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Editoriali

Con un giacimento in Svezia l'Ue potrà dire addio alla dipendenza da Pechino

Redazione

Le terre rare sono una risorsa chiave per la transizione energetica: obiettivo strategico per l'Europa. Come l'autonomia dal governo cinese

L’Unione europea avrà le sue terre rare: la società mineraria statale svedese Lkab ha annunciato di avere individuato a Kiruna, nel nord della Svezia, il più grande deposito di minerali di terre rare d’Europa. Ci vorranno almeno 10-15 anni prima che si possa effettivamente iniziare ad estrarle e a fornirle sul mercato, ma l’Ue scamperà così al ricatto della Cina. Attorno al 2010 sulle terre rare scattò un allarme, quando ci si rese conto che la Cina era arrivata al 97 per cento della produzione mondiale e iniziava a farlo pesare. Si iniziò allora a cercare alternative, e il peso di Pechino sulla fornitura è stato ridotto. Resta però del 60 per cento, quasi tutto proveniente dalla Mongolia Interna. E in Europa pesa ancora per il 68 per cento.

 

Le terre rare sono una risorsa chiave per la costruzione di batterie per veicoli elettrici e turbine eoliche, e dunque per la transizione energetica che l’Europa ha posto come obiettivo strategico fondamentale. Ma un altro obiettivo strategico dell’Ue è uscire dalla dipendenza dal governo di Pechino. Si tratta di oltre un milione di tonnellate di ossidi di terre rare. “Questo è il più grande deposito conosciuto di elementi di terre rare nella nostra parte di mondo e potrebbe diventare un importante elemento costitutivo per la produzione di materie prime fondamentali per consentire la transizione verde”, ha affermato Jan Moström, presidente dell’azienda e amministratore delegato.

 

È lo stesso tipo di emergenza a cui è legata anche la scelta dell’Europa di diventare autonoma nella produzione di chip. E a questa notizia è infatti logicamente collegata quella secondo cui il gigante taiwanese dei microprocessori Taiwan Semiconductor Manufacturing Company  starebbe valutando la possibilità di costruire un primo stabilimento in Europa, focalizzato sui sistemi hardware per l’auto, oltre a un secondo impianto in Giappone, dopo che il mese scorso aveva annunciato un aumento degli investimenti negli Stati Uniti. Sarà in Germania, proprio il paese in cui invece la Intel ha deciso di rinviare un simile investimento.

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