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EDITORIALI

Perché è sbagliato ignorare un Ciao

Redazione

Il piano di Renzi è denso di contenuti: conviene a Conte e al paese discuterne

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Si può accusare Matteo Renzi di aver fatto del Recovery Plan il cavallo di Troia delle sue personali battaglie (e ambizioni) politiche. Forse è così: non ne conosciamo i reali obiettivi. Ma sarebbe limitativo fermarsi qui. Pretestuose o no, le osservazioni consegnate da Italia viva al ministro dell’Economia sono dense di contenuto. Il governo farebbe bene a leggerle con attenzione. A dispetto del titolo (ingenuo e infelice), “Ciao 2030” offre infatti all’esecutivo l’occasione di dare una risposta, sia politica sia di sostanza. Nel metodo, al di là delle giuste rivendicazioni sul passato (a partire dal Jobs Act), i punti fondamentali riguardano tanto lo stile del piano governativo (“un collage di testi diversi: per noi serve una penna sola per tutto il testo”), quanto le sue scelte allocative. Infatti, “il 70 per cento dei prestiti del Recovery and Resilience Facility (pari al 45 per cento delle risorse complessive) non è per nuovi progetti ma per finanziare a condizioni migliori spese già previste in bilancio”.

 

Non solo questo tradisce l’assenza di una visione (e svela l’incoerenza della posizione italiana sul Mes), ma solleva una domanda: per quale ragione le risorse europee dovrebbero finanziare misure già deliberate e in buona parte finanziate, tradendo così la mission stessa di Next Generation Eu? Da qui derivano proposte specifiche, sulla digitalizzazione, il 5G, la competitività delle imprese, la giustizia, l’ambiente. La discussione di queste proposte (e altre) dovrebbe occupare l’intero dibattito politico. Prendendo sul serio il progetto, Giuseppe Conte potrebbe conseguire un triplice risultato. Sul piano della sostanza, un piano migliore. Su quello politico, costringerebbe Renzi a stare sul pezzo e a rinunciare agli opportunismi. Su quello esterno, darebbe il segnale di avere compreso i richiami rivolti recentemente all’Italia dal commissario europeo Paolo Gentiloni. Insomma, Conte ha tutto l’interesse a ballare secondo la musica di Renzi, costringendo anche lui ad attenersi allo spartito: ne guadagnerebbero tutti in credibilità, e l’Italia in futuro.

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