Emmanuel Macron al G20 di Buenos Aires (foto LaPresse)

La palude gialla di Macron

Mauro Zanon

Di ritorno dal G20 il presidente francese si chiude nel silenzio più totale e lascia trasparire tutta la preoccupazione dell'Eliseo per questa rivolta che parte dal basso

Parigi. Per lo storico francese Jacques Julliard è “il Maggio 68 delle classe medie”. E anche la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, dice che “non si era mai vista una cosa simile dal ‘68”. A cinquant’anni dai pavés degli studenti della Sorbona, dal chienlit, dalle barricate, da Cohn-Bendit e Glucksmann che guidano la rivolta contro il gollismo, i “gilet gialli” tornano a far sentire quell’odore di rivoluzione che la Francia ha più volte sentito nel corso della sua storia. Ma questa volta siamo di fronte a qualcosa di inedito, a un movimento sociale che ha le sue radici nel Ventunesimo Secolo, nasce e si espande su internet, tra un video su YouTube, un appello su Facebook e un grande buzz su Twitter, e si riversa nelle strade e nelle piazze senza “corpi intermedi”, privo di etichette sindacali né politiche, impetuoso e inafferrabile perché senza confini.

 


Il “popolo en marche” contro un “governo thatcheriano di sinistra”, secondo Jean-Claude Michéa, “una jacquerie che mi piace”,
dichiara Michel Onfray


  

È una rivolta che viene dal basso, dalla Francia profonda, quella che non trova grande spazio nei media parigini, ma che ha il sostegno di intellettuali influenti come Alain Finkielkraut, Jean-Claude Michéa, Michel Onfray e Christophe Guilluy. Accademico di Francia e animatore della trasmissione cult “Répliques”, Finkielkraut si è detto “felice dell’esistenza di questo movimento”, formato da persone che, “prevalentemente esprimono in maniera molto degna la loro esasperazione, la loro stanchezza e il loro sconforto”. Michéa, pensatore eretico della gauche intellettuale, vede un “popolo en marche” nei “gilet gialli”, contro un “governo thatcheriano di sinistra” che parla il linguaggio della mondializzazione e vuole rieducare la gente alla dottrina verde di “urbani ipermobili e ultradiplomati”. Il geografo Guilluy trova conferme della sua tesi sulla “Francia periferica” dimenticata dalla Francia delle élite, mentre Michel Onfray, riesumando termini rivoluzionari, ammette di provare piacere dinanzi a questa improvvisa e dirompente “jacquerie”.

 


Non si può governare contro il popolo”,
dice l’alleato di governo di Macron, il centrista François Bayrou


  

Ai piani alti della République, in seguito al terzo e violentissimo “Atto III” della mobilitazione dei “gilet gialli”, si moltiplicano i mugugni. E non solo tra gli scranni dell’opposizione. François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e principale alleato di governo di Macron, ha dichiarato su Europe 1 che “non si può governare contro il popolo”. “Bisogna trovare un nuovo metodo di governo, che non sia una decisione imposta ai francesi dai circoli di potere”, ha aggiunto Bayrou, sottolineando che “in questa prima parte del Ventunesimo secolo non può esserci un progetto politico privo di una visione che tenga in considerazione la dimensione sociale”. Ségolène Royal, ex collega di governo di Macron sotto la presidenza Hollande, reclama la sospensione dell’aumento delle tasse sul carburante, per ripristinare rapidamente l’ordine pubblico.

 


Il mutismo dell’inquilino dell’Eliseo, sommerso dall’onda gialla,
e la paura di aver perso il controllo del paese


  

Il mutismo del presidente della Repubblica, appena tornato dal G20 in Argentina, la dice lunga sulla situazione in cui si trova l’esecutivo. È la prima volta dall’inizio del quinquennio che si assiste a una vera e propria paralisi dell’azione di governo e si ha la sensazione che Macron abbia perso il controllo del paese, “sommerso”, come raccontato oggi visivamente dalla prima pagina di Libération, dall’onda gialla (foto sotto). Le tensioni tra l’Eliseo e Matignon sulla strategia da tenere sono sotto gli occhi di tutti, e non basteranno probabilmente le consultazioni politiche di oggi per calmare l’opposizione, che chiede un “referendum” (Laurent Wauquiez, leader dei Républicains, e Marine Le Pen, presidente del Rassemblement national), o addirittura la “dissoluzione dell’Assemblea nazionale” (Jean-Luc Mélenchon, guida della France Insoumise). Nel weekend, il ministro dell’Interno, Christophe Castaner, non ha escluso il ripristino dello “stato d’emergenza” nei prossimi giorni, per evitare altri sabati di guerriglia urbana come gli ultimi due.

  

 

  

Due giorni di dibattiti sui “gilet gialli” all’Assemblea nazionale
e al Senato, per provare ad uscire dalla crisi

 

Oggi (3 dicembre ndr), a fine giornata, quando tutti i leader dei principali partiti politici del paese saranno stati consultati sulla crisi sociale aperta dai “gilet gialli”, Philippe annuncerà nuove “misure”, nella speranza che la “grande concertazione” annunciata da Macron la scorsa settimana possa “svolgersi serenamente”. Domani, il primo ministro riceverà a Matignon un collettivo di “gilet gialli” che si dice disposto a dialogare con l’esecutivo, mentre mercoledì e giovedì la questione sarà al centro di un dibattito all’Assemblea nazionale e al Senato. Il governo, per ora, non ha precisato se al termine del dibattito ci sarà un voto.

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