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Editoriali

Festa della Liberazione dal Jobs Act: Landini ne approfitta per un referendum contro il governo

Redazione

Il segretario della Cgil sfrutta l'occorrenza per lanciare un'operazione politica. Una mobilitazione che prende le mosse da una rappresentazione del tutto falsa della realtà

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Il 25 aprile è di tutti? Sarebbe bello. Ma se non accade, non è solo per la coda di paglia di una parte della destra. E’ anche perché una parte della sinistra non ci sta a condividere la piazza con gli avversari per farne un simbolo di unità del paese. Per esempio, il segretario generale della Cgil ha approfittato dell’occorrenza per lanciare l’ennesimo referendum contro quel che resta del Jobs Act. “Vogliamo cancellare la precarietà e affermare la libertà nel lavoro”, dice Maurizio Landini. Il significato politico dell’operazione l’ha colto per primo Matteo Renzi, che accusa il sindacato di “utilizzare questa data per ragioni ideologiche e divisive”. A maggior ragione, come si può pensare che Giorgia Meloni e i suoi sfilino per le strade dove si vuole dare una spallata al governo, e contemporaneamente seppellire quelle riforme che ancora portano le impronte digitali del Pd riformista (una prece)?

Oltre tutto, la mobilitazione prende le mosse da una rappresentazione del tutto falsa della realtà. Nel mese di febbraio 2024 (l’ultimo per il quale i dati sono disponibili) l’occupazione ha raggiunto la cifra record di 23,7 milioni di addetti, circa 351 mila in più di un anno prima. Non solo: questo risultato riflette il saldo tra una crescita dei contratti a tempo indeterminato di 600 mila unità e una riduzione di oltre 200 mila contratti a tempo determinato, senza contare il calo degli inattivi. Insomma: pur con tutti i suoi problemi, era da tempo che il mercato del lavoro non stava così bene. Cavalcare una retorica incendiaria per ragioni politiche rischia di alimentare una percezione del tutto opposta rispetto a quello che sta realmente accadendo. E, se la mossa della Cgil dovesse avere successo, anziché contribuire a migliorare le cose finirebbe probabilmente per inceppare ciò che funziona. Che poi il palcoscenico su cui questa campagna viene battezzata sia quello del 25 aprile, fa capire che per alcuni ciò che conta non è la Liberazione dal fascismo, ma la liberazione dall’onestà intellettuale.

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