PUBBLICITÁ

Un capo dei combattenti sciiti: “Siamo più forti dell’esercito iracheno”

Shelly Kittleson

I gruppi armati controllerebbero persino i nightclub di Baghdad che noi crediamo siano segno di una normalità ritrovata

PUBBLICITÁ

Baghdad. Kataib Hezbollah è il gruppo armato iracheno colpito dai bombardamenti americani di domenica e ha la particolarità di essere finito sulla lista delle fazioni terroristiche degli Stati Uniti e allo stesso tempo di essere in parte sotto il controllo nominale del governo dell’Iraq, perché dopo la guerra contro lo Stato islamico i gruppi armati sciiti – le cosiddette Unità di mobilitazione popolare – hanno cominciato a ricevere stipendi e pensioni governative.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Baghdad. Kataib Hezbollah è il gruppo armato iracheno colpito dai bombardamenti americani di domenica e ha la particolarità di essere finito sulla lista delle fazioni terroristiche degli Stati Uniti e allo stesso tempo di essere in parte sotto il controllo nominale del governo dell’Iraq, perché dopo la guerra contro lo Stato islamico i gruppi armati sciiti – le cosiddette Unità di mobilitazione popolare – hanno cominciato a ricevere stipendi e pensioni governative.

PUBBLICITÁ

 

L’ambasciata americana ha negato che l’edificio sia stato evacuato e, secondo un comunicato del Comando centrale americano, marines ed elicotteri Apache sono stati inviati come rinforzo nella capitale irachena. Il segretario alla Difesa americano, Mark Esper, ha detto che centinaia di truppe aviotrasportate saranno immediatamente schierate in medio oriente e altre nei giorni successivi.

 

PUBBLICITÁ

Mercoledì pomeriggio, le milizie sciite hanno ordinato ai loro uomini di abbandonare la zona dell’ambasciata – cosa che è successa anche se in molti si sono semplicemente trasferiti con le tende dall’altra parte del fiume Tigri, dirimpetto alla Zona verde. Le milizie erano arrivate la mattina del 31 dicembre con il pretesto di un corteo funebre – che presto si era trasformato in un assedio minaccioso all’ambasciata. Il corteo, dice al Foglio il comandante delle milizie sciite nel settore occidentale di al Anbar, era dedicato ai 27 combattenti uccisi dai bombardamenti americani il 29 dicembre vicino al confine tra Iraq e Siria. Il bilancio per la maggior parte dei media è di 25 morti e di decine di feriti. Il giorno dopo molti corpi erano ancora sotto le macerie.

 

Il comandante che parla al Foglio, Qassim Musleh, è ufficialmente responsabile di tutte le milizie nell’area di confine tra Iraq e Siria della regione di al Anbar, che è quasi un terzo di tutto il territorio iracheno. Musleh si scaglia contro gli Stati Uniti che “non rispettano la sovranità dell’Iraq” e ricorda che il presidente americano Donald Trump è venuto in visita alla base di Ain al Asad, dove sono di stanza truppe americane e di altre nazioni, “senza prendere gli appropriati accordi diplomatici”. Lamenta la debolezza del governo iracheno e dice che anche l’esercito iracheno è troppo debole e influenzato dagli Stati Uniti e che le milizie sono invece molto più forti.

Comandanti di spicco delle milizie erano presenti durante l’assedio all’ambasciata e molti degli uomini coinvolti erano chiaramente arrivati con l’intenzione di minacciare gli Stati Uniti, di cui si dichiarano da tempo nemici giurati.

 

PUBBLICITÁ

A partire dal primo giorno di ottobre nelle zone interne e nel sud del paese sono cominciate proteste contro il governo e ci sono stati anche tentativi di bruciare consolati iraniani e case di politici – e anche di occupare impianti petroliferi – ma in quei casi i manifestanti non agivano sotto il comando di qualche gruppo armato.

PUBBLICITÁ

Per più di dieci anni c’è stata la tendenza nei reportage di scrivere storie acchiappa click sulla “vita notturna di Baghdad che riparte”. In questo tipo di storie però non si menziona il fatto che molti dei nightclub che in teoria dovrebbero segnalare una ritrovata “atmosfera rilassata” in città dopo gli orrori della guerra in realtà sarebbero da tempo una fonte di profitto per le stesse milizie che hanno appena tentato di bruciare l’ambasciata americana.

 

PUBBLICITÁ

I gruppi legati all’Iran che ormai esistono da un decennio in diverse forme sono quelli che hanno abbastanza potere, soldi e armi per arruolare i giovani arrabbiati e poveri, molti dei quali hanno visto i loro fratelli maggiori e i loro padri morire nel caos sanguinoso arrivato dopo il 2003 o nei combattimenti contro lo Stato islamico a partire dal 2014.

A dispetto dei fuochi d’artificio per celebrare l’anno nuovo e degli iracheni che ballavano nelle strade ad appena dieci minuti di taxi di distanza, la scritta “Qassem Suleimani è il mio leader” fatta sul muro di cinta dell’ambasciata americana – riferita al generale delle guardie iraniane della rivoluzione – e le bandiere di Kataib Hezbollah innalzate sull’ambasciata non sono una sorpresa per chiunque in questi anni abbia fatto un minimo d’attenzione a quello che succedeva sul terreno in Iraq. 

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ