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Editoriali

Il monito cruciale dell'Oms sulla mancanza di personale sanitario

Redazione

Il summit appena concluso ha varato la Carta di Bucarest, che sollecita un'immediata azione politica. Una crisi aggravata dalla pandemia e che riguarda anche l'Italia

“La crisi del personale sanitario in Europa non è più solo una minaccia incombente – è qui e ora”. Questa la premessa da cui muove la Carta di Bucarest, adottata da 50 dei 53 paesi membri della regione europea dell’Oms in occasione del summit del 22 e 23 marzo. Una dichiarazione che sollecita un’immediata azione politica per affrontare una crisi senza precedenti del comparto che lamenta carenza di organici, stipendi troppo bassi e condizioni di lavoro ormai insostenibili in moltissime realtà.

 

Già nel settembre del 2022 un rapporto dell’Oms Europa aveva avvertito di una “bomba a orologeria” che minacciava i nostri sistemi sanitari. Con il rapido invecchiamento della popolazione e una forza lavoro sanitaria anch’essa in gran parte in età avanzata, la crescita delle malattie croniche e gli effetti della pandemia di Covid, l’Oms avverte: “Siamo vicini a un imminente collasso in aree chiave dei sistemi sanitari a meno che non vengano affrontati subito, con  azioni politiche rapide e concrete, questi problemi, a partire da quello del personale sanitario”. A peggiorare il tutto, la mobilità di operatori sanitari in cerca di migliori condizioni di lavoro che rende sempre più difficile per alcuni paesi attrarre e trattenere i giovani.

 

E in Italia ne sappiamo qualcosa dal momento che, sulla base dei dati Ocse, negli ultimi 20 anni se ne sono andati all’estero quasi in 180 mila tra medici e infermieri. In risposta a queste sfide, la Carta di Bucarest chiede un’azione politica precisa di sostegno agli operatori sanitari impegnando i paesi europei su undici punti. Questo porterà “sostanziosi benefici” non solo in termini di salute e benessere individuali e collettivi, ma anche per gli operatori sanitari e per i loro pazienti. E, soprattutto, in questo modo si potrà preparare al meglio i paesi europei a gestire le prossime emergenze senza più rischiare di farsi trovare impreparati come accaduto con la pandemia, oltre che rafforzare i sistemi sanitari per migliorare la qualità dei servizi essenziali quotidiani erogati ai cittadini.

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