Theresa May, premier britannico, ha chiesto all’Europa altri tre mesi di tempo per la Brexit (Foto LaPresse)

Brexit, meno 8

Redazione

Ci sarà un terzo voto ai Comuni. Le divisioni tra i 27 in caso di bocciatura

Theresa May, premier britannico, ha chiesto all’Europa altri tre mesi di tempo per la Brexit: vuole sottoporre la prossima settimana il suo accordo siglato con l’Ue a novembre scorso al voto dei Comuni, per la terza volta e poi fino al 30 giugno organizzare la ratifica. La Commissione europea ha intenzione di dire alla May: se il tuo accordo passa ai Comuni, poi ti diamo la proroga tecnica di tre mesi. Il prossimo passo è quindi un terzo “meaningful vote”, da organizzare la prossima settimana: prima di tutto bisogna vedere se è possibile tenere il voto.

  

Lo Speaker dei Comuni, John Bercow, ha escluso nei giorni scorsi la possibilità, citando un articolo della procedura di Westminster che sostanzialmente dice: non si può sottoporre sempre la stessa questione se non ci sono cambiamenti rilevanti o nella questione o nelle compagini di voto. La mossa di Bercow è stata vista come un’ingerenza ai limiti dell’abuso di potere dal governo, ma l’hanno festeggiata sia gli europeisti sia i brexiteers, e questa è la misura più esatta della disperazione del Regno. Comunque sia: il testo potrebbe essere, in questo caso, modificato almeno in maniera cosmetica, perché vengono formalmente incluse le ultime concessioni date dall’Ue (a Strasburgo, la settimana scorsa).

 

Se il voto si tiene, è necessario poi per la May vincerlo, e questo è un problema: il Dup nordirlandese sta un pochino cedendo, ma i parlamentari dell’Erg, i falchissimi, se sentono odore di no deal non hanno intenzione di capitolare proprio sul traguardo. E l’odore di no deal c’è, perché se i Comuni dovessero bocciare l’accordo, tutte le alternative sarebbero di nuovo aperte, con una variabile in più: i francesi non vogliono fare concessioni ulteriori, preferiscono un no deal oggi che fra tre mesi. I tedeschi invece sono estremamente flessibili: tutto è da preferire al no deal. Così, all’ultimo miglio di questi mille giorni tormentati, la Brexit otterrebbe il suo obiettivo originario, almeno nei suoi ideatori: spaccare l’Europa.

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