“L'attentatore di Strasburgo si sentiva braccato e forse ha deciso di anticipare l'attacco”

Mauro Zanon

L'analisi di Alain Rodier, ex ufficiale dei servizi segreti esterni francesi e vicepresidente del Centro di ricerca dell’intelligence francese (Cf2r)

Parigi. Il suo profilo ibrido di radicalizzato oggetto di schedatura “S”, la lettera con cui i servizi segreti francesi segnalano le persone considerate pericolose per la sicurezza dello stato, e di rapinatore di banche con una certa esperienza, mette molte questioni sul tavolo. A partire dalla seguente: quella compiuta dal 29enne Chérif C., che ieri a Strasburgo ha ucciso due persone e ne ha ferite quattordici (questo finora il bilancio ufficiale, ndr) nei pressi del mercatino di Natale, è un'azione terroristica?

  

L’inchiesta è stata affidata alla sezione antiterrorismo della procura di Parigi e la nuova legge votata nell’ottobre del 2017 prevede che questi massacri siano considerati azioni terroristiche. Ma secondo le informazioni del Figaro, non è da escludere la pista della “disperazione”. Ieri mattina, i gendarmi si erano recati al suo domicilio per arrestarlo ma Chérif si era reso irreperibile. L’uomo doveva essere interrogato per una rapina, compiuta assieme a diverse persone, e tentato omicidio. Tutti i suoi complici sono stati arrestati nel blitz di ieri: lui no. Per questo il Figaro avanza l’ipotesi del gesto di disperazione.

  

“Bisogna restare prudenti dinanzi a questo genere di casi”, dice al Foglio Alain Rodier, ex ufficiale dei servizi segreti esterni di Parigi e vicepresidente del Centro di ricerca dell’intelligence francese (Cf2r). “Non ci sono ancora state rivendicazioni da parte dello Stato islamico o di un altro gruppo estremista, nel momento in cui parliamo. Tuttavia, anche nel caso in cui arrivassero, non sarebbero significative come agli inizi dell’Isis, quando rivendicava automaticamente gli attentati. Ora Daesh fa delle rivendicazioni opportuniste. Ovunque si verifichi un episodio di terrorismo o presunto tale, lo Stato islamico se ne appropria. Si è rallegrato anche per gli incendi che hanno devastato gli Stati Uniti, e ha detto che era una punizione di Allah!”.

 

Per quanto riguarda il profilo di Chérif C., per ora, ci sono alcuni punti certi: “È di nazionalità francese, è nato a Strasburgo il 4 febbraio 1989, presenta le caratteristiche tipiche della piccola criminalità, perché è stato condannato a più riprese per rapina sia in Francia sia in Germania, ed è stato in prigione sei mesi per l’aggressione di un sedicenne. È il piccolo delinquente conosciuto dalla polizia ma anche dai servizi (la Dgsi, l’intelligence interna di Parigi, lo ha messo sotto sorveglianza nel 2016, ndr), perché era immerso nell’universo del radicalismo islamico, molto presente a Strasburgo. Si sentiva braccato dalla polizia e probabilmente ha deciso di anticipare l’attacco”. Non sembra, insomma, un “attentato premeditato”, sottolinea al Foglio Rodier, sulla scia della posizione del Figaro. Ma conferma lo sviluppo dei “gangster jihadisti”, di quei criminali condannati per reati comuni che in prigione si radicalizzano, trovando nell’ideologia islamista una molla per passare all’azione.

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