Il ministro per l'Innovazione tecnologia Vittorio Colao (Ansa)

Editoriali

Il cloud di stato? Buona idea

Redazione

Al tempo delle guerre tech i dati pubblici vanno tutelati. Occhio alla governance

Il governo ha inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza 0,9 miliardi per finanziare un cloud della Pubblica amministrazione. Un progetto strategico affidato a Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale e tra i massimi esperti mondiali. L’iniziativa è stata presa sul serio dai grandi gruppi del tech italiano, qui prevalentemente pubblici (Leonardo e Fincantieri), ma anche misti come Tim. A differenza della telenovela recente su rete unica a banda ultralarga che andava a coinvolgere il settore dei servizi telefonici aperto alla concorrenza, il cloud dei dati pubblici gestito dal governo con modalità, bandi di gara e garanzie da definire, ha un senso. Gli attacchi informatici manovrati spesso da potenze come Russia e Cina, ma anche da hacker privati, sono la forma moderna di guerra. Le intrusioni russe nella campagna elettorale americana nel 2016, le accuse della Casa Bianca alla Cina sull’origine del Covid, le periodiche campagne di fake news che imperversano sulla pandemia, sono solo alcuni esempi.

 

D’altra parte dopo il flop di Immuni, la campagna vaccinale italiana è ora gestita efficacemente da app nazionali (regionali e statali) ed europee, e con essa i dati sensibili sanitari della popolazione, ma anche i suoi orientamenti per esempio pro o no vax. Sarà sempre più così: basta anche guardare al successo dell’app Io dei servizi pubblici (dalle pratiche pubbliche al cashback di stato allo stesso green pass), finora scaricata da 11,4 milioni di smartphone rispetto ai 4,2 milioni di novembre 2020 e al milione di un anno fa. Senza contare il lavoro a distanza: non bastano una connessione internet e la piattaforma Zoom se si scambiano, per esempio, progetti industriali. Tuttavia un cloud interamente in mano allo stato e gestito dal governo può presentare anch’esso dei rischi. Colossi come Google e Amazon sono interessati al piano italiano, e accettano di collaborare con le imprese nazionali. È la formula giusta, purché la governance sia chiara.

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