Giuseppe Conte (LaPresse)

Editoriali

La fiducia talebana dei grillini

Redazione

No, Conte e Borrell non hanno detto cose simili sul nuovo regime afghano

La galassia grillina è alla ricerca di un leader decente del mondo libero che abbia pronunciato le stesse frasi, o qualcosa di simile, a quelle dette da Giuseppe Conte sul nuovo regime talebano. Il presidente dei 5 stelle ha detto: “Dobbiamo coltivare un serrato dialogo col nuovo regime, che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, su un atteggiamento abbastanza distensivo”. Poi ha aggiunto: “Non strumentalizzate le mie parole”. Non occorre strumentalizzare, le sue parole mostrano l’incapacità di capire la crisi afghana e, cosa ben peggiore, la sua disponibilità a credere al bluff, molto mal orchestrato, dei nuovi talebani cortesi, moderati, rispettosi delle donne, amanti della libertà di stampa. Questi talebani “distensivi” non esistono, ma per giustificare le parole di Conte c’è chi si affretta a dire che l’ex premier non è certo l’unico a pensarla così, anche Josep Borrell, l’Alto commissario per la politica estera e la sicurezza dell’Ue, dice le stesse cose.

 

Borrell, che pure non manca di gaffe diplomatiche, non ha mai detto nulla di neppure comparabile alle frasi di Conte. Borrell ha detto: “Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia al governo, i talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria”. Anche Angela Merkel, che ieri ha incontrato Putin a Mosca, ha detto che gli europei dovranno cercare di parlare con i talebani, per fare in modo che chi vuole lasciare il paese possa farlo. Né Borrell né Merkel hanno avuto la tentazione di dare una chance ai fanatici, il loro è un calcolo triste: al governo ci saranno loro, ci toccherà parlarci per non peggiorare le cose. Ciò che Merkel e Borrell hanno in mente è un dialogo diffidente e necessario. Non certo “serrato”. E soprattutto, e questa è la differenza più grande, entrambi sanno bene che i talebani rimangono talebani: fanatici. Ci dialogheranno, come è ovvio che sia, ma sapendo bene chi hanno di fronte: non c’è “atteggiamento distensivo” che tenga.

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