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Editoriali

Ordine alla polizia: ha ragione Gabrielli

Redazione

Gdf, penitenziaria e polizia di stato. È ora di portare tutto al Viminale 
 

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Franco Gabrielli, sottosegretario con delega alla Sicurezza, parlando al congresso del sindacato dei poliziotti ha riaperto un’antica questione tuttora irrisolta. Ha rivendicato che tutte le forze di polizia siano coordinate dal ministero dell’Interno al quale compete la difesa della sicurezza pubblica. Oggi la Polizia di stato dipende dal Viminale, la Guardia di Finanza dal ministero dell’Economia, quella penitenziaria dal Guardasigilli. Ha aggiunto che “non comprendere questo, lavorare perché le cose rimangano vaghe” significa “non dare alla politica la direzione della sicurezza”. In effetti, anche se la legge stabilisce che “l’amministrazione della pubblica sicurezza è attribuita al Viminale”, nei fatti l’Interno non esercita questa funzione per la disseminazione amministrativa dei diversi corpi di polizia. Paradossalmente solo le procure della Repubblica possono esercitare la direzione di tutte le forze di polizia presenti sul loro territorio come “polizia giudiziaria”, che non è un corpo specifico ma appunto l’insieme delle forze che di volta in volta vengono comandate dalle procure per specifiche operazioni o indagini.

 

Anche per questo “dare alla politica la direzione della sicurezza” non è affatto semplice ed è interessante che a sottolineare questa esigenza di piena assunzione della responsabilità da parte della politica sia un “tecnico”, che non parte da questioni di equilibrio e di separazione dei poteri, come si potrebbe fare osservando che c’è il rischio che i procuratori che devono perseguire i reati denunciati diventino invece “superpoliziotti”, ma da una lunga esperienza concreta. Gabrielli è stato direttore di servizi di sicurezza, il Sisde e l’Aisi, prefetto dell’Aquila e poi di Roma, capo del dipartimento della Protezione civile e capo della Polizia e quindi direttore generale della Pubblica sicurezza. È in questo ruolo che si è reso conto che non è possibile esercitarlo in modo efficace senza affrontare il tema della direzione politica unitaria dei corpi di polizia. Il tema riproposto da Gabrielli è reale: merita di essere affrontato davvero.

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