Libano, ai confini di Israele, allo stretto di Hormuz, alle petroliere inglesi, ai missili balistici, allo Yemen e alla guerra contro il petrolio a destinazione occidentale, e fate magari una riflessione sull’espansionismo russo e turco nell’area e sulle sue conseguenze possibili. Il solo caso in cui la liquidazione di un Doctor Evil in pensione come Gheddafi è stata arbitraria politicamente e controproducente è quello libico, ma in quel teatro, come si sa, le forze guida delle operazioni erano francesi, il coordinamento era europeo, e a guidare da dietro stava l’America pacifista e premio Nobel di Obama e della sua politica estera sciagurata.

 

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Trump è erratico e folle, ma il Pentagono è solido, e le regole della deterrenza e della difesa anche preventiva dai seminatori di odio fondamentalista e di instabilità bellica non sono ancora state cambiate. Trump è un tipaccio fissato con l’idea di entrare nella storia, cosa che succederà ma con un giusto giudizio di non conformità agli standard costituzionali del paese al cui vertice siede, intanto la storia è entrata in lui, per una volta, ed è vano ribellarsi con argomenti desunti dal falso notiziario e dai falsi commenti di ieri.

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