Numeri interessanti dall’ultimo consuntivo approfondito dell’Inps e dell’Ufficio parlamentare di bilancio sugli effetti finanziari di Quota 100. Per anticipare la pensione, rispetto alla legge allora in vigore, a 379.860 persone (in maggioranza autonomi e lavoratori del privato, mentre i dipendenti pubblici a uscire sono stati 119.320) e per garantire i diritti, ormai quasi del tutto acquisiti, dei possibili beneficiari fino al 2025, si arriverà alla spesa di 23 miliardi. Sembra, ed è, tantissimo, ma le previsioni erano ancora più pesanti, tanto che sono quasi 10 i miliardi non spesi rispetto al preventivo. Questo non perché il beneficio fosse stato pensato con opportuni accorgimenti, ma perché era sbagliato proprio nella concezione. Il provvedimento a marca fortemente salviniana è andato a rispondere a esigenze non primarie, non urgentissime, come pure venivano presentate nella drammatizzazione leghista in chiave elettoralistica. Ciò che manca nello studio di Inps e Upb è un’analisi sul turnover occupazionale, che era uno degli obiettivi dichiarati (e mancati) della legge.
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