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Editoriali

Il Mes conviene, ma meno

Redazione

Draghi e lo spread in calo depotenziano quella che era una mina politica

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L’arrivo di Mario Draghi, considerato prima falco dell’austerità di matrice tedesca e poi salvatore dell’euro contro i falchi tedeschi della Bundesbank, può paradossalmente risolvere il problema politico del Mes. Il Fondo salva stati e il ricorso alla linea di credito pandemica sono stati tra gli elementi più tossici e problematici nelle maggioranza che hanno sostenuto prima il Conte I e poi il Bisconte. Non c’era ovviamente alcuna ragione economica, se non per tic e convinzioni sovraniste, nell’opposizione a un finanziamento a tassi negativi praticamente incondizionati. Chiedendo lo scorso anno quei soldi  al Fondo salva stati, il governo avrebbe avuto immediatamente la liquidità per finanziare praticamente tutto (spese dirette e indirette sanitarie di cura e prevenzione contro il Covid è un insieme ampissimo),  risparmiando al contempo dai 500 ai 600 milioni all’anno (5-6 miliardi su un finanziamento decennale).

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L’arrivo di Mario Draghi, considerato prima falco dell’austerità di matrice tedesca e poi salvatore dell’euro contro i falchi tedeschi della Bundesbank, può paradossalmente risolvere il problema politico del Mes. Il Fondo salva stati e il ricorso alla linea di credito pandemica sono stati tra gli elementi più tossici e problematici nelle maggioranza che hanno sostenuto prima il Conte I e poi il Bisconte. Non c’era ovviamente alcuna ragione economica, se non per tic e convinzioni sovraniste, nell’opposizione a un finanziamento a tassi negativi praticamente incondizionati. Chiedendo lo scorso anno quei soldi  al Fondo salva stati, il governo avrebbe avuto immediatamente la liquidità per finanziare praticamente tutto (spese dirette e indirette sanitarie di cura e prevenzione contro il Covid è un insieme ampissimo),  risparmiando al contempo dai 500 ai 600 milioni all’anno (5-6 miliardi su un finanziamento decennale).

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Ma erano fortissime le ragioni politico-ideologiche, in particolare per volontà del M5s, che per una tara ideologica era – ed è tuttora – in netta opposizione al prestito agevolato incondizionato del Mes (mentre è favorevole a quello condizionatissimo del Recovery fund). Questo scenario, ora, è molto cambiato. Da un lato perché l’arco temporale che ci separa dall’arrivo dei primi fondi del Recovery si è ridotto, ma dall’altro perché l’arrivo di Mario Draghi ha già avuto un impatto sullo spread che si era già ridotto nei mesi passati, ma dopo il suo incarico è sceso per la prima volta dopo cinque anni sotto i 100 punti base. Ciò vuol dire che il Mes, pur essendo ancora conveniente, lo è sempre di meno. La crisi politica, che secondo qualche profeta di sventura avrebbe fatto impennare lo spread, l’ha invece fatto scendere. E, probabilmente, ha risolto anche un problema politico: con Draghi a Palazzo Chigi il ricorso al Mes ha perso convenienza economica e anche valenza simbolica.

 

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