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Una battaglia tra salari europei

Redazione

Quella sulla retribuzione minima è una faglia che scontenta molto i paesi del nord

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La nuova questione che potrebbe far emergere le diversità in Europa, tra nord e sud e soprattutto tra est e ovest, è la possibilità di introdurre un salario minimo europeo. A volerlo, con forza, era stato Frans Timmermans che mentre si affaccendava per diventare presidente della Commissione europea, senza riuscirci, aveva anche proposto che in tutti gli stati membri venisse imposto un salario minimo equivalente al 60 per cento del reddito medio. A luglio, Ursula von der Leyen, l’ex ministro della Difesa tedesco eletta presidente della Commissione, si era impegnata a introdurre delle misure che inquadrassero le richieste di Timmermans, rispettando le differenze tra i singoli mercati del lavoro. Lo aveva fatto, scrive il Financial Times, per ottenere il sostegno del Parlamento e non se ne è dimenticata.

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La nuova questione che potrebbe far emergere le diversità in Europa, tra nord e sud e soprattutto tra est e ovest, è la possibilità di introdurre un salario minimo europeo. A volerlo, con forza, era stato Frans Timmermans che mentre si affaccendava per diventare presidente della Commissione europea, senza riuscirci, aveva anche proposto che in tutti gli stati membri venisse imposto un salario minimo equivalente al 60 per cento del reddito medio. A luglio, Ursula von der Leyen, l’ex ministro della Difesa tedesco eletta presidente della Commissione, si era impegnata a introdurre delle misure che inquadrassero le richieste di Timmermans, rispettando le differenze tra i singoli mercati del lavoro. Lo aveva fatto, scrive il Financial Times, per ottenere il sostegno del Parlamento e non se ne è dimenticata.

 

Il salario minimo è così un nuovo cruccio, una nuova battaglia contro la quale si sono schierati soprattutto i paesi del nord che credono che la misura potrebbe minare i loro sistemi di contrattazione collettiva. Questo sistema, che non ha un carico sullo stato, funziona e i paesi nordici non vedono perché dovrebbero rinunciarvi per seguire nuovi standard che rischierebbero di mandarlo all’aria. In Unione europea sono sei gli stati che non hanno un salario minimo, e oltre a Danimarca, Finlandia, Svezia, Austria e Cipro ci siamo anche noi. I paesi nordici, dove i salari sono più alti, hanno paura che una decisione europea potrebbe portare a una perdita di controllo sul sistema retributivo, che soddisfa i lavoratori. Inoltre negli altri paesi che hanno già un reddito minimo oscilla dai 500 euro in Romania ai 2000 euro in Lussemburgo e i paesi che si oppongono temono che questo potrebbe avere anche un costo per i loro stati. A favore della norma è invece intervenuto Nicolas Schmit, commissario europeo per il lavoro, socialista e lussemburghese, per il quale invece imporre un salario minimo a livello europeo potrebbe aumentare gli standard retributivi di tutta l’Ue e omogeneizzare i mercati. E anche questo non tutti sono sicuri di volerlo.

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